"Prove di crimini di Trump in Italia". Svolta nel Russiagate

Secondo il New York Times, durante i viaggi in Italia dell'allora attorney general William Barr e di John Durham, i funzionari italiani avrebbero parlato di alcuni crimini finanziari relativi al Tycoon

"Prove di crimini di Trump in Italia". Svolta nel Russiagate

Si riapre la polemica sul Russiagate legata ai viaggi in Italia dell'ex procuratore generale degli Stati Uniti d'America, William Barr, e del procuratore speciale John Durham, risalenti al 15 agosto e al 27 settembre 2019. Durham, a seguito della conclusione delle indagini del procuratore speciale Robert Mueller che ha "sgonfiato" l’ipotesi della “collusione” fra lo staff di Trump e la Russia fu incaricato da Barr di determinare se il Dipartimento di Giustizia, l’Fbi e le autorità dell’intelligence avessero agito in maniera impropria e “cospirato” contro Donald Trump nel 2016 al fine di incastrare l'ex Presidente repubblicano circa i suoi rapporti con la Russia.

Come scrive il New York Times, che cita fonti anonime, Barr e Durham "non hanno mai rivelato che la loro inchiesta si è ampliata nell'autunno del 2019, sulla base di un suggerimento di funzionari italiani, per includere un'indagine penale su rapporti finanziari sospetti relativi al signor Trump. I dettagli della soffiata e il modo in cui hanno gestito l'indagine rimangono poco chiari, ma il signor Durham non ha presentato accuse al riguardo".

Si riapre il caso Russiagate

Se quanto scrive la testata americana è vero, l’intelligence italiana avrebbe denunciato agli Stati Uniti le prove di potenziali reati commessi dall’allora Presidente, oggi candidato per la terza volta alla Casa Bianca. Al tempo, la decisione dall'allora premier Giuseppe Conte di autorizzare quel primo incontro fra Gennaro Vecchione (ex Dis) e Barr diventò un caso politico. Oggi quella partita si riapre, alla luce delle rivelazioni del New York Times, che tuttavia non fornisce dettagli sui presunti crimini finanziari commessi dal Tycoon.

Come evidenzia la testata americana, infatti, in uno dei viaggi in Europa di Barr e Durham, secondo fonti a conoscenza della vicenda, "funzionari italiani - pur negando qualsiasi ruolo nell'avvio dell'indagine sulla Russia - hanno inaspettatamente offerto una soffiata potenzialmente esplosiva che collegava Trump a certi sospetti crimini finanziari".

A quel punto Barr e Durham hanno deciso che "la soffiata era troppo seria e credibile per essere ignorata". Ma piuttosto che assegnarlo a un altro pubblico ministero, "Barr ha chiesto a Durham di indagare lui stesso sulla questione - conferendogli poteri di azione penale per la prima volta - anche se il possibile illecito di Trump non rientrava esattamente nell'incarico di Durham di esaminare le origini dell'inchiesta Russia".

I viaggi di Durham e Barr in Italia: cosa sappiamo

Un funzionario dell’ambasciata americana a Roma confermò al Daily Beast che quella di Barr fu una visita inaspettata e che gli americani erano particolarmente interessati da ciò che i servizi segreti italiani sapevano sul conto di Joseph Mifsud, il misterioso docente maltese al centro del Russiagate americano, colui che per primo – secondo l’inchiesta del procuratore Mueller – avrebbe rivelato a George Papadopoulos l’esistenza delle mail compromettenti su Hillary Clinton.

Secondo quanto emerso allora, Barr e Durham non sarebbero tornati a casa a mani vuote dopo i due incontri con i vertici dei servizi segreti italiani del 15 agosto e 27 settembre.

Secondo Fox News, infatti, l’indagine del procuratore John Durham si sarebbe estesa sulla base di prove raccolte durante i viaggi a Roma con il procuratore generale William Barr. Dopo quattro anni di indagini ora si attendono i risultati dell'inchiesta sulle origini del Russiagate condotta da Durham e il suo rapporto finale.

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