La stanza di Feltri

La democrazia è fatta di volontà popolare

Non do ragione a nessuno, semplicemente scelgo la razionalità, la quale mi conduce ad affermare che non è né opportuno né onesto sostenere che le elezioni in Russia non siano state democratiche

La democrazia è fatta di volontà popolare

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Le democrazia è fatta di volontà popolafe

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Caro Direttore,
da quanto scrive nella sua «Stanza» di martedì 19, mi pare di poter evincere che lei dà ragione a Salvini per quanto riguarda le elezioni in Russia. Ho capito bene o, se non è così, mi può illuminare meglio?
Grazie per l'attenzione.
Gianni Locatelli
Roma

Caro Gianni,
odio essere brutale ma me ne frego sia di Putin che di Salvini. Non do ragione a nessuno, semplicemente scelgo la razionalità, la quale mi conduce ad affermare che non è né opportuno né onesto sostenere che le elezioni in Russia non siano state democratiche, che il voto sia viziato, che i russi non vogliano Putin, che sia stato tutto fasullo. Si dà il caso che il popolo russo, quantunque noi riteniamo che ce l'abbia a morte con il capo di Stato appena confermato, abbia ancora una volta scelto Vladimir Putin quale presidente a larghissima maggioranza e questa volontà, se siamo democratici come ci dichiariamo, deve essere rispettata, sebbene possa non piacerci o addirittura disturbarci. Non riconoscere il trionfo di Putin, che ha ottenuto quasi il 90 per cento delle preferenze ed è stato osannato in piazza, è un tentativo di delegittimazione non soltanto di Putin ma anche del popolo russo. Si tratta altresì di una ingerenza grave negli affari interni di uno Stato. Insomma, ci siamo collettivamente spinti al punto di proclamare invalide le elezioni in una Nazione straniera. Putin è colpevole dell'aggressione nei confronti dell'Ucraina, atto che abbiamo ampiamente condannato, ma questo non fa di lui un usurpatore da rimuovere, non se i russi lo votano e lo vogliono, è il loro presidente, non il nostro. Con questo atteggiamento i leader di tutto il mondo non stanno facendo altro che inasprire l'ostilità tra quelli che sono ormai due blocchi contrapposti, isolando ulteriormente la Russia e Putin. A ciò si aggiungano le minacce di Macron di inviare truppe della Nato in Ucraina allo scopo di combattere contro la Russia, decisione che condurrebbe inevitabilmente ad un allargamento vistoso del conflitto che a quel punto potrebbe assumere proporzioni globali.

Penso che Salvini abbia dimostrato lucidità in questa situazione e che abbia affermato il vero, nulla di eclatante, falso o sconveniente. Egli ha detto: «I russi hanno votato, prendiamone atto. Hanno votato e quindi, quando un popolo vota, ha sempre ragione, ovunque voti. Le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince che quando le perde». Cosa possiamo contestare di queste frasi? Cosa diavolo ci scandalizza al punto da inveire contro il ministro dei Trasporti? Possiamo reputare il leader della Lega reo di rispettare l'esito delle votazioni in Russia, dove i cittadini si sono recati alle urne e hanno confermato Putin?

Siamo purtroppo influenzati da quella propaganda, che non è quella russa di cui tanto si parla, che ci narra di una Russia dove la gente non ne può più di Putin e vorrebbe mandarlo a casa o farlo fuori. Ma evidentemente questo racconto fa acqua da tutte le parti e descrive una realtà molto marginale. Le tv di mezzo mondo ci hanno mostrato le immagini dei seggi all'estero dove i russi che vivono al di fuori del loro Paese protestavano contro Putin e attraverso questi video si intendeva alimentare il convincimento che il popolo russo sia contro Putin ma che non si senta libero di dissentire. Ma quelli che abbiamo veduto davanti alle ambasciate non erano che quattro gatti, un campione misero rispetto a quell'88 per cento di elettori che ha votato a favore di Putin e che vede in Putin un leader, un riferimento, una guida, un 88 per cento di cittadini che, qualora avesse desiderato dissentire, avrebbe potuto non andare alle urne, invece ci è stato e ha votato in un certo modo senza avere la pistola puntata alla tempia.

Democrazia è rispetto della volontà popolare pure quando il popolo che la esprime non è il nostro e pure quando ciò che esso esprime non ci garba.

Ed insisto: se intendiamo davvero costruire la pace, avviare dei negoziati che siano produttivi, giungere ad una tregua, ad un armistizio, risorgere ed uscire fuori da questo conflitto che in modo indiretto ma non per questo meno invadente coinvolge anche noi, allora non possiamo permetterci di non riconoscere Putin e l'esito delle elezioni in Russia, che deve essere rispettato. È Putin il nostro referente, che ci piaccia o meno. Ed è ora di avviare un dialogo, che diviene tuttavia impossibile allorché ci ostiniamo a mantenere un comportamento non diplomatico e sconsiderato.

Ricordiamoci che sono in gioco gli equilibri mondiali nonché il benessere e la vita di miliardi di persone.

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