La canzone che uccide

Oggi Bella ciao è evidentemente diventata suo malgrado l'inno degli odiatori, dei terroristi, degli assassini. E su questo chi aveva il compito di custodirne valore e ricordo dovrebbe fare mea culpa

La canzone che uccide
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Tyler Robinson «Bella ciao» l'ha presa alla lettera: «Una mattina mi son svegliato e ho sparato all'invasor». Solo che Charlie Kirk non era per nulla un invasore, era americano come lui, giovane poco meno di lui. Certo, la pensava diversamente da lui su quasi tutto, a parte che sull'utilità delle armi, anche se con un fondamentale distinguo: Charlie sosteneva il diritto a possederle per difendersi, il secondo a usarle per primo contro bersagli inermi. Già, perché quel «Bella ciao» trovato inciso su uno dei bossoli sparati da Tyler arrestato ieri e reo confesso dell'omicidio di Charlie - dice molto su quanto pericolosa e addirittura omicida possa essere la retorica partigiana e la conseguente perenne caccia al (fantasma) fascista.

Quella di Robinson è una «Bella ciao» in versione assassina peraltro già cantata anche in Italia dai non pochi terroristi rossi che negli anni '70 e primi '80 si sono divertiti, su quella colonna sonora partigiana, a fare il tiro al bersaglio contro giornalisti, magistrati, sindacalisti e politici sgraditi. Cosa ci sia di eroico o rivoluzionario a sparare con un fucile di precisione a un ragazzo che non la pensa come te resta un mistero che innanzitutto tradisce lo spirito partigiano originale, che scelse la lotta armata come mezzo per una Italia futura libera, riappacificata e migliore.

Niente, oggi Bella ciao è evidentemente diventata suo malgrado l'inno degli odiatori, dei terroristi, degli assassini e su questo chi aveva il compito di custodirne valore e ricordo dovrebbe fare mea culpa. Aver schierato proprio su quelle note l'Associazione nazionale partigiani, non a difesa della libertà e della democrazia, ma a prescindere (e con una violenza verbale inaudita, oltre che ingiustificata) contro qualsiasi cosa volasse nell'aria che non venisse dalla loro storia, pensando di essere ancora sulle montagne del 1943, è stata cosa che non poteva che dare frutti avvelenati.

Tyler Robinson quel frutto l'ha colto e mangiato senza farsi troppe domande, quella

canzone con una cantilena piacevole all'orecchio venuta dall'altra parte dell'oceano gli è sembrata la soluzione alle sue paranoie e ha «sparato all'invasor» del suo mondo. E ciao ciao al mito dei partigiani della libertà.

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