Politica estera

"Si deve ritirare...". Il sondaggio che ora preoccupa Trump

Metà degli americani non vuole che l'ex presidente continui la sua campagna elettorale dopo il rinvio a giudizio in Georgia. Dubbi anche tra gli elettori repubblicani

"Si deve ritirare...". Il sondaggio che ora preoccupa Trump

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Donald Trump dovrebbe sospendere la sua campagna elettorale. È questa la posizione condivisa dal 50% degli americani che ha risposto a un sondaggio commissionato da Abc News a Ipsos. L'indagine, condotta tra il 15 e il 16 agosto 2023, è stata realizzata subito dopo la quarta incriminazione nei confronti dell'ex presidente. Il 77enne repubblicano è stato rinviato a giudizio in Georgia insieme ad altre 18 persone con le quali, secondo l'atto d'accusa formulato dalla procuratrice distrettuale della contea di Fulton Fani Willis, avrebbe costituito un'associazione a delinquere per ribaltare il risultato elettorale delle presidenziali 2020.

Cosa pensano gli americani dell'ultima incriminazione di Trump

Trump mantiene un tasso d'approvazione basso ma costante (31% contro il 55% di chi ha un'opinione negativa) e pressoché identico a quello dell'attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden, impopolare ma per altre ragioni più contingenti. A influire sui pareri contrari alla ricandidatura del tycoon sono soprattutto i suoi guai con la giustizia. Alla domanda sui capi d'imputazione confermati dal Gran giurì di Fulton County, il 47% degli intervistati descrive i reati contestati come "molto gravi", a cui va aggiunto un 16% che li reputa "abbastanza gravi"; mentre il 25% ne mette in dubbio la gravità.

L'opinione pubblica Usa sembra compatta sul riconoscimento della responsabilità penale di Donald Trump. Il 49% difende la decisione di mandare a processo il 45esimo presidente degli Stati Uniti, pur con un alto numero di astenuti (18%). Eppure, la stessa maggioranza (49%) è convinta che quelle mosse contro il magnate newyorkese siano accuse fortemente politicizzate. Numeri forse contraddittori tra di loro, ma che denotano l'evidente spaccatura nell'elettorato americano.

Per questo sondaggio telefonico è stato utilizzato un campione di 508 persone. Il margine d'errore segnalato dall'istituto Ipsos è del 4,7% con un intervallo di confidenza del 95%. Una metodologia non proprio impeccabile. In ogni caso, le tendenze appaiono chiare: Trump, coinvolto in ben 4 inchieste, rimane un politico inviso alla popolazione e non può sfuggire alle conseguenze legali delle sue azioni. Perfino tra i sostenitori del partito dell'Elefantino è iniziato a emergere un senso di rassegnazione per come si sta sviluppando questo lacerante scontro tra il leader del Gop, favoritissimo per la nomination presidenziale, e la giustizia Usa.

L'ex presidente sta perdendo elettori?

Da un'altra rilevazione del Benenson Strategy Group pubblicata in esclusiva sul giornale online Semafor si evince un popolo, quello repubblicano, logorato dal protrarsi di tale situazione. Soltanto il 59% di chi ha risposto al sondaggio si dice più sicuro di votare Trump in una scelta secca tra lui e Biden dopo l'incriminazione della Georgia; il 16% potrebbe schierarsi con l'ex presidente e infine il 24% quasi certamente non si esprimerà a favore del candidato conservatore. Questi dati sono un campanello d'allarme: basti pensare che alle elezioni di quattro anni fa ben il 94% degli elettori repubblicani ha votato per Donald Trump.

Il consenso del tycoon si sta allora erodendo? È probabile. Se è vero che un Biden bis è uno scenario poco entusiasmante anche a sinistra, la prospettiva di un presidente che governa dal carcere – ipotesi assurda ma ammessa dalla costituzione – non appassiona così tanto l'americano medio. A partire dal 2018 la capacità di mobilitare i propri simpatizzanti, violenti e non, si è rivelata inversamente proporzionale alla reazione travolgente di chi, memore dello choc del 2016, si è presentato alle urne in massa con l'unico obiettivo di scongiurare una vittoria trumpiana a ciascun appuntamento in calendario.

Al momento nessuno degli sfidanti di Donald Trump spera di conquistare l'investitura alla convention del prossimo anno a Milwaukee. E dal silenzio degli alleati e degli oppositori dell'ex presidente non si leva neanche una voce alternativa che possa ambire a sostituire né a rilevare la guida del partito. Nel frattempo la tabella di marcia del tycoon rischia di venire stravolta: in attesa della storica fotografia segnaletica che sarà diffusa subito dopo il suo arrivo in tribunale nei prossimi 10 giorni, ora un altro Stato, l'Arizona, sarebbe pronto a incriminare Trump.

Un elenco ormai infinito.

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