 
Tira dritto Benjamin Netanyahu di fronte alle accuse che montano da più parti sulla brutale gestione del conflitto nella Striscia di Gaza. Mentre Tel Aviv conferma l'inizio di una massiccia operazione militare nell'exclave palestinese, il premier israeliano in un'intervista a Channel 13, un canale spesso critico nei suoi confronti, spiega i motivi per i quali a suo dire la guerra si sia prolungata così a lungo.
Una parte dell'intervento di Bibi è già andata in onda domenica mentre l'intervista integrale verrà trasmessa questa sera facendo parte di un servizio dedicato dall'emittente dello Stato ebraico alla guerra dei 12 giorni con l'Iran. La giornalista di Channel 12 parte proprio dai raid con i quali l'Idf ha colpito a giugno il programma nucleare iraniano confrontando la relativa brevità delle ostilità con Teheran con le operazioni nella Striscia scattate all'indomani della strage di Hamas del 7 ottobre 2023 e ancora in corso.
La reporter ha chiesto a Netanyahu se le sue decisioni sulla guerra siano guidate da motivazioni personali o politiche, un'accusa rivolta di frequente al premier israeliano, a processo per casi di presunta corruzione e a capo di una fragile coalizione sostenuta da partiti dell'estrema destra. "Questa domanda e la sua premessa sono maliziose e anche false", la risposta del primo ministro che ha paragonato il conflitto nella Striscia ai combattimenti nella città irachena di Falluja affermando che le operazioni dell'esercito israeliano vengono gestite in modo più efficiente.
"Per nove mesi il mondo intero ha affrontato 3mila terroristi in un luogo molto meno complesso di Gaza", ha detto Bibi aggiungendo che si sta combattendo "più velocemente di tutti quegli eserciti messi insieme e in condizioni molto più difficili". Times of Israel nel suo resoconto dell'intervista sottolinea che non è chiaro se Netanyahu si riferisca alle due battaglie di Falluja intraprese dall'esercito americano a Falluja nel 2004 o quelle ingaggiate nel 2016 dall'esercito iracheno assieme alle forze Usa e di altri Paesi per riconquistare la città controllata all'epoca dall'Isis.
Netanyahu individua altre motivazioni alla base del protrarsi del conflitto. "Questa è una guerra, prima di tutto, con ostaggi. Quando ci sono ostaggi bisogna stare attenti". Poi il premier dello Stato ebraico chiama in causa il predecessore di Donald Trump. "In terzo luogo c'era un'amministrazione americana che, dopo alcune settimane di sostegno incondizionato, ha iniziato non solo ad avere riserve ma anche a bloccarsi". Un riferimento a Joe Biden che ha più volte criticato l'approccio di Tel Aviv alla lotta contro Hamas e che in campagna elettorale ha registrato la forte opposizione di una parte del partito democratico a causa del supporto fornito dalla Casa Bianca alle autorità d'Israele.
Nel corso dell'intervista Netanyahu ha inquadrato il conflitto nella Striscia di Gaza come un tassello di una lotta più ampia contro l'Iran e i suoi alleati nella regione.
"Nel momento in cui è iniziata questa guerra, il secondo giorno ho detto cha avremmo cambiato il volto del Medio Oriente", ha detto il primo ministro israeliano rimarcando che le componenti dell'"intero asse iraniano" sono state "eliminate, una per una". Netanyahu ha poi dichiarato di ritenere che si è entrati "nella fase decisiva. Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza".