
Se sarà solo la matematica a decidere il prossimo presidente della Romania, allora al conservatore George Simion basterà sommare i propri voti (40,96%) a quelli dell'ex premier Victor Ponta (13,05%) per sconfiggere al ballottaggio il centrista Nicusor Dan, fermo al 20%. Il vicepresidente di Ecr, però, è consapevole che dopo il «primo tempo» della partita elettorale che lo ha visto vincere a valanga nelle urne di domenica scorsa, ce ne sarà un altro il 18 maggio. Ma in attesa di due settimane di campagna elettorale che verosimilmente saranno condotte a colpi di delegittimazione per chi ha doppiato l'avversario, ieri a Bucarest è stato il giorno della consapevolezza e delle analisi.
Nemmeno Simion si aspettava un successo così largo, dal momento che tutti i sondaggi lo accreditavano al 30%, mentre ha sfiorato il 41, sulla scia dei voti ottenuti nel novembre scorso, quando il candidato indipendente Calin Georgescu dopo un risultato clamoroso e per via di presunte interferenze esterne era stato messo da parte per volontà della Corte Costituzionale. Il nuovo processo elettorale però ha confermato quella tendenza, con i cittadini romeni che hanno detto basta al vecchio sistema di centrosinistra, accusato di corruzione e malaffare. Rispetto a Georgescu, però, Simion è andato molto oltre dal momento che è riuscito a coagulare non solo l'insofferenza dei rumeni contro l'attuale governo, ma ha ampliato ulteriormente la sua base elettorale di destra convincendo anche i giovani e i cittadini residenti all'estero e in caso di vittoria al ballottaggio ha promesso di nominare Georgescu primo ministro.
Se Simion dovesse vincere al ballottaggio il futuro programmatico della Romania, come già annunciato dallo stesso 38enne, sarà ispirato al conservatorismo di Giorgia Meloni. Non a caso domenica notte nel comitato di Simion ha fatto capolino anche l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr, che non è voluto mancare ad una tornata elettorale «storica», così come su X l'ha definita il leader di Aur: «Il popolo rumeno si è espresso. È ora di farsi sentire! È stata più di una scelta: è stato un atto di coraggio, fiducia e unità. È la vittoria di chi crede veramente nella Romania: un Paese libero, rispettato e sovrano!», ha scritto Simion a urne chiuse.
Qualcuno inizia però a tirare in ballo la guerra in Ucraina, dal momento che in Romania è in costruzione quella che dovrebbe diventare la più grande base Nato d'Europa, tema su cui Simion si è pubblicamente espresso confermando l'impegno a costruire una Romania «che partecipi da pari a pari, come Stato sovrano, all'interno di un'Unione europea riformata». Il primo effetto del fiume di voti per Simion è stato il passo indietro del premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, convinto del fatto che al momento la coalizione che guida «non ha più legittimità dopo la sconfitta del candidato governativo Crin Antonescu».
A preoccupare il centrosinistra non c'è solo la débâcle elettorale, bensì anche un'inchiesta che due mesi fa ha portato all'arresto di 11 persone, tra cui ex parlamentari come Laura Vicol, che ha presieduto la commissione affari giuridici della Camera dei deputati nella precedente legislatura, e suo marito, Vladimir Ciorb, azionista di riferimento del gruppo Nordis, accusati di frodi immobiliari sotto la copertura di diverse società commerciali. Secondo i media locali lo stesso Ciolacu ha viaggiato diverse volte su un jet privato, alcuni dei quali sarebbero stati pagati da una compagnia del gruppo Nordis.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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