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Giornate brevi, esami e affaticamento: tutti i dubbi sulla salute di Trump

Secondo un’analisi recente, il numero di apparizioni pubbliche ufficiali nella prima parte del suo secondo mandato è calato di circa il 39% rispetto a quanto faceva nel suo primo anno alla Casa Bianca

Giornate brevi, esami e affaticamento: tutti i dubbi sulla salute di Trump
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Il 79enne Donald Trump, alla guida degli Stati Uniti per la seconda volta, sembra faticare a sostenere quell’immagine di vigore costante che ha segnato la sua carriera politica. Nonostante le dichiarazioni ufficiali sulla sua buona salute, alcuni indizi — giorni più corti, ritmi di lavoro adattati, evidenti segni di stanchezza — stanno ridefinendo il profilo della sua presidenza.

Durante un evento nello Studio Ovale iniziato intorno a mezzogiorno del 6 novembre, per esempio, Trump è rimasto seduto alla sua scrivania per circa 20 minuti, mentre i dirigenti intorno a lui parlavano di farmaci per la perdita di peso. A un certo punto, le palpebre di Trump si sono abbassate fino a quasi chiudere gli occhi, e sembrava che si appisolasse per diversi secondi. In un altro momento, ha aperto gli occhi e ha guardato verso una fila di giornalisti che lo osservavano. Si è alzato solo dopo che un ospite che gli stava accanto è svenuto ed è crollato a terra. A raccontarlo in una breve inchiesta, le colonne del New York Times.

Un’agenda più leggera, un profilo mediatico modificato

Secondo un’analisi recente, il numero di apparizioni pubbliche ufficiali di Trump nella prima parte del suo secondo mandato è calato di circa il 39% rispetto a quanto faceva nel suo primo anno alla Casa Bianca.

Inoltre, la giornata tipo del presidente non parte più al mattino presto come in passato: eventi e attività ufficiali cominciano in media dopo mezzogiorno, con una concentrazione delle presenze pubbliche tra le 12:00 e le 17:00. Questo cambio di ritmo appare evidente anche nelle immagini recenti: meno comizi pubblici, viaggi internazionali selettivi, meno tour all’interno degli Stati Uniti. Pur continuando ad avere una presenza regolare su social media — con post incisivi e frequenti — il “lavoro da presidente onnipresente” sembra subire un alleggerimento.

Come ogni altro paziente e ogni altro presidente, Trump decide autonomamente cosa rivelare al pubblico in merito alla sua salute. In assenza di un modello ufficiale per la divulgazione delle informazioni sanitarie, i medici a volte si affidano a riassunti di esami clinici senza entrare nei dettagli.

Segnali fisici e dubbi sulla salute: tra rassicurazioni e perplessità

L’amministrazione insiste: secondo il medico di fiducia, Trump gode di “ottima salute generale” e la sua “età cardiaca” — basata su un elettrocardiogramma — risulterebbe addirittura circa 14 anni più giovane di quella anagrafica. Eppure le immagini recenti mostrano segni che hanno attirato l’attenzione: lividi sulle mani — spesso coperti con trucco — e gonfiori alle caviglie attribuiti a un disturbo venoso cronico.

Ulteriori interrogativi sorgono dopo la seconda visita medica, effettuata a ottobre presso un centro militare sanitario, con tanto di risonanza magnetica (MRI), una scelta poco ordinaria nel protocollo presidenziale standard. Trump stesso ha definito gli esami “perfetti”. Karoline Leavitt, addetta stampa della Casa Bianca, ha elogiato l'energia del presidente. "A differenza della Casa Bianca di Biden, che ha insabbiato il declino cognitivo di Joe Biden e lo ha nascosto alla stampa, il presidente Trump e tutto il suo team sono stati aperti e trasparenti riguardo alla salute del presidente, che rimane eccezionale", ha affermato Leavitt in una dichiarazione.

Tuttavia alcuni ex medici della Casa Bianca hanno espresso perplessità, segnalando che la trasparenza e i dettagli forniti sono insufficienti, soprattutto considerando l’età del presidente. In parallelo, alcuni media e osservatori evocano dubbi circa la lucidità mentale di Trump: compaiono sempre più spesso espressioni come “declino cognitivo” o “segni di affaticamento mentale”.

Un presidente che gioca su due livelli: presenza pubblica e vulnerabilità privata

Il contrasto tra l’immagine di “uomo sempre in movimento” e la realtà concreta dello scorrere del tempo segna un nuovo capitolo della presidenza americana. Da un lato, Trump continua ad apparire più attivo dei suoi predecessori su social media, interlocutori internazionali e impegni bilaterali. Dall’altro, la frequenza ridotta di eventi pubblici, i controlli medici straordinari, i sintomi fisici visibili — pur negati ufficialmente nella loro gravità — suggeriscono una strategia di gestione attenta dell’immagine: mantenere un profilo autorevole e robusto, pur adattando il ritmo alle esigenze di un presidente anziano.

Tra sostenitori e critici, la questione dello stato di salute del presidente scatena reazioni molto differenti.

Per molti americani — e osservatori internazionali — si pone un interrogativo centrale già scaturito negli anni di Joe Biden: quanto può contare, in un’epoca geopolitica così instabile, un’agenda presidenziale modificata da limiti d’età? E quanto può essere trasparente la Casa Bianca sul reale stato di salute del suo leader?

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