Politica estera

Canali militari, dossier Taiwan e fentanyl: com'è andato il vertice Biden-Xi

L'incontro tra presidente Usa e cinese è durato oltre quattro ore. Sul tavolo diversi dossier. Come previsto poche le intese, solo su contatti tra gli eserciti, lotta agli oppioidi e clima. Ecco come è andata

Canali militari, dossier Taiwan e fentanyl: com'è andato il vertice Biden-Xi

Ascolta ora: "Canali militari, dossier Taiwan e fentanyl: com'è è andato il vertice Biden-Xi"

Canali militari, dossier Taiwan e fentanyl: com'è è andato il vertice Biden-Xi

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

Un accordo utile per riattivare il dialogo e poco altro. L'incontro tra Joe Biden e Xi Jinping nella cornice dell'elegante tenuta Filoli Estate, già set della soap Dynasty, è andato come previsto. Un vertice preparato nei minimi dettagli, minuzioso, che ha rimesso al centro il dialogo tra Cina e Stati Uniti. L'obiettivo, dicevano da subito le delegazioni, era quello che i Washington e Pechino si tornassero a parlare. Cosa che è avvenuta. "Per due grandi paesi come la Cina e gli Stati Uniti voltarsi le spalle a vicenda non è un'opzione. Non è realistico che una parte rimodelli l'altra", ha detto Xi all'apertura dei lavori.

Disteso anche l'approccio di Biden che ha sottolineato la necessità di "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto". Il punto è che sui temi più importanti distanze sono rimaste. Primo fra tutti il ruolo stesso di Xi. Sollecitato da una domanda durante la conferenza stampa il prsidente americano ha confemato la sua opione su Xi: "È un dittatore", ha detto, "nel senso che governa un Paese comunista, basato su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra". Eppure qualcosa si è mosso, segno che l'inerzia che ha accompagnato il 2023 è stata in qualche modo vinta dal lavoro delle delegazioni negli ultimi mesi.

La nuova linea rossa tra Biden e Xi e il canale tra militari

"Abbiamo fatti alcuni importanti progressi", ha detto Joe Biden durante una conferenza stampa dopo l'incontro con Xi Jinping. "I colloqui sono stati molto costruttivi e produttivi", ha aggiunto. In particolare tra i punti di svolta c'è quello di riaprire un canale di comunicazione tra gli uffici di presidenza dei due Paesi. "Lui e io", ha detto Biden, "abbaimo concordato che ognuno di noi può prendere in mano un telefono e fare una telefonata, così ci possiamo sentire immediatamente". Su questo fronte confermata anche la riapertura di un canale tra gli alti livelli militari. Da oltre un anno il Pentagono e le controparti cinesi non hanno un filo diretto per evitare incomprensioni e incidenti. La Repubblica popolare aveva deciso di interrompere il canale come ritorsione per la visita a Taiwan della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi nell'estate del 2022. Ora sembra che i contatti riprenderanno. La conferma arriva anche da fonti della diplomazia cinese. I due presidenti, fanno sapere, hanno "concordato di riprendere, sulla base dell'uguaglianza e del rispetto, la comunicazione ad alto livello tra militari e il dialogo Cina-Usa sul coordinamento della politica di difesa e le relative riunioni Cina-Usa".

Nuova apertura cinese nella lotta al fentnayl

Secondo terreno comune quello sulla lotta al fentanyl, il potente oppioide sintetico che da anni invade le strade americane. Sempre Biden ha confermato durante il punto stampa che si andrà verso una maggiore collaborazione. Xi, ha riportato la tv di stato cinese Cctv ha confermato che verrà creato un team di cooperazione anti-droga per contrastare la diffusione di fentanyl. Il tema non è secondario. Da anni gli Usa combattono contro una crisi alimentata dall'oppioide prodotto in larga parte dai cartelli messicani con precursori chimici made in China. Secondo quanto anticipato dall'agenzia Bloomberg alla vigilia l'intesa prevede che Pechino si impegni nei controlli sulle esportazioni dei componenti, mente gli Usa rimuovano alcune sanzioni contro l’istituto di polizia forense cinese.

