Ucraina, si parla di trattative: cosa può succedere

Confermata la conferenza internazionale del prossimo 13 dicembre a Parigi, mentre sia Biden che Putin non chiudono del tutto la porta al dialogo

Ucraina, si parla di trattative: cosa può succedere

Il prossimo 13 dicembre a Parigi si terrà un incontro sull'Ucraina a cui parteciperanno diversi attori internazionali, compresi gli Stati Uniti. La notizia è stata confermata ieri durante l'incontro tra il presidente Usa, Joe Biden, e il presidente francese Emmanuel Macron. Non si tratta, come affermato in un primo momento, di una conferenza di pace.

Verosimilmente nell'incontro, a cui dovrebbe essere invitato come ospite d'onore il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, si parlerà del sostegno a Kiev da parte soprattutto delle potenze occidentali. Tuttavia, un incontro dedicato all'Ucraina potrebbe rilanciare un tavolo diplomatico arenato da oramai troppo tempo.

La posizione di Joe Biden su Putin

A suscitare scalpore, nell'incontro di giovedì alla Casa Bianca tra Macron e Biden, sono state le aperture a un colloquio con Vladimir Putin da parte di entrambi i presidenti. In particolare, il capo dello Stato francese ha dichiarato di voler tornare a sentire il suo omologo russo nei prossimi giorni. Dal Cremlino hanno subito fatto sapere che al momento non ci sono in programma telefonate con l'Eliseo, ma non è stata smentita la possibilità di diretti colloqui tra Putin e Macron. Del resto i due, sia alla vigilia della guerra che ad operazioni belliche già in corso, si sono sentiti più volte.

Joe Biden dal canto suo si è detto disponibile un giorno a riaprire i canali diplomatici con il presidente russo. Una dichiarazione senza dubbio di un certo peso. Il capo della Casa Bianca ha cioè ribadito che l'attuale silenzio tra i due massimi rappresentanti politici dei due rispettivi Paesi potrebbe non essere eterno.

Il presidente Usa lo aveva già detto alla vigilia del G20 di Bali, dichiarandosi disposto a parlare con Putin qualora il capo del Cremlino avesse direttamente partecipato ai lavori del summit. Anche se soltanto per questioni inerenti ai rapporti tra Usa e Russia e non invece alla guerra in Ucraina.

Ieri, nel confermare una sua possibile apertura al dialogo, Biden ha però posto delle importanti condizioni. “Io sono pronto a parlare con Putin – ha dichiarato il presidente statunitense – se c'è un interesse da parte sua a cercare un modo di mettere fine alla guerra. E non lo ha fatto, se quello sarà il caso, di comune accordo con gli amici della Nato sarò felice di mettermi a sedere con Putin e vedere cosa ha in mente. Ma non l'ha ancora fatto”.

Un dialogo è possibile quindi, ma ancora secondo l'inquilino della Casa Bianca i tempi non sono maturi. Ad ogni modo, gli Usa saranno presenti a Parigi il prossimo 13 dicembre e prima di quella data probabilmente Emmanuel Macron proverà a sentire telefonicamente il presidente russo per verificare reali margini di trattativa.

Le dichiarazioni del Cremlino

Anche da Mosca sono state registrate aperture. Poche ore fa il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha espresso la posizione della presidenza russa dopo le parole rilasciate da Joe Biden. “Il presidente della Federazione Russa è sempre stato, è e rimane aperto ai negoziati per garantire i nostri interessi”, ha dichiarato Peskov.

Il quale però ha aggiunto alcune considerazioni di segno opposto. “Le dichiarazioni di Biden – ha infatti aggiunto il portavoce – sono interpretabili nel senso che la ripresa del dialogo tra gli Stati Uniti e la Russia è possibile solo se la Russia lascerà il territorio ucraino, ma questo non succederà”. Anche secondo il Cremlino dunque, al fianco di una disponibilità al dialogo, c'è la convinzione che al momento i tempi non sono maturi. E questo perché le condizioni attese da entrambe le parti per aprire i tavoli negoziali appaiono molto lontane dall'essere soddisfatte nella realtà.

Intanto sempre da Mosca ieri il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha designato un nome per possibili future trattative. Quello dell'ex segretario di Stato Usa, John Kerry. "Ci siamo incontrati più di 50 volte - ha dichiarato - e adesso vedo in John una persona sinceramente interessata ai risultati e che aiuterebbe a risolvere i problemi insieme".

Le trattative tra le forze di intelligence nei giorni scorsi

Fin qui le posizioni da parte dei massimi dirigenti politici dei Paesi in questione. C'è però anche un ramo non politico da tenere in considerazione. Russi e statunitensi dialogano da mesi tramite le rispettive intelligence. Lo ha reso noto il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, mentre nello scorso mese di novembre fonti di Washington hanno parlato di un incontro tra i massimi vertici della sicurezza russi e statunitensi ad Ankara.

Un filo di dialogo

c'è, soprattutto al fine di scongiurare l'uso nel conflitto delle armi nucleari. Quanto tutto questo, in vista del 13 dicembre, si tradurrà in una concreta attivazione del tavolo negoziale è ancora molto presto per dirlo.

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