Nuovo scontro tra Trump e la Cina, perché centrano le terre rare e cosa può succedere

Pechino impone nuove restrizioni su terre rare e tecnologie strategiche, colpendo chip e batterie. La mossa, che fa saltare il vertice Xi-Trump, inasprisce lo scontro tecnologico

Nuovo scontro tra Trump e la Cina, perché centrano le terre rare e cosa può succedere

La Cina ha annunciato un’ulteriore stretta sulle esportazioni di terre rare, batterie agli ioni di litio e diamanti sintetici, con l’obiettivo dichiarato di “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali”. Le nuove regole, comunicate dal ministero del Commercio, estendono il controllo su minerali e tecnologie cruciali per i settori dell’alta tecnologia e della difesa, dai microprocessori ai sistemi radar.

Le restrizioni arrivano a pochi giorni dal vertice di fine mese in Corea del Sud tra Xi Jinping e Donald Trump, a margine del forum Apec. La mossa di Pechino è vista come un colpo di forza strategico nel braccio di ferro tecnologico e geopolitico con Washington, che da tempo tenta di limitare l’accesso cinese ai semiconduttori avanzati. Una scelta che ha scatenato le ire di Donald Trump che ha deciso di cancellare il vertice.

Nuove regole su minerali e tecnologie

Il ministero del Commercio cinese ha aggiunto cinque nuovi elementi di terre rare — tra cui olmio ed erbio, fondamentali per le tecnologie laser — alla lista di esportazioni soggette a licenza a partire dall’8 novembre. Si aggiungono così ai sette minerali già sotto controllo dallo scorso aprile. Pechino imporrà inoltre permessi obbligatori per l’export di tecnologie legate all’estrazione, raffinazione, riciclaggio e produzione di magneti di terre rare.

Dal 1° dicembre, sarà necessaria un’autorizzazione anche per esportare prodotti fabbricati all’estero ma contenenti elementi o tecnologie di origine cinese. Saranno escluse le spedizioni verso eserciti stranieri o entità presenti nelle liste di sorveglianza nazionale. Particolarmente colpiti i chip da 14 nanometri o più avanzati, le memorie a 256 strati e le apparecchiature per la produzione di semiconduttori.

Una strategia di pressione globale

Le nuove regole rendono più difficile per le aziende straniere accedere ai minerali e alle tecnologie cinesi, anche se prodotti o lavorati al di fuori dei confini della Repubblica Popolare. La Cina controlla circa il 70% dell’estrazione mondiale di terre rare e quasi il 90% della loro lavorazione. Si tratta di 17 elementi fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, jet, radar, turbine e dispositivi elettronici.

Secondo l’analista Mathieu Duchatel, dell’Institut Montaigne, questa è la “versione cinese” della Foreign Direct Product Rule americana, cioè la norma che impedisce alla Cina di accedere a tecnologie statunitensi anche se realizzate all’estero. In pratica, Pechino ribalta la logica di Washington, estendendo il proprio controllo extraterritoriale per tutelare interessi economici e militari.

Le reazioni internazionali

La Commissione europea ha espresso preoccupazione per l’impatto delle nuove regole. “La Cina deve agire come un partner affidabile e garantire un accesso stabile e prevedibile alle materie prime critiche”, ha dichiarato Olof Gill, portavoce dell’esecutivo Ue per il Commercio. Bruxelles teme che le restrizioni possano destabilizzare ulteriormente le catene di approvvigionamento europee.

Negli Stati Uniti, la decisione è stata accolta come un segnale di escalation economica. “La politica cinese sulle terre rare è diventata uno strumento di leva economica e geopolitica”, ha detto ad Associated Press Gracelin Baskaran del Center for Strategic and International Studies. Durante una riunione di governo, Trump ha risposto affermando che “forse sarà necessario smettere di comprare prodotti cinesi”.

La risposta americana e la corsa all’autonomia

Analisti come Neha Mukherjee, di Benchmark Mineral Intelligence, definiscono le misure cinesi “una mossa speculare alle restrizioni Usa sull’export di chip”, che costringerà aziende e governi a investire in catene di approvvigionamento indipendenti. Negli ultimi mesi, Washington ha annunciato oltre 500 milioni di dollari di investimenti pubblici e privati nel settore delle terre rare, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Cina.

Tra le iniziative in corso, il produttore americano Noveon ha firmato un accordo con la società australiana Lynas Rare Earths per assicurarsi forniture non cinesi e avviare la produzione di magneti in Texas. Anche il Dipartimento della Difesa ha stanziato 400 milioni di dollari per sostenere l’industria nazionale dei materiali critici.

Un nuovo equilibrio strategico

Secondo l’ex funzionario del Dipartimento del Commercio Usa Nazak Nikakhtar, sentito da AP, le nuove restrizioni “sono un chiaro segnale di escalation” e mostrano che Pechino è pronta a usare la propria superiorità nelle terre rare come arma negoziale. “È un campanello d’allarme per gli Stati Uniti: dobbiamo investire in capacità interne e ricostruire la filiera industriale”, ha detto Nikakhtar.

Intanto in Cina cresce la consapevolezza di un potere ritrovato. “Non siamo più nel 2018”, ha scritto su X l’ex direttore del Global Times Hu Xijin. “La leva degli Stati Uniti per contenere la Cina si è indebolita, mentre quella di Pechino si è rafforzata. Basta guardare quanto è avanzata la nostra tecnologia dei chip”.

Verso il vertice Xi-Trump

Le nuove misure arrivano a poche settimane dal vertice tra Xi Jinping e Donald Trump in Corea del Sud, dove i due leader dovrebbero discutere anche di commercio e sicurezza

tecnologica. “Le terre rare resteranno al centro del negoziato tra Washington e Pechino”, ha commentato George Chen di The Asia Group. “Entrambe le parti cercano stabilità, ma prima dell’intesa finale ci sarà ancora molto rumore”.

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