Scontro Trump-Musk: così la Nasa e il Pentagono cercano alternative a SpaceX

Programma spaziale e difesa Usa a rischio. E la senatrice dem Warren chiede i "piani di contingenza" in caso di violazione dei contratti di Musk con il governo americano

Scontro Trump-Musk: così la Nasa e il Pentagono cercano alternative a SpaceX
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L’allarme alla Nasa e al Pentagono per lo scontro tra Donald Trump e Elon Musk non potrebbe essere più elevato. La caduta dallo stato di grazia dell’imprenditore sudafricano, spesso definito il vero presidente nei primi mesi del secondo mandato del tycoon, minaccia adesso di travolgere il programma spaziale americano, diventato negli ultimi tempi dipendente in gran parte da SpaceX. A confermarlo è stato lo stesso patron della compagnia che punta a colonizzare Marte e che nelle scorse ore ha minacciato di mettere fuori servizio la navicella Dragon, la capsula che trasporta per conto della Nasa carichi e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss).

Sebbene Musk abbia ritrattato poco dopo, l’Agenzia spaziale e il dipartimento della Difesa statunitensi si starebbero già mobilitando per sollecitare lo sviluppo di alternative a Space X. A riferire l'indiscrezione sono diverse fonti citate dal Washington Post secondo le quali se l’uomo più ricco al mondo dovesse dare seguito alle minacce lascerebbe la Nasa senza un mezzo per portare gli astronauti sulla Iss. Nello scenario peggiore sarebbero inoltre incalcolabili le conseguenze per il Pentagono e il settore della difesa Usa che con l’azienda di Musk hanno stretto accordi che prevedono il lancio di satelliti sensibili e lo sviluppo di satelliti adoperati dall’intelligence. Con la fine dell’idillio tra Trump e il patron di Tesla tramonta l’ipotesi del coinvolgimento di SpaceX nel programma di difesa missilistico proposto da The Donald denominato Cupola d’Oro.

Un funzionario della Nasa ha dichiarato che, all'inizio, seguire la faida tra Trump e Musk sui social media è stato “divertente” ma non appena è stata menzionata la dismissione della navicella Dragon “è diventato davvero terrificante”. Un ex funzionario dell’agenzia spaziale ha affermato che “quando ti rendi conto che (Musk) è disposto a chiudere tutto solo d’impulso, quel tipo di comportamento e la dipendenza da lui sono pericolosi... posso dirvi che c’è profonda preoccupazione all’interno della Nasa". Reazioni simili si sono registrate anche nel dipartimento alla Difesa guidato da Pete Hegseth.

La tensione a Washington è palpabile ed è alimentata, come sottolinea il quotidiano della capitale, dal fatto che le compagnie concorrenti siano indietro rispetto a SpaceX. Nonostante ciò, a partire da giovedì, rappresentanti del governo federale avrebbero contattato almeno tre aziende - Rocket Lab, Stoke Space e Blue Origin (quest’ultima di proprietà di Jeff Bezos) - per valutare i tempi di disponibilità dei loro razzi. I capi della Nasa hanno poi incontrato i dirigenti di Sierra Space che hanno confermato che il loro velivolo Dream Chaser, al momento in fase finale di test, potrebbe garantire un “supporto ininterrotto” alla Stazione Spaziale Internazionale. Inoltre, una commissione chiave del Congresso avrebbe sollecitato il gigante dei cieli Boeing a chiarire lo stato del programma Starliner, il quale negli scorsi mesi ha incontrato diversi problemi tecnici.

Lo scontro tra il presidente Usa e l’imprenditore visionario preoccupa il mondo della politica. Stando a quanto riportato da Cbs News, la senatrice democratica Elizabeth Warren ha invitato Marco Rubio, segretario di Stato e consigliere per la Sicurezza nazionale ad interim, a fornire informazioni sui piani di contingenza nel caso in cui Musk dovesse violare i contratti delle sue aziende con gli Stati Uniti.

Alludendo alla possibilità ventilata anche dallo stesso Trump di porre fine ai contratti governativi del patron di X, la senatrice ha affermato che “nessuna meschina lotta sui social media tra il presidente e un miliardario dovrebbe mettere a repentaglio la sicurezza nazionale degli Usa”. Pensieri e timori che potrebbero presto trovare eco in una parte significativa del partito repubblicano.

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