"L'Iran vicino alla bomba". E Teheran avverte Israele: "Dito sul grilletto"

La risposta di Teheran dopo le indiscrezioni della Cnn sui preparativi per un possibile attacco israeliano contro gli impianti nucleari iraniani

Proseguono le trattative sul programma nucleare iraniano (Fonte: X/New York Post)
Proseguono le trattative sul programma nucleare iraniano (Fonte: X/New York Post)

"L’Iran è vicino alla bomba”. A dirlo è Rafael Grossi, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il quale in un’intervista al Corriere della Sera ha affermato che, dal punto di vista del materiale necessario alla produzione dell’ordigno, Teheran è “molto avanti, lo hanno già. In questi anni ne hanno stoccato a sufficienza”. Per avere però un’arma atomica, precisa Grossi, “ci sono altre tecnologie da considerare: non impossibili per gli iraniani. Loro stessi hanno dichiarato: 'abbiamo tutti i componenti del puzzle'".

Il capo dell’Aiea ha spiegato che un accordo sul programma nucleare della Repubblica Islamica “è necessario e si sta cercando di portarlo a casa. Lo vuole anche Trump. Dobbiamo sostenere la via diplomatica, non possiamo pensare a una soluzione militare: sarebbe un disastro. Le minacce degli iraniani non sono vuote". A proposito dello scetticismo espresso di recente dall'ayatollah Ali Khamenei sui negoziati in corso tra Usa e Iran, Grossi ha asserito che “tutte le dichiarazioni dei leader sono importanti, ma fanno anche parte del gioco. Quello che bisogna guardare è la continuità del dialogo. Quando diranno 'non vogliamo più parlare, sarà grave".

Le parole del direttore dell’Aiea arrivano a poche ore di distanza dalla conclusione del quinto round di negoziati tra Steve Witkoff, l’inviato speciale del presidente americano, e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi. Al termine dell’incontro, svoltosi nell’ambasciata dell’Oman a Roma, il capo della diplomazia di Teheran ha dichiarato che i colloqui sono "molto complessi" e che sono necessari ulteriori incontri. Araqchi ha affermato che il ministro degli Esteri dell'Oman Badr Albusaidi ha presentato delle idee che saranno trasmesse alle capitali dei due Paesi “senza creare alcun impegno per nessuna delle due parti” aggiungendo di essere “fiducioso che nel prossimo round o nei prossimi due, soprattutto grazie alla migliore comprensione delle posizioni della Repubblica Islamica, potremo raggiungere soluzioni che consentano ai colloqui di progredire”.

Sullo sfondo dei negoziati tra Washington e Teheran si starebbe muovendo anche il governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, preoccupato per i negoziati in corso tra il suo più importante alleato e il suo nemico storico. Secondo il Times of Israel, prima del vertice a Roma, Witkoff avrebbe incontrato il ministro per gli Affari strategici israeliano Ron Dermer e il capo del Mossad David Barnea.

Come ha più volte ammesso il presidente Trump, per le autorità di Tel Aviv solo la soluzione militare può fermare la corsa all'atomica iraniana. Una considerazione confermata dalle indiscrezioni riportate negli scorsi giorni dalla Cnn. Stando infatti a quanto dichiarato all’emittente da diversi funzionari Usa, Washington ha ottenuto nuove informazioni di intelligence che suggeriscono che Israele si sta preparando a colpire gli impianti nucleari iraniani nonostante gli sforzi diplomatici intrapresi dalla Casa Bianca. Un attacco del genere, sottolineano le fonti anonime citate dalla Cnn, rappresenterebbe una rottura con l’amministrazione statunitense e rischierebbe di innescare un conflitto regionale più ampio in Medio Oriente.

I funzionari non sono in grado di stabilire se le autorità dello Stato ebraico abbiano preso una decisione definitiva e avvertono che, in realtà, all’interno del governo americano esiste un profondo disaccordo sulla probabilità che Tel Aviv agisca. Secondo tali fonti “se e come Israele attaccherà dipenderà probabilmente da cosa penserà dei negoziati statunitensi con Teheran sul suo programma nucleare”. Un’altra fonte vicina all’intelligence Usa sostiene comunque che "la probabilità di un attacco israeliano contro un impianto nucleare iraniano è aumentata significativamente negli ultimi mesi. E la prospettiva di un accordo tra Stati Uniti e Iran negoziato da Trump che non rimuova tutto l'uranio iraniano rende più probabile la possibilità di un attacco".

L'intercettazione delle comunicazioni e l'osservazione da parte degli 007 Usa delle manovre militari israeliane - in particolare il movimento di munizioni aeree e il completamento di esercitazioni aeree - lascerebbe pensare ad "attacco imminente". Gli stessi segnali potrebbero però rappresentare uno strumento di pressione per convincere Teheran ad abbandonare la difesa ad oltranza del suo programma nucleare.

Pronta la risposta del regime degli ayatollah. Il ministro degli Esteri della Repubblica Islamica ha detto che il suo Paese prenderà “misure speciali” per difendere le strutture nucleari se Israele continuerà a minacciarle. Ancora più esplicito il messaggio lanciato dalla Guardia rivoluzionaria iraniana. I pasdaran hanno infatti affermato in un comunicato che "il nostro dito è sul grilletto. Siamo pronti a dare una risposta ferma a qualsiasi azione ostile, in un modo che andrà oltre ogni aspettativa. La nostra risposta a qualsiasi attacco modificherà l'equilibrio strategico delle forze in campo.

Le nostre forze sono al massimo livello di allerta. Stiamo rafforzando quotidianamente le nostre capacità per affrontare il nemico". E adesso il sentiero per una risoluzione pacifica del dossier nucleare di Teheran sembra dunque farsi sempre più stretto.

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