Politica estera

Aborto e guerra a Gaza: l'offensiva di Kamala Harris per salvare la campagna di Biden

Dai temi sociali alla politica estera, aumentano gli interventi della vicepresidente Usa nella campagna per le presidenziali. Basterà a garantire ai dem altri quattro anni alla Casa Bianca?

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E alla fine arriva Kamala. Per mesi, se non anni, la vicepresidente è stata accusata da più fronti, partito democratico incluso, di essere una figura politica incolore e incapace di portare energia ed entusiasmo nel campo della sinistra americana. C’è persino chi ha attribuito al suo scarso consenso popolare la decisione di Joe Biden di ricandidarsi contro Donald Trump. È però da diverse settimane che la numero due della Casa Bianca, dai temi sociali alla politica estera, sembra aver finalmente trovato il suo posto in una campagna elettorale che si annuncia tra le più lunghe della storia degli Stati Uniti.

La battaglia sull'aborto

Come riporta il Guardian, Kamala Harris sta aiutando Biden a colmare la distanza che separa l’anziano presidente dagli elettori giovani e di colore partendo da un argomento che può garantire la mobilitazione dei democratici il 5 novembre: il diritto all’aborto. Infatti, a seguito della decisione della Corte Suprema del 2022 che ha abolito il diritto federale all’interruzione di gravidanza stabilito con una sentenza del 1973, la base del partito dell’asinello ha dimostrato in una serie di elezioni, a partire da quelle di midterm, come sia possibile battere i repubblicani.

L’essere una donna di colore permette all’ex procuratrice della California di entrare in empatia con relativa facilità con i suoi sostenitori preoccupati dalle restrizioni statali all’aborto sempre più stringenti. Harris sta battendo in lungo e in largo il Paese e, come riporta Nbc News, visiterà oggi una clinica fornitrice di servizi abortivi nello Stato del Minnesota. Si tratta di un’iniziativa senza precedenti per i vertici del potere americano. Barack Obama nel 2013 intervenne sì ad una conferenza di operatori del settore ma nella cornice di un hotel di Washington.

La visita in Minnesota è la sesta tappa da inizio anno del tour della vicepresidente dedicato a sensibilizzare gli elettori sul tema della salute riproduttiva. Un argomento emerso con grande evidenza la settimana scorsa durante il discorso sullo Stato dell’Unione. Ad ascoltare Biden tra gli ospiti d’onore a Capitol Hill c’erano due donne che hanno dovuto cambiare Stato per interrompere le rispettive gravidanze a seguito della scoperta di gravi anomalie al feto.

L’abolizione del diritto all’aborto federale ha lasciato infatti la parola ai singoli Stati per decidere quali regole applicare in materia e in molti Stati conservatori è diventato di fatto impossibile porre fine alla gestazione. Contro questa tendenza Harris si è scagliata in un comizio in Virginia affermando che “gli estremisti hanno proposto e approvato leggi che criminalizzano i dottori e puniscono le donne. Leggi che non fanno eccezioni neanche per stupro o incesto”.

La politica estera

C’è poi un altro tema, quello della guerra tra Israele ed Hamas, che sta garantendo una visibilità inedita alla vice. “La popolazione di Gaza sta morendo di fame. Le condizioni di vita sono inumane. E la nostra comune umanità ci impone di agire” ha dichiarato Harris esprimendosi a favore di un cessate il fuoco immediato e il suo contributo potrebbe rivelarsi particolarmente decisivo per ricucire gli strappi nella coalizione liberal che quattro anni fa ha permesso l'elezione del presidente dem.

E non è un caso che in questi giorni, mentre Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono ai ferri corti a causa delle operazioni militari dell’Idf, la vice abbia incontrato Benny Gantz, un membro del governo di emergenza dello Stato ebraico rivale di Bibi, per rimarcare l’importanza di far aumentare l’ingresso di aiuti umanitari alla popolazione civile nella Striscia. Non è passato inoltre inosservato l’intervento dell’ex procuratrice alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco in cui, dopo aver confermato agli alleati degli Usa l’impegno di difesa di Washington nell’ambito della Nato, ha accusato Vladimir Putin di crimini contro l’umanità in Ucraina.

I dubbi rimangono

C’è da sottolineare che l’exploit di visibilità sarebbe stato ottenuto dalla vicepresidente grazie ad un intenso lavoro di coordinamento, e di ascolto, con una Casa Bianca in passato poco propensa a coinvolgerla. Certo, per Kamala Harris, che si dice “pronta a servire” come leader, resta ancora molta strada da fare. Per giunta tutta in salita a giudicare da un sondaggio di Usa Today che la inchioda ad un indice di approvazione di circa il 36%, un livello inferiore persino a quello di Biden.

I prossimi mesi saranno decisivi quindi per capire se la numero due ha la stoffa per aspirare ad una promozione nel 2028 o in un eventuale secondo mandato del vecchio Joe.

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