"Hotel Hamas": così i terroristi rilasciati finiscono nei resort di lusso al Cairo

Decine di prigionieri rilasciati da Tel Aviv fotografati in mezzo a ignari turisti. Intanto Hamas scommette sulla sua sopravvivenza e Israele sostiene milizie anti-islamisti

"Hotel Hamas": così i terroristi rilasciati finiscono nei resort di lusso al Cairo

Decine di terroristi di Hamas rilasciati la scorsa settimana da Tel Aviv in cambio della liberazione degli ostaggi israeliani sono stati fotografati dai giornalisti del Daily Mail in un albergo cinque stelle del Cairo. Gli scatti pubblicati dal quotidiano britannico mostrano gli ex detenuti legati al movimento sunnita mentre fanno colazione o si aggirano all'interno del Renaissance Cairo Mirage City Hotel mescolandosi così alla folla di ignari turisti che hanno scelto la lussuosa sistemazione appartenente alla catena Marriott.

"Hotel Hamas"

Il Daily Mail, che ha rivelato la notizia in esclusiva facendo ricorso a reporter sotto copertura, evidenzia che tra i jihadisti fotografati ci sono un membro dell'Isis e un alto comandante delle forze speciali di Hamas. Stando a quanto appreso dal tabloid alcuni degli ex prigionieri potrebbero presto trasferirsi in altre mete turistiche popolari tra i turisti britannici, e non solo, come Turchia, Tunisia e Qatar e richiederanno visti e permessi di soggiorno per potersi reintegrare nelle rispettive società, sebbene sotto monitoraggio dei servizi di sicurezza locali.

Commentando le rivelazioni del Daily Mail, un ex ufficiale dell'intelligence israeliana ha dichiarato che "non ci sono restrizioni ai movimenti in questi Paesi" e potranno persino viaggiare in Europa. "La prima cosa che questi terroristi faranno una volta arrivati in Turchia o in Qatar ", prosegue la stessa fonte nota come Guy C, "sarà contattare i loro affiliati a Gaza e in Cisgiordania per inviare denaro e ristabilire le loro reti. Si riorganizzeranno rapidamente e formeranno nuove cellule terroristiche". Per il professor Anthony Glees dell'Università di Buckingham i detenuti liberati dalle carceri israeliane potrebbero creare un esercito terrorista in esilio che non esita a definire "Hezbollah 2.0".

Tra gli ex prigionieri ospiti dell'hotel del Cairo figurano Izz a-Din al-Hamamrah, reclutatore di attentatori suicidi, e Samir Abu Nima, rimasto in prigione per circa 40 anni per gli attacchi bomba all'autobus di Gerusalemme del 1983 in cui morirono sei persone, tra cui un bambino di 11 anni. In tutto sono 154 i terroristi considerati troppo pericolosi per rimanere a Gaza o in Cisgiordania e che sono adesso nell'hotel della capitale egiziana. Il Daily Mail riferisce inoltre che l'albergo, il quale si definisce "perfetto per i momenti importanti in famiglia" continua ad accettare regolarmente prenotazioni da parte di aspiranti vacanzieri.

Non è chiaro chi abbia pagato il soggiorno dei terroristi di Hamas nell'albergo cinque stelle del Cairo le cui camere partono da 200 sterline a notte e che dispone anche di una spa, di una piscina all'aperto e di un parrucchiere. Alcuni sostengono che solo la Turchia o il Qatar avrebbero i mezzi e la motivazione per sobbarcarsi tale sforzo economico.

"Hamas non si arrende"

Mentre i pericolosi membri di Hamas si godono la libertà in Egitto, il Wall Street Journal riporta che i miliziani rimasti nella Striscia di Gaza manovrano per ritagliarsi un posto nel governo dell'exclave palestinese, nonostante ciò sia escluso dal piano di pace in 20 punti presentato dall'amministrazione Trump. Comandanti del gruppo sunnita avrebbero infatti dichiarato negli scorsi giorni ai mediatori arabi che Hamas non verrà sradicata e che si aspettano di avere un ruolo nel governo della Striscia.

Il piano di pace avanzato dal presidente americano mira ad ottenere il disarmo del gruppo islamista. I fedayn sarebbero però restii a consegnare le armi temendo che Israele possa riprendere i combattimenti e per questo motivo Hamas starebbe premendo sui mediatori arabi per ottenere un cessate il fuoco di 10 anni per consentire i colloqui sul futuro di Gaza.

Cresce dunque il timore per la tenuta dell'attuale cessate il fuoco dopo che peraltro domenica scorsa militanti di Hamas hanno condotto attacchi contro i soldati israeliani. Due le vittime registrate tra le forze di Tsahal nella città di Rafah e immediata la reazione da parte dell'Idf. Funzionari del movimento islamista hanno sminuito l'accaduto sostenendo di aver perso i contatti con alcuni loro combattenti nell'area di Rafah. Anche il capo di Hamas, Khalil Al-Hayya, ha gettato acqua sul fuoco affermando che il movimento è "determinato affinché questo accordo duri". Hayya ha poi aggiunto che esso "durerà perché lo vogliamo".

La strategia israeliana

Consapevole della difficoltà di ottenere il disarmo completo di Hamas, Israele starebbe sostenendo quattro gruppi armati che intendono combattere gli islamisti. Ne dà conto Sky News secondo cui le milizie anti-Hamas si considerano parte di un progetto comune per rimuovere dal potere l'organizzazione filoiraniana. I gruppi in questione operano in aree della Striscia ancora sotto il controllo israeliano. Il capo di una delle milizie, Hossam al Astal, ha dichiarato ai giornalisti dell'emittente britannica che il loro obiettivo è creare "una 'Nuova Gaza'.

Niente guerra, pace con tutti, niente Hamas, niente terrorismo". Astal ha affermato inoltre ai giornalisti che "presto otterremo il pieno controllo della Striscia di Gaza e ci riuniremo sotto un unico ombrello".

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