Il presidente del Congo propone Trump per il Nobel per la Pace

La decisione dopo l'accordo di pace mediato dagli USA tra Congo e Ruanda, che sarà firmato a luglio e prenderà il nome di “Accordo di Washington”

Il presidente del Congo propone Trump per il Nobel per la Pace
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Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, ha annunciato l’intenzione di proporre Donald Trump per il Premio Nobel per la Pace, in segno di riconoscimento per il ruolo svolto dall’ex presidente statunitense nella mediazione dell’intesa siglata tra Congo e Ruanda. L’annuncio è stato fatto da una giornalista congolese durante una cerimonia nello Studio Ovale alla presenza dei ministri degli Esteri dei due Paesi africani.

L’accordo di pace, facilitato da Washington, punta a porre fine ai decenni di conflitti armati nel Congo orientale e a rafforzare la stabilità in una regione chiave per l’approvvigionamento globale di minerali strategici. Il segretario di Stato Marco Rubio ha definito l’intesa “un momento importante dopo trent’anni di guerra”. Il ministro degli Esteri ruandese Olivier Nduhungirehe ha annunciato che il trattato sarà denominato ufficialmente “Accordo di Washington”, in omaggio al ruolo svolto dagli Stati Uniti nella sua definizione. Durante l’incontro, Trump ha scherzato suggerendo il nome “Trump Accord”, per poi correggersi subito dopo con un sorriso.

La Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda hanno firmato l'accordo con l’obiettivo di porre fine a tre decenni di conflitto nell’est del Congo e garantire a Washington e alle imprese americane un accesso preferenziale ai minerali critici della regione. Trump, presente alla cerimonia con i ministri degli Esteri dei due Paesi, ha rivendicato il successo diplomatico, sottolineando anche i vantaggi economici per gli Stati Uniti. L’intesa, che sarà formalmente ratificata a luglio alla Casa Bianca, prevede l’impegno al rispetto dell’integrità territoriale, alla fine delle ostilità e alla smobilitazione dei gruppi armati non statali. Tuttavia, il principale gruppo ribelle, l’M23 – accusato di ricevere il sostegno del Ruanda – non è stato parte del processo e ha già segnalato di non riconoscere l’accordo come vincolante.

I ministri Thérèse Kayikwamba Wagner (Congo) e Olivier Nduhungirehe (Ruanda) hanno espresso fiducia, ma anche consapevolezza delle difficoltà. Entrambi hanno ringraziato anche il Qatar per il ruolo di mediazione. Secondo il think tank congolese Dypol, però, il testo ignora la giustizia per le vittime e rischia di produrre una pace fragile. Il conflitto affonda le radici nel post-genocidio ruandese del 1994 e ha provocato oltre sei milioni di morti.

Sullo sfondo, si intensifica la competizione strategica tra Stati Uniti e Cina per il controllo delle materie prime africane, con le risorse congolesi — stimate in 24 trilioni di dollari — al centro dell’interesse geopolitico di Washington.

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