"Non scapperà a Mosca": così Khamenei cerca di sfuggire ai raid di Israele

La Guida Suprema è protetta da una guardia d’élite segreta. Sulle sue tracce Tel Aviv, che studia anche un blitz come quello di Osama Bin Laden

"Non scapperà a Mosca": così Khamenei cerca di sfuggire ai raid di Israele

Si stringe il cerchio attorno ad Ali Khamenei. A dargli la caccia, dall’alto, i jet israeliani e, sul campo, gli uomini del Mossad già presenti in territorio iraniano. Gli stessi operativi che hanno introdotto nel Paese i droni che, assieme ai missili lanciati dai caccia dell’Idf, martellano dal 13 giugno obiettivi ed elementi del regime teocratico in ogni angolo dell’Iran. Solo nelle ultime ore l’esercito dello Stato ebraico ha comunicato la neutralizzazione di Isar Tabatabai-Qamsheh, uno scienziato nucleare (il decimo ad essere eliminato dall’inizio dell’operazione Rising Lion), di Abu Ali Khalil, guardia del corpo di Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah, e di Behnam Shahriyari, a capo dell'Unità 190 della Forza Quds dei Guardiani della Rivoluzione, ritenuto responsabile del trasferimento di armi ai gruppi che compongono l'Asse della resistenza e in particolare al movimento con sede in Libano.

La Guida Suprema sente il fiato sul collo di israeliani e americani, nonostante la “pausa di riflessione” di due settimane annunciata dal presidente Usa Donald Trump che valuta in queste ore se unirsi all’alleato in Medio Oriente per colpire l’impianto di Fordow. Mossa strategica che potrebbe servire da copertura ad un altro colpo a sorpresa da parte di Tel Aviv contro il leader di Teheran o ad un intervento di Washington in anticipo rispetto ai tempi ventilati dal tycoon.

Tutte valutazioni di cui Khamenei, nascosto in un bunker, deve essere ampiamente consapevole. Come infatti rivelato oggi dal New York Times, l'ayatollah ha scelto una serie di figure per ricoprire incarichi militari in caso di necessità e ha nominato tre alti esponenti del clero come candidati a succedergli nell’eventualità di una sua uccisione. L'incarico di scegliere con rapidità il suo successore tra i tre nomi è stato affidato all'Assemblea degli Esperti dell’Iran.

Ignota la località in cui sarebbe nascosto Khamenei, sorvegliato secondo il Daily Telegraph da un’unità d'élite top secret, sconosciuta persino agli alti funzionari dei pasdaran e composta da un gruppo di guardie del corpo attentamente selezionate. Un funzionario iraniano dichiara al quotidiano britannico che la Guida Suprema “non si sta nascondendo dalla morte, non è in un bunker. La sua vita è però in pericolo e c’è un’unità responsabile della sua protezione di cui nessuno conosceva nemmeno l’esistenza, per evitare qualsiasi possibilità di infiltrazione”.

Le autorità israeliane annunciano sempre più di frequente di puntare all’eliminazione del massimo rappresentante politico-religioso del regime islamico. Più ambigua la posizione di Washington. In una prima fase il presidente Usa avrebbe posto il veto all’assassinio di Khamenei ma più di recente ha affermato di sapere “esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘leader supremo’” aggiungendo che “almeno per ora” non è sua intenzione prenderlo di mira.

Stando a quanto riferito al New York Times da tre funzionari iraniani, l’ayatollah teme di essere rintracciato e, avendo sospeso le comunicazioni elettroniche, è in contatto con i suoi comandanti tramite un collaboratore di fiducia. In tempi normali, Khamenei vive e lavora in un complesso altamente sorvegliato nel centro di Teheran chiamato "beit rahbari" (“casa del leader”). Di rado si reca all'esterno, tranne che per occasioni speciali. Funzionari e comandanti militari della Repubblica Islamica gli fanno visita per incontri settimanali.

Un’ordinarietà sconvolta dall’attacco israeliano. Nonostante le voci di membri del regime in fuga verso Mosca, la fonte consultata dal Telegraph sostiene che Khamenei “è in Iran e non andrà da nessuna parte. Non fuggirà come il codardo Assad. Nel momento in cui è in corso questa aggressione esterna, il morale della nazione dipende dalla sua sopravvivenza”. L’analisi di alcuni video registrati presumibilmente nel centro operativo dei media delle Guardie della Rivoluzione, nel cuore della capitale iraniana, lascerebbe pensare che il leader 86enne possa trovarsi nelle vicinanze o forse al di sotto dello stesso edificio.

Gli israeliani, che studiano da anni gli spostamenti di Khamenei, potrebbero sapere dove si nasconde o avere elementi per ricostruire la sua esatta collocazione. Una volta confermata la sua posizione, scrive il Telegraph, Tel Aviv potrebbe ricorrere a diverse forme di attacco mirato: un raid con droni, un assassinio in strada, un attacco aereo o persino un blitz delle forze speciali sullo schema dell’operazione statunitense che nel 2011 portò all’uccisione di Osama Bin Laden.

Che la localizzazione di Khamenei sia sconosciuta anche ad elementi di primo piano del regime lo dimostra quanto rivelato da Axios: nei giorni scorsi Trump e Recep Tayyip Erdogan avrebbero provato a organizzare un incontro diretto a Istanbul tra funzionari Usa e iraniani. Trump aveva detto al presidente turco, autore dell’iniziativa, di essere disponibile ad inviare in Turchia l'inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il vice JD Vance. Lo stesso tycoon avrebbe comunicato di essere pronto ad andare a Istanbul e incontrare, qualora necessario, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Erdogan e il suo ministro degli Esteri Hakan Fidan avrebbero inviato la proposta di contatto a Pezeshkian ed al ministro degli Esteri Abbas Araghchi, i quali però non sarebbero riusciti a rintracciare l’ayatollah, nascosto in un bunker, per ottenere il via libera. A quel punto il vertice sarebbe stato annullato. Non sapremo mai se il mancato incontro avrebbe fermato la guerra tra Israele e Iran e la caccia ancora in corso del Mossad a Khamenei e alla sua cerchia.

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