Khamenei irraggiungibile nel bunker. E i vertici iraniani sono divisi sulla risposta all'attacco Usa

La Guida Suprema sempre più irraggiungibile mentre emergono indiscrezioni di liti ai vertici del regime per la risposta di Teheran agli attacchi Usa

Khamenei irraggiungibile nel bunker. E i vertici iraniani sono divisi sulla risposta all'attacco Usa
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Torna a farsi vivo l'ayatollah Ali Khamenei dopo l'attacco dei bombardieri Usa ai siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan. Nascosto da giorni con la sua famiglia in un bunker la cui posizione potrebbe essere nota ad Israele e Stati Uniti, la Guida Suprema ha appena pubblicato un messaggio su X, ripreso da Al Jazeera, accompagnato dall’immagine di un teschio con la Stella di David sullo sfondo di edifici in fiamme. Nel post di propaganda si legge che la "punizione continuerà" contro Israele e che "il nemico sionista ha commesso un grave errore, un grave crimine; deve essere punito e lo stiamo facendo, lo stiamo facendo ora". Assenti riferimenti espliciti ai blitz dei B-2 statunitensi.

Il minaccioso messaggio rompe il lungo silenzio che ha avvolto la figura dell’ayatollah negli ultimi giorni ma non dissipa del tutto i dubbi sul suo futuro al comando del regime. Alla vigilia dell’avvio dell’operazione Martello di Mezzanotte, il New York Times ha reso noto che Khamenei teme che il suo destino possa ormai essere segnato e avrebbe pertanto selezionato una serie di personalità per ricoprire incarichi militari, qualora fosse necessario, e nominato tre funzionari del clero per la sua successione. Una scelta, quest’ultima, che dovrà poi essere affidata all’Assemblea degli Esperti dell’Iran.

Il quotidiano Usa ha inoltre rivelato che la Guida Suprema avrebbe interrotto le comunicazioni elettroniche e sarebbe in contatto con i suoi comandanti solo tramite un “collaboratore di fiducia”. Un elemento che potrebbe spiegare la lentezza nelle reazioni di Khamenei ma che nelle scorse ore avrebbe impedito ad importanti elementi del regime di comunicare con la massima carica del Paese. Come riportato da Axios, un incontro tra Usa e Iran mediato dalla Turchia sarebbe infatti saltato proprio per l’impossibilità di raggiungere l’ayatollah riscontrata dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian e dal ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Circostanza riscontrata, a detta di fonti citate da un quotidiano iraniano, anche dall’ex presidente Hassan Rouhani, dall’ex presidente del parlamento Ali Larijani e dall’ex capo della magistratura Sadegh Larijani

Troppo elevato sarebbe insomma per Khamenei il rischio di essere rintracciato dagli uomini del Mossad che avrebbero stabilito una presenza nella Repubblica Islamica. I tanti blitz di Tel Aviv che hanno decapitato le leadership dei proxy di Teheran dopo il 7 ottobre 2023 e i vertici militari e gli scienziati nucleari negli ultimi 10 giorni devono averlo convinto che lo Stato ebraico abbia raggiunto un livello di infiltrazione all’interno dei palazzi del potere tale da compromettere la sua sicurezza. Non è un caso che, stando ad un resoconto pubblicato dal Daily Telegraph, Khamanei sarebbe protetto da un’unità d'élite top secret sconosciuta persino ai massimi livelli dei pasdaran. Tel Aviv avrebbe intanto già predisposto diversi scenari per la neutralizzazione della Guida Suprema.

Ad alimentare i timori dell'erede di Khomeini, il presidente americano Donald Trump ha evocato in un post sul social Truth l’ipotesi del regime change, contraddicendo quanto dichiarato meno di 24 ore prima. La Guida Suprema si trova adesso ad un bivio cruciale per la sopravvivenza del regime teocratico. I sostenitori dell’ayatollah richiedono una risposta forte ai raid Usa. Molteplici le soluzioni a cui potrebbe fare ricorso Teheran, dal blocco dello Stretto di Hormuz, ad attacchi contro le basi americane in Medio Oriente o di cellule dormienti negli Stati Uniti.

Tutte opzioni che dovrebbero ricevere il via libera da Khamenei, isolato e nascosto, mentre attorno a lui, sostiene l’esperto iraniano Saeid Golkar al Corriere della Sera, “la leadership sta litigando sulla scelta di come rispondere agli Usa”.

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