
Un viaggio da un trilione di dollari. È così che Axios riassume la prima missione internazionale di Donald Trump dall’inizio del suo secondo mandato che, a partire da martedì, vedrà il 47esimo presidente degli Stati Uniti fare tappa in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. A differenza delle visite compiute dai predecessori del tycoon, i reali dei tre Paesi mediorientali sembrano rassegnati all’idea che in questa occasione vedranno scendere dall’Air Force One più un uomo d’affari che il leader della prima superpotenza mondiale. Il sito d’informazione Usa riporta infatti le indiscrezioni di diverse fonti secondo le quali il commander in chief si aspetta di tornare a casa con accordi e promesse di investimenti per un valore di 1.000 miliardi di dollari.
"La sua agenda regionale è fatta di affari, affari e affari", ha dichiarato un funzionario arabo riferendosi all’attuale inquilino della Casa Bianca. Non c’è spazio per la visione geopolitica del Medio Oriente propugnata dai predecessori di Trump e lontano appare il ricordo, evidenziato in queste ore dal New York Times, dell’impegno di Jimmy Carter per l'accordo di pace tra Egitto ed Israele, dei vani sforzi di Bill Clinton con l’allora leader palestinese Yasser Arafat, della lotta al terrorismo e dell’impegno per la democratizzazione nella regione di George W. Bush e del discorso al Cairo di Barack Obama su un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e il mondo musulmano.
Lo storico approccio alle questioni mediorientali dei leader Usa viene dunque spazzato via da quello tipicamente transazionale e da businessman, non a caso, dell’autore del libro "L'arte di fare affari". L'agenda geopolitica, riferisce Axios, è secondaria e, nonostante Trump abbia affermato di voler raggiungere un accordo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, il presidente americano e i suoi consiglieri sanno che al momento ciò è impossibile, principalmente a causa del conflitto nella Striscia di Gaza.
Esclusa la visita lampo a Roma per i funerali di Papa Francesco, The Donald non ha lasciato al caso la scelta dei Paesi dai quali inaugurare la sua prima vera missione all’estero dal suo ritorno a Washington. A cominciare dall’Arabia Saudita. Subito dopo l’insediamento del tycoon il 20 gennaio scorso, il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha promesso investimenti per 600 miliardi di dollari negli Usa nei prossimi quattro anni e gli accordi che verranno firmati da Riad dovrebbero comprendere almeno 100 miliardi di dollari in vendite militari, oltre a importanti intese nel settore energetico e minerario.
Anche il Qatar dovrebbe annunciare accordi e investimenti per 200-300 miliardi di dollari, tra i quali un’intesa con Boeing per l'acquisto di aerei commerciali e un accordo da 2 miliardi di dollari per l'acquisto di droni MQ-9 Reaper a cui si aggiunge il dono da parte dei reali qatarioti di un jet 747 che verrà impiegato come il nuovo Air Force One. A seguire, per quanto riguarda gli Emirati Arabi Uniti, sono stati già annunciati a marzo investimenti da 1,4 trilioni di dollari negli Stati Uniti nel prossimo decennio.
Il New York Times si sofferma sulle cifre anticipate da Trump - un trilione di dollari (più del valore di tutti gli asset del fondo sovrano dell’Arabia Saudita) – e dal principe Bin Salman - 600 miliardi di dollari – e, citando il parere degli economisti, le definisce non realistiche. D’altra parte, lo scorso ottobre lo stesso capo del fondo sovrano saudita Yasir al-Rumayyan, ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di ridurre la percentuale di asset del fondo investiti all’estero sottolineando che “ci stiamo maggiormente concentrando sull’economia interna”.
Tim Callen, ex capo della missione del Fondo monetario internazionale in Arabia Saudita, afferma che Trump e Bin Salman parlano la stessa lingua e “sono due persone a cui piace far girare cifre molto alte".
Considerazioni che fanno tornare in mente le immagini della calorosa accoglienza - dalla danza di spade al volto del tycoon proiettato sulla facciata del hotel Ritz-Carlton di Riad - riservata dal principe ereditario saudita al presidente Usa nel 2017. E chissà cos'altro si inventerà questa volta il giovane Bin Salman.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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