Francia, Lecornu presenta il governo: ministri tecnici ed esponenti della società civile

Incontro con Macron all’Eliseo per tentare di chiudere la crisi di governo: ecco la squadra

Francia, Lecornu presenta il governo: ministri tecnici ed esponenti della società civile
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In un contesto di crescente instabilità istituzionale, Sébastien Lecornu si era recato questa sera dal presidente Emmanuel Macron nel tentativo di accelerare la formazione del nuovo esecutivo, anche in vista della partenza del presidente per per l'Egitto, dove domani tiene a "testimoniare il sostegno della Francia" all'accordo di pace fra Israele e Hamas.

Non cambiano i ministri dell'Economia, Roland Lescure, e degli Esteri, Jean-Noël Barrot. Il prefetto di Parigi, Laurent Nuñez, è nominato ministro degli Interni al posto di Bruno Retailleau, capo dei Républicains che hanno deciso di non entrare a far parte del Lecornu 2. L'ex ministra del Lavoro Catherine Vautrin passa alla Difesa, conferma per Gérald Darmanin alla Giustizia e per Rachida Dati alla Cultura, novità al Lavoro che sarà guidato dall'ex presidente delle Ferrovie Jean-Pierre Farandou. Lecornu ha scritto questa sera su X un post per affermare che "è stato nominato questa sera un governo di scopo, per dare una manovra finanziaria alla Francia entro fine anno".

Secondo fonti governative, l’obiettivo sarebbe quello di arrivare a un accordo di coalizione prima della discussione sul bilancio, prevista nelle prossime settimane. Molto dipenderà dalla capacità del primo ministro di trovare un compromesso sulla riforma delle pensioni e sul bilancio, mantenendo al contempo l’equilibrio tra le richieste della gauche e le resistenze del centrodestra. Secondo le fonti dell'Eliseo, il premier si recherebbe poi martedì pomeriggio in Parlamento per il discorso di politica generale, dal quale diversi partiti, fra i quali il Partito socialista e gli Ecologisti, fanno dipendere la loro decisione sulla fiducia al governo.

Lecornu, durante una prima visita alla periferia sud di Parigi, L’Haÿ-les-Roses, ha insistito sul fatto che “non c’erano molti candidati” per succedergli a Matignon e ha ribadito l’intenzione di costituire un esecutivo “libero, non prigioniero dei partiti politici”. Quando gli è stato chiesto della possibilità di sospendere la contestata riforma delle pensioni per evitare che il Partito Socialista presentasse una mozione di censura, Lecornu ha risposto che “tutti i dibattiti sono possibili, purché siano realistici”. Quanto al ruolo dei Républicains e alla proposta del loro presidente Bruno Retailleau, ha dichiarato di “rispettare” la scelta di non partecipare al futuro governo. Il rapporto con Les Républicains resta il nodo centrale. Retailleau ha ribadito che il suo partito non entrerà in un governo disposto a sospendere la riforma delle pensioni, considerata una misura di principio. Sono 6 i ministri dei Républicains che hanno accettato di far parte del Lecornu 2 e, secondo quanto si apprende stasera, il partito ha deciso di escluderli dai propri ranghi.

Sul fronte della sinistra, il segretario del Partito Socialista Olivier Faure ha confermato che non esiste alcun accordo con l’Eliseo, pur dichiarandosi disponibile al dialogo. Ha precisato di non voler censurare un primo ministro che rinunci alla riforma pensionistica e governi senza ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione, lo strumento che consente di far passare una legge senza voto parlamentare. La France Insoumise e altre formazioni della gauche hanno invece annunciato l’intenzione di presentare una mozione di censura contro Lecornu se non arriveranno segnali di discontinuità entro l’apertura della sessione parlamentare.

Il cuore dello scontro resta il bilancio 2026, che dovrà essere presentato in Parlamento in tempi stretti. Lecornu ha già rinunciato alla proposta di sopprimere due giorni festivi, misura molto contestata e considerata una delle cause della crisi del governo precedente. Per compensare la perdita di entrate, ha avviato consultazioni con le parti sociali, chiedendo contributi su temi come la vita al lavoro, la protezione sociale e la competitività.

La gestione riservata e prudente del premier, tuttavia, ha suscitato malumori anche tra i suoi alleati. Alcuni membri della maggioranza temono che la lentezza nella formazione del governo e l’incertezza politica possano aggravare la crisi di fiducia nei confronti dell’esecutivo.

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