Caccia ai franchi tiratori tra i Cdu, la sinistra Spd ed esclusi dall’esecutivo

Disagio diffuso in maggioranza: subito la resa dei conti in Aula

Caccia ai franchi tiratori tra i Cdu, la sinistra Spd ed esclusi dall’esecutivo
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Si è aperta la stagione della caccia in Germania. La preda sono i franchi tiratori tra popolari e socialdemocratici che ieri al Bundestag hanno impedito al presidente della Cdu, Friedrich Merz, di venire eletto cancelliere al primo scrutinio. Un risultato senza precedenti, dimostrazione della fragilità di un esecutivo che si regge su appena dodici parlamentari in più della maggioranza e dove chi guida i partiti di governo non controlla i propri gruppi.

Merz ce l'ha fatta al secondo turno, in cui sono comunque mancati tre voti rispetto ai 328 deputati di Cdu, Csu e Spd. Ora, la domanda è chi e perché abbia tradito. Popolari e socialdemocratici si professano innocenti, mentre serpeggiano accuse reciproche di defezione. La crisi della Germania, dove monta la polarizzazione, investe anche i partiti già di massa nei rapporti al loro interno.

La coalizione tutt'altro che grande tra Cdu-Csu e Spd è un matrimonio di necessità, non d'amore: «Nessuna euforia», ha dovuto ammettere Merz. Un sentimento che diversi deputati dei tre partiti devono provare nei confronti del cancelliere, a osservare l'esito del voto al Bundestag in cui frizioni nella maggioranza si sono saldate a tensioni interne a Cdu, Csu, Spd. È questo il campo in cui si sono mossi i franchi tiratori, incuranti di ledere stabilità e credibilità della Germania. Più della responsabilità invocata da Merz hanno potuto rancori e giochi di poltrone a cui è stato sacrificato l'interesse nazionale di un governo che si vuole forte.

Secondo il cristiano-democratico Mathias Middelberg, quanti non ha votato per Merz avrebbero voluto inviargli «un promemoria» delle loro posizioni critiche senza rendersi conto delle conseguenze. Per la sottosegretaria agli Esteri Serap Güler della Cdu, i dissidenti sono sia nei popolari sia nei socialdemocratici, ma più in un gruppo che in un altro, motivati da questioni di nomine nell'esecutivo. Nella Cdu come nella Spd, in molti hanno contestato le scelte di ministri e sottosegretari effettuate da Merz come carenti di competenze o perché sono stati esclusi. Rancore e delusione agitano tanti, dietro un compassato contegno teutonico.

Sentimenti condivisi dalle associazioni della Cdu di diversi Länder che, come Bassa Sassonia e Nordreno-Vestfalia, non sono rappresentate nel governo. Nella sinistra dei popolari è, inoltre, criticata la virata a destra impressa al partito dal suo presidente. Una svolta non digerita da tanti nella Spd, soprattutto per quanto concerne la stretta contro l'immigrazione illegale. Nei socialdemocratici è poi in corso una purga della sinistra, ordinata dal ministro delle Finanze e vicencancelliere Lars Klingbeil, copresidente del partito in cui milita nella corrente di destra. Dai compagni più rossi viene invece Saskia Esken, l'altra copresidente della Spd, che non ha ottenuto alcun incarico di governo e rischia l'irrilevanza.

Al Bundestag, Esken avrebbe potuto mobilitare i suoi contro Merz per esplodere un colpo di avvertimento contro il cancelliere e Klingbeil. Se non si sa chi abbia sparato, è evidente chi è stato ferito: la stabilità e credibilità della Germania.

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