Nulla di fatto sul dossier Taiwan

Niente da fare sul dossier Taiwan. Taipei rimane il punto di frizione massima tra Cina e Stati Uniti e durante i colloqui questo è emerso con chiarezza. Le posizioni sono rimaste lontane anni luce. Biden ha detto in conferenza stampa di aver ripetuto che Washington riconosce ancora la politica di una sola Cina, ma ha anche spiegato a Xi che gli Usa si aspettano che Pechino non interferisca con le elezioni che si terranno sull'isola a gennaio. Allo stesso tempo ha rimarcato che per l'America è importante lavorare per mantenere la pace e la stabilità nello stretto. Il tema è sempre quello dello status quo per Taiwan. Biden ha ripetuto a Xi che per l’America questa è la linea rossa. Una nota della Casa Bianca ha aggiunto che "i leader si sono scambiati i loro punti di vista sulle sfide regionali e globali. Il presidente Biden ha messo in evidenza il sostegno americano per un'area dell'Indo-Pacifico libera e aperta, sicura e resiliente. Il presidente ha evidenziato l'impegno americano a difendere gli alleati nell'area".

Molto diverso il punto di vista di Xi sul dossier. A Pechino e soprattutto al suo presidente lo status quo va sempre più stretto nel corso dei colloqui Xi ha spiegato molto chiaramente che la Cina "realizzerà la riunificazione con Taiwan e questo è un processo inarrestabile". La questione, ha aggiunto Xi, "rimane quella più importante e delicata nel rapporto Cina-Usa". "Gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno di non sostenere l'indipendenza di Taiwan, smettere di armare Taiwan e sostenere la riunificazione pacifica della Cina", ha aggiunto il leader cinese. Ma al di là delle dichiarazione emerge un quadro sempre più complesso. Un dirigente Usa presente ai lavori ha spiegato che Xi ha ribadito che Pechino preferisce una riunificazione pacifica con quella che considera una provincia ribelle, ma non esclude che in futuro possa essere usata la forza per riprenderla.

Il nodo delle sanzioni

Altro fronte di scontro i dossier la question economica e delle sazioni. Durante il meeting il presidente cinese ha ribadito che le azioni degli Stati Uniti contro la Cina "in materia di controllo delle esportazioni, verifica degli investimenti e sanzioni unilaterali danneggiano gravemente gli interessi legittimi della Cina". Il noto è la continua contrapposizione tra i due sistemi, in particolare il de-risking che l'America ha adottato prima sotto l'amministrazione Trump e poi sempre più convintamente dopo la pandemia. Per Pechino la mossa equivale a colpire il diritto alla crescita economica. "È importante che gli Usa prendano sul serio le preoccupazioni della Cina", ha continuato Xi, "e adottino passi tangibili per revocare le sanzioni unilaterali in modo da fornire un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi". Lo sviluppo della Cina, ha ammonito, "non sarà fermato da forze esterne".

Per Xi il punto è fondamentale. Nel corso dell'anno l'economia cinese ha mostrato segni di stanchezza e debolezza. Il de-risking occidentale nei fatti vuol dire imprese in fuga in altri paesi, come Vietnam, Messico o India, e quindi capitali e investimenti in calo. "La Cina", ha detto ancora il presidente, "sta promuovendo il grande ringiovanimento della nazione su tutti i fronti attraverso la modernizzazione. Non seguirà la vecchia strada della colonizzazione e del saccheggio, né la strada sbagliata di ricercare l'egemonia con la forza. Non esporta la sua ideologia, né si impegna in un confronto ideologico con alcun altro Paese. La Cina non ha un piano per superare o spodestare gli Stati Uniti, ma allo stesso modo, gli Stati Uniti non dovrebbero tramare per sopprimere e contenere la Cina".

Gli altri temi sul tavolo

Segnali anche sul fronte della lotta al cambiamento climatico. Biden ha chiesto alla Cina di fare di più sul clima e sulle emissioni. La Casa Bianca ha spiegato che sul tavolo si è sottolineato come sia importante "lavorare insieme per accelerare gli sforzi per affrontare la crisi climatica" e che i due leader hanno concordato di continuare i lavori tramite gli inviati per il clima. Anche su altri temi gli sviluppi sono stati minimi. È il caso dell'intelligenza artificiale nota il New York Times. I due Paesi non avrebbero formalizzato alcun tavolo di lavoro sul tema dell'uso dell'Ai nei sistemi di controllo degli arsenali nucleari. E sempre sul tema Biden ha espresso preoccupazioni per la rapida crescita degli arsenali cinesi, ma su questo Xi si è limitato a dire che non sono necessari colloqui improntati sul controllo, insistendo che Pechino è ben lontana dall'avere le stesse scorte di Usa e Russia.

Molti altri temi sono rimasti sullo sfondo, è il caso ad esempio del conflitto tra Israele e Hamas. Funzionari dell'amministrazione hanno raccontato a Bloomberg che Biden ha sollecitato Xi a parlare con l'Iran per evitare l'escalation, ma al di là di questo non è emerso molto altro.

Discussione limitata anche sul dossier nordcoreano, con Xi che ha chiesto all'America di ascoltare le preoccupazioni di Pyongyang sulla sicurezza.

Commenti