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"Possibile fine della sua civilità". Cosa rivela l'oscura profezia di Trump sull'Europa

Nella nuova Strategia di Sicurezza Nazionale ridisegna le priorità americane: critiche durissime a Bruxelles, mano tesa a Mosca e un’Europa chiamata a difendersi da sola

"Possibile fine della sua civilità". Cosa rivela l'oscura profezia di Trump sull'Europa

Donald Trump ha firmato la nuova edizione della “United States National Security Strategy” (NSS), che segna una cesura netta con l’impostazione atlantica tradizionale. In un passaggio molto forte, la strategia descrive l’Europa come una regione “in declino”, in cui persiste “una reale prospettiva di cancellazione della sua civiltà”.

Storicamente alleato degli Stati Uniti, il Vecchio Continente viene ora dipinto come potenzialmente più parte del problema che della soluzione. L’amministrazione Usa chiede ai Paesi europei di assumere maggiore responsabilità per la loro difesa, riducendo l’impegno americano, e critica in modo esplicito le politiche migratorie, demografiche e l’influenza delle istituzioni sovranazionali come fattori di crisi dell’identità e della coesione sociale.

Allo stesso tempo, il documento non dedica alcuna critica dura alla Russia. Anzi, propone di stabilire una “stabilità strategica” con Mosca e di lavorare per una pace in Ucraina mediata dagli USA — una prospettiva che ha immediatamente suscitato perplessità e timori in molti governi europei. Una delle preoccupazioni menzionate è invece per l’ascesa della Cina: "La Guerra in Ucraina ha avuto l’effetto perverso di aumentare le dipendenze esterne dell’Europa, specialmente della Germania. Oggi le aziende chimiche tedesche stanno costruendo alcuni dei più grandi impianti del mondo in Cina, usando gas russo che non possono ottenere in patria".

"La crescente influenza dei partiti patriottici europei dà davvero motivo di grande ottimismo", si legge, riferendosi ai partiti populisti europei che hanno registrato un'impennata di consensi negli ultimi anni, e riecheggiando le dichiarazioni del vicepresidente J.D. Vance ai leader europei di febbraio. In quell'occasione, Vance ha fatto pressione sui leader centristi europei affinché accogliessero le voci anti-immigrazione e nazionaliste che a volte hanno cercato di bloccare, diventando il più alto funzionario statunitense a incontrare il leader del partito di estrema destra tedesco Alternativa per la Germania.

Le prime reazioni in Europa oscillano fra sorpresa, delusione e forte preoccupazione. Il piano — secondo molti analisti — potrebbe minare la credibilità del patto atlantico, quando la guerra in Ucraina è tutt’altro che conclusa. In particolare, secondo un reportage recente, un accordo promosso da Washington con Mosca per porre fine al conflitto rischierebbe di ignorare le esigenze di sicurezza dei paesi europei, sacrificando la posizione di Kiev e rafforzando la Russia. Una modifica di tale portata appare come un test cruciale per l’autonomia strategica dell’Europa: se gli USA si ritirano come “poliziotto del mondo”, l’Unione Europea e i suoi Stati membri dovranno per forza ridefinire la loro capacità di difesa e cooperazione.

Nei giorni scorsi, l’amministrazione Usa, ha rilanciato la possibilità di un’intesa con la Russia per chiudere la guerra in Ucraina. L’obiettivo dichiarato: ottenere una “pace stabile” e riallineare le priorità strategiche di Washington — con un occhio particolare ai rapporti con Pechino e al rafforzamento del ruolo americano nell’Indo-Pacifico. Tuttavia la proposta — vista da molti come a favore di una Russia rafforzata — ha riacceso i timori in Ucraina e fra gli alleati europei, che vedono il rischio di una resa strategica che potrebbe destabilizzare ulteriormente l’Europa orientale e l’ordine di sicurezza sul continente.

L'ultima Strategia per la Sicurezza Nazionale, pubblicata sotto la presidenza di Joe Biden nel 2022, era dedicata in gran parte alla posizione degli Stati Uniti nei confronti di Russia e Cina. Condannava "la guerra brutale e immotivata della Russia" contro l'Ucraina e definiva "limitare la Russia" come una priorità. La NSS 2025 rappresenta la normalizzazione di una visione geopolitica basata sull’“America First”: confini protetti, leadership sul continente americano, rivalità con la Cina, pragmatismo economico. Per l’Europa, e per la sua stessa idea di comunità atlantica, si apre una fase di non poca incertezza.

Molti paesi saranno costretti a interrogarsi su che ruolo vogliono giocare da ora in avanti: rafforzare le capacità autonome di difesa? Rinegoziare alleanze? O cercare un nuovo equilibrio strategico con Washington, Mosca e Pechino? Al centro resta la domanda: l’Europa riuscirà a reagire a tempo — o rischia davvero di essere marginalizzata in un mondo in rapida e profonda trasformazione.

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