"Agitano le acque", è alta tensione Usa-Russia: dove si possono scontrare

Se ne parla poco ma sulla Siria sfrecciano i jet russi spesso impegnati in attività pericolose e sospette nei pressi delle basi Usa. Escalation dietro l'angolo per le due superpotenze?

"Agitano le acque", è alta tensione Usa-Russia: dove si possono scontrare
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Alta tensione nei cieli del Medio Oriente. Mentre infuria la guerra tra Israele ed Hamas nella Striscia di Gaza, gli altri proxies dell’Iran in Libano, Siria, Iraq e Yemen sono impegnati in un conflitto strisciante scandito dal lancio di missili e di droni contro il più grande alleato dello Stato ebraico nella regione, gli Stati Uniti. È però in Siria che si registrerebbe in particolare una delle situazioni più critiche. Infatti, nel Paese dilaniato da anni di guerra civile scorrazzano non solo gli uomini appartenenti alle Guardie della rivoluzione iraniana, noti come i pasdaran, ma anche i russi che dopo aver impedito il crollo di Bashar al Assad, sfrecciano a bordo dei loro caccia sorvolando le basi dove stazionano i soldati Usa.

A confermare pochi giorni fa l’entità della minaccia è stato Daniel de La Fe, portavoce dell’Air Force il quale ha dichiarato che “la Russia continua a violare lo spazio aereo protetto sopra le posizioni americane e della coalizione in Siria” non notificando a Washington il passaggio dei loro velivoli. Il militare ha aggiunto inoltre che le manovre spericolate compiute dagli aerei di Mosca “potrebbero essere interpretate erroneamente come un atto di aggressione e condurre quindi ad un’escalation”.

Sono circa 900 i soldati statunitensi dislocati in Siria che oltre ai 2500 presenti in Iraq assistono le autorità locali per impedire alle forze residue dello Stato Islamico di riorganizzarsi e tornare ad imporre il terrore nell'area. A seguito della strage di Hamas del 7 ottobre le truppe americane sono finite sotto il fuoco dei miliziani filoiraniani che supportano le azioni del movimento islamista di Gaza e cercano di mettere in difficoltà la superpotenza in Medio Oriente. Secondo i dati diffusi dal Syrian Observatory for Human Rights sarebbero almeno 67 gli attacchi compiuti dai miliziani da ottobre contro le basi Usa in Siria, oltre un centinaio se si includono quelle in Iraq. La situazione si è poi infiammata dopo il recente bombardamento israeliano di Sayyida Zeinab alle porte di Damasco in cui è rimasto ucciso il generale di brigata delle Guardie della rivoluzione Seyyed Razi Mousavi.

Teheran ha promesso di vendicare la morte del generale dei pasdaran e nelle ultime ore in risposta al lancio di razzi dalla Siria contro Israele Tel Aviv ha risposto colpendo infrastrutture militari dell’esercito di Assad. La presenza russa si inserisce quindi in un contesto di alta instabilità. Oltre al rischio derivante dal pericoloso traffico nei cieli siriani con la possibilità di un incidente in volo tra due potenze nucleari, Joseph Votel, ex generale in pensione che ha guidato il Central Command dal 2016 al 2019, ipotizza che sorvolando le basi statunitensi la Russia starebbe effettuando operazioni di raccolta di intelligence condivise con gli avversari di Washington. Votel evidenzia comunque che rispetto alla scorsa estate e dopo il 7 ottobre ci sono state meno violazioni dello spazio aereo da parte dei jet di Mosca. A luglio le forze militari americane avevano reso noto che un velivolo da combattimento russo aveva danneggiato un drone MQ-9 Reaper mentre i militari nemici avevano denunciato che un drone Usa si era avvicinato a due loro caccia Su-35 e Su-34.

Gli analisti sembrano concordi nel descrivere la Siria come una una polveriera pronta ad esplodere."(I russi) stanno agitando le acque.

A causa dell’elevata tensione, c’è un maggior rischio di compiere errori di calcolo” afferma Jonathan Lord, un esperto del Center for a New American Security. Un pericolo in più per il Medio Oriente di cui sono in pochi ad averne consapevolezza.

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