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La flotta di traghetti e l'esercito anfibio: ecco i piani di Xi per invadere Taiwan

Le relazioni diplomatiche tra Taiwan e Cina sembre più difficili. E Pechino prepara una possente flotta di navi civili per rafforzare le proprie capacità da sbarco anfibio

La flotta di traghetti e l'esercito anfibio: ecco i piani di Xi per invadere Taiwan

A dispetto della propria notevole potenza militare, la Repubblica Popolare Cinese andrebbe incontro a notevoli difficoltà in caso di un’invasione diretta dell’isola di Taiwan, in virtù dell’intersezione di tre elementi: la natura dell’operazione militare, la morfologia del territorio taiwanese e le capacità dell’esercito di Taipei. Uno sbarco anfibio condotto sotto un possente attacco d’artiglieria rappresenta una delle più complesse tipologie di operazione militare, richiedendo una perfetta coordinazione tra la potenza aerea, terrestre, marittima e cyber della Repubblica Popolare Cinese. Il territorio taiwanese rappresenta contestualmente uno dei più impervi al mondo.

L’attraversamento dello Stretto di Taiwan da parte delle forze navali cinesi richiederebbe infatti settimane, durante le quali le forze di Taipei potrebbero infliggere pesanti perdite all’esercito di Pechino, ponendo contestualmente in essere i preparativi necessari per la difesa dell’isola. La costa taiwanese presenta pochissimi punti di approdo, i quali sono circondati da oltre un miglio di acque poco profonde, il cui basso fondale renderebbe ancor più difficoltose le operazioni di sbarco. Ciò obbligherebbe le navi cinesi a gettare l’ancora a grande distanza dalla costa, eseguendo una ulteriore difficile traversata in mare che renderebbe le unità da sbarco vulnerabili alle forze taiwanesi.

In ultima analisi, anche in caso di successo dello sbarco, l’entroterra dell’isola presenta un terreno fortemente montuoso, estremamente funzionale ad una guerra di guerriglia. Al contempo, Taiwan risulta essere uno dei paesi più densamente abitati al mondo. Un’eventuale invasione cinese determinerebbe l’insorgere di devastanti battaglie urbane, le quali si sono già rivelate profondamente difficoltose durante l’invasione russa dell’Ucraina.

Taiwan ha altresì adattato progressivamente le proprie forze armate al nuovo scenario operativo, adottando una strategia maggiormente incentrata sulla condotta di una guerra asimmetrica, volta a sfruttare le peculiarità del territorio del paese. Allo stesso tempo Taipei negli ultimi anni ha accumulato un consistente quantitativo di armamenti funzionale a contrastare la probabile modalità di invasione cinesi. Taiwan ha infatti investito fortemente nell’acquisizione di un vasto numero di missili antinave e avviato programmi nazionali per lo sviluppo di corvette e sottomarini atti a colpire le navi da sbarco cinesi.

La seconda flotta

Allo stato attuale le forze di terra della Repubblica Popolare Cinese dispongono di tre corpi combinati comprendenti brigate aventi capacità anfibie. A dispetto delle limitazioni imposte dal sistema della coscrizione, l’addestramento delle forze da sbarco cinesi comprende molte delle operazioni necessarie per porre in essere uno sbarco a Taiwan. Al contempo la marina militare cinese sta incrementando notevolmente le capacità del proprio comparto anfibio mediante la produzione di nuove navi da sbarco e la costruzione in house di hovercraft di classe Zubr. Tuttavia, le capacità da sbarco anfibio delle forze armate di Pechino rimangono largamente inadeguate alla messa in essere di un’operazione così complessa e pare difficile che tale stato di cose possa cambiare nel breve periodo. Tuttavia, la Repubblica Popolare Cinese dispone di un rilevante asso nella manica, l’elevata integrazione tra le proprie forze armate e il tessuto di aziende statali del paese.

La cosiddetta civil military fusion rappresenta un importante strumento nelle mani delle forze militari cinesi, le quali possono facilmente mobilitare risorse dalla società civile. Negli ultimi anni diverse imprese cinesi hanno investito nella modifica delle proprie imbarcazioni di tipo roll on-roll of, adattandole per l’impiego bellico. La conglomerata statale COSCO ha modificato alcuni dei propri traghetti mediante l’aggiunta di ulteriori corridoi per la fuga del personale, strutture di rinforzo dello scafo e rampe più resistenti per consentire l’eventuale sbarco di mezzi pesanti.

Tali pratiche sono state adottate anche dalla Bohai Ferry Group, la quale ha installato su alcune delle proprie navi rampe per elicotteri, spazi medici, migliori sistemi antincendio e ha migliorato le rampe di scarico. Tali aziende presentano anche un elevato grado di integrazione con le forze militari cinesi e alcuni dei loro asset hanno partecipato ad esercitazioni miliari assieme all’esercito. In virtù della progressiva integrazione delle imbarcazioni civili nel proprio arsenale, le capacità da sbarco anfibio di Pechino sono notevolmente incrementate negli ultimi anni, come sottolineato dal report annuale del Congresso americano.

La provincia ribelle

Negli ultimi anni le relazioni tra la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica di Cina sono andate incontro ad un progressivo peggioramento. Le ragioni dietro tale processo risiedono in primo luogo nell’adozione da parte di Pechino di una retorica marcatamente revanscista a seguito dell’ascesa di Xi Jinping. In secondo luogo, negli ultimi anni Taipei ha visto crescere al proprio interno una forte identità autonoma taiwanese. In conseguenza di ciò, il Kuomintang, storico partito di governo dell’isola e sostenitore della politica di una sola Cina ai sensi del Consenso del 1992 è andato incontro ad un costante declino elettorale, il quale ha favorito il Partito Progressista Democratico avente un forte supporto elettorale tra la componente “nazionalista” taiwanese. A dispetto dello scarso sostegno tra la popolazione dell’isola per un’eventuale indipendenza, l’affermazione di una distinta identità taiwanese rappresenta ormai un aspetto strutturale della politica di Taipei.

Tale processo rappresenta una grave minaccia per la Repubblica Popolare Cinese, in quanto suscettibile di ridurre notevolmente le possibilità di una riunificazione pacifica delle "due cine", o in alternativa di determinare nel lungo termine l’affermazione dell’idea di una distinta nazione taiwanese, determinando una possibile dichiarazione d’indipendenza. In virtù di ciò, a dispetto della reiterazione da parte di XI del proprio sostegno ad una riunificazione pacifica, l’opzione militare diviene una possibilità via via sempre più probabile, come indicato dalle recenti esercitazioni militari.

Il 2049 segnerà il centenario della nascita della Repubblica Popolare Cinese, sebbene una guerra nello Stretto di Taiwan non rappresenti un evento inevitabile, è largamente probabile che Pechino cercherà in ogni modo di riacquistare il controllo dell’isola prima di tale data. Solo una corretta politica deterrenza sarà in grado di distogliere la Cina da tale intento.

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