Politica estera

Il summit del disgelo: come la linea italiana ha convinto Macron

Le parole di Emmanuel Macron e Giorgia Meloni alla fine del vertice europeo segnano un'intesa tra Italia e Francia su alcuni punti, in particolare sui flussi migratori e la crisi della Tunisia. Un accordo che serve sia a Parigi che a Roma

Il summit del disgelo: come la linea italiana ha convinto Macron

Italia e Francia sono pronte a "collaborare" sul dossier Tunisia e la discussione con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata "ottima". Al termine dell'Eurosummit, con cui si è chiusa la due giorni di Consiglio europeo a Bruxelles, il presidente francese Emmanuel Macron parla in conferenza stampa anche di quanto deciso sui flussi migratori e sul bilaterale di ieri notte con la premier italiana. Temi su cui Parigi e Roma sono apparsi molte volte su posizioni completamente opposte, ma che questa volta, invece, sembrano fare fronte comune.

La linea posta dal governo italiano, cioè quella di accendere i fari sulla crisi tunisina, è stata accolta sia da Bruxelles che dall'Eliseo. Complice la "tempesta perfetta" citata dal segretario Onu Antonio Guterres e il pericolo di una nuova bomba migratoria in un Paese partner dell'Europa a ridosso delle frontiere meridionali, la richiesta di mettere Tunisi al centro dell'agenda Ue è da diverse settimane un punto focale di Farnesina e Palazzo Chigi.

Una prima conferma della breccia fatta nel cuore dei corridoi di Bruxelles è stata la decisione del commissario Paolo Gentiloni di recarsi nella capitale nordafricana, segnale visto come un possibile sblocco delle trattative per i finanziamento al Paese e per la trattativa sul prestito del Fondo Monetario internazionale. Il viaggio, previsto per lunedì prossimo, sarà un momento di incontri tra il commissario europeo all'Economia e i le autorità tunisine per fare il punto della situazione e pensare a una "operazione di assistenza macrofinanziaria".

Contemporaneamente, la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha rivelato di lavorare "a stretto contatto con l'Italia", annunciando di un prossimo viaggio in Tunisia insieme al ministro Matteo Piantedosi: blitz in cui, secondo le fonti Ue, dovrebbe unirsi anche il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin. Segnale ulteriore della - per certi versi inusuale - sinergia tra Parigi, Roma e Bruxelles sul fronte migratorio.

Il tema della crisi nel Paese nordafricano non è stato incluso nelle conclusioni del Consiglio europeo, che ha in ogni caso ribadito quanto già detto e scritto nella riunione straordinaria del 9 febbraio sul fronte migratorio. Tuttavia, il tema è stato certamente al centro delle dichiarazioni di Meloni e delle discussioni riguardanti la gestione dei flussi, al punto che lo stesso Emmanuel Macron ha voluto ribadire la sua importanza. "Occorre anche riuscire, nel brevissimo termine, a fermare i flussi migratori che partono dalla Tunisia, che aumentano la pressione sull'Italia e sul resto d'Europa" ha ammesso il presidente francese. Ed è un segnale di come Italia e Francia abbiano ricominciato a parlare dopo mesi in cui la questione dell'immigrazione clandestina è stata al centro dello scontro tra le due cancellerie, divise sia a livello ideologico che strategico su come fronteggiare quella che ormai non è più considerata un'emergenza temporanea, ma una sfida sistemica per l'Europa. Problema, questo, ancora non sentito da molti Paesi Ue.

Le ammissioni di Macron sottolineano in ogni caso la volontà di Eliseo e Palazzo Chigi di trovare canali di dialogo sempre più solidi, rilanciando quindi una comunicazione che si era interrotta o comunque indebolita. Su questo disgelo, pesa inevitabilmente la situazione contingente. Per l'Eliseo, fiaccato da una fragilità politica interna, dalle rivolte per la riforma delle pensioni e dalla perdita di leadership in campo europeo e internazionale, il sostegno dell'Italia può essere importante soprattutto sui dossier che sono da sempre nel cuore di Macron. L'autonomia strategica, il nucleare e l'energia "pulita", la competitività dell'Unione europea soprattutto rispetto ai piani di Stati Uniti e Cina sono temi essenziali per l'agenda macroniana, su cui pesa anche la rottura dell'idillio con la Germania rispetto all'era di Angela Merkel. Non si può certo dire che l'asse franco-tedesco si sia spezzato, anzi. Ma su alcuni punti, la differenza tra Berlino e Parigi si è vista e Roma, più che altre capitali, può avere un ruolo anche grazie all'accordo del Quirinale e alla sponda del presidente della Repubblica.

D'altro canto, l'Italia ha bisogno della Francia su diversi tavoli in cui è necessario fare quadrato rispetto a una parte d'Europa spesso sorda ad alcuni problemi. Dalla gestione dell'immigrazione fino alla questione del Patto di Stabilità e delle sue riforme, per il governo italiano è imprescindibile trovare più alleati possibili. La Tunisia, con il rischio del boom migratorio, è un primo banco di prova fondamentale: Parigi e Bruxelles sono dalla parte di Roma. Inoltre, lo scontro con i cosiddetti "Paesi frugali" rischia di riaccendersi sul tema della stabilità e delle regole finanziarie.

E a questo proposito Meloni è stata chiara: "Mi pare che ci sia un ampio allineamento su questa materia" ha detto riguardo la Francia e la riforma del Patto di Stabilità.

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