
Un tribunale d'appello statunitense ha stabilito che, almeno per il momento, i dazi imposti dal presidente Donald Trump potranno restare in vigore. Lo riportano diverse testate americane, mentre negli stessi giorni un’altra corte federale ha emesso una sentenza in direzione opposta, aprendo un nuovo fronte legale sulle politiche commerciali dell'ex amministrazione.
Cosa sta accadendo
Il giudice federale Rudolph Contreras, con sede a Washington e nominato durante la presidenza Obama, ha infatti bocciato buona parte delle tariffe doganali introdotte da Trump. Nella sua decisione, ha sottolineato che l’ex presidente ha abusato della propria autorità dichiarando emergenze nazionali su questioni come il disavanzo commerciale e l'importazione di fentanyl, per giustificare l’imposizione unilaterale di dazi. Secondo il tribunale, l’uso dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 non può essere interpretato come un mandato illimitato.
Ma Pennsylvania Avenue tira dritto. "La Casa Bianca troverà il modo di proseguire con la sua politica dei dazi, anche se sarà sconfitta in tribunale": lo ha detto il consigliere commerciale Peter Navarro, parlando con i giornalisti. L'amministrazione "risponderà con forza" alla sentenza della US International Trade Court e intende "combattere la questione a tutti i livelli". L'Amministrazione, ha proseguito, cercherà di imporre dazi con altri mezzi se alla fine perderà le battaglie legali sulla sua politica commerciale. L'Amministrazione, ha detto ancora Navarro, è ancora in trattative con altri Paesi per proseguire i negoziati commerciali.
La pronuncia della Corte per il Commercio Internazionale
La sentenza arriva poche ore dopo una pronuncia simile da parte della Corte per il Commercio Internazionale degli Stati Uniti, che ha bloccato una serie di annunci tariffari. L’Amministrazione, attualmente in carica, ha immediatamente impugnato entrambe le decisioni, chiedendo una sospensione amministrativa dei verdetti e annunciando l’intenzione di rivolgersi con urgenza alla Corte Suprema.
"La Corte ha oltrepassato i propri limiti cercando di sottrarre potere decisionale al presidente Trump", ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt, definendo la sentenza della Corte del Commercio Internazionale "chiaramente errata". Il Dipartimento di Giustizia ha confermato l’intenzione di ricorrere e di chiedere un congelamento degli effetti delle sentenze, mentre il caso promette di diventare un nuovo terreno di scontro fra poteri federali e Casa Bianca su uno dei temi più controversi dell’era Trump: la guerra commerciale.
IEEPA vs Trade Expansion Act
“Trump ha cercato di aggirare il Congresso dichiarando un’emergenza nazionale su temi come il deficit commerciale e il traffico di fentanyl” ha osservato Jeffrey Schwab, legale del Liberty Justice Center, che rappresenta alcune delle piccole imprese che hanno intentato la causa. “Ma il Congresso detiene il potere di imporre tasse e dazi, non l’Esecutivo”. Secondo i giudici, l’amministrazione non è riuscita a dimostrare come le tariffe affrontino in modo efficace i problemi dichiarati come "emergenze", considerando che gli Stati Uniti hanno accumulato disavanzi commerciali per quasi mezzo secolo, anche in tempi di prosperità. Tuttavia, osservano che lo scenario è tutt’altro che definito: molti dei dazi imposti da Trump, compresi quelli sull’acciaio, l’alluminio e le auto, restano validi, poiché invocano una diversa base legale — la Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962.
Gli economisti prevedono che l’eliminazione dei dazi IEEPA potrebbe sostenere la crescita degli Stati Uniti nel secondo semestre del 2025, e che l’inflazione potrebbe attenuarsi.
Intanto, almeno sette cause legali continuano a sfidare l’uso dell’IEEPA per scopi tariffari. Con l’inevitabile approdo della questione alla Corte Suprema, si profila un confronto costituzionale cruciale sul potere del presidente in materia economica e commerciale.