Dopo mesi di schermaglie e minacce di nuovi dazi, Stati Uniti e Cina sembrano aver trovato un punto d’incontro. Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha annunciato la conclusione di un accordo di principio con Pechino su due temi centrali per l’equilibrio economico globale: le terre rare e la soia. Con la Cina “abbiamo raggiunto un accordo definitivo su TikTok", ha aggiunto Bessent rispondendo a una domanda sulla vendita della piattaforma cinese. “Credo che ad oggi tutti i dettagli siano definiti, e spetterà ai due leader concludere la transazione giovedì in Corea”, ha aggiunto.
La notizia, diffusa al termine di due giorni di negoziati in Malesia, arriva a pochi giorni dal previsto faccia a faccia tra Donald Trump e Xi Jinping, che si terrà in Corea del Sud e che dovrebbe consolidare l’intesa. Bessent ha affermato che un'escalation dei dazi alla Cina è "di fatto fuori discussione" in seguito a quelli che ha descritto come colloqui "molto buoni". "Mi aspetto che la minaccia del 100% sia scomparsa, così come la minaccia dell'imposizione immediata da parte della Cina di un regime di controllo delle esportazioni a livello mondiale", ha aggiunto.
Secondo quanto dichiarato da Bessent, la minaccia di dazi al 100% sui prodotti cinesi è stata esclusa dopo i progressi ottenuti nei colloqui. Pechino, da parte sua, avrebbe accettato di sospendere le limitazioni all’export di terre rare, materiali indispensabili per l’industria tecnologica e militare americana. In cambio, la Cina si è impegnata ad aumentare gli acquisti di soia e di altre derrate agricole statunitensi, un segnale che mira a rassicurare il settore agricolo americano, da tempo colpito dalle oscillazioni della politica commerciale con la potenza asiatica.
L’intesa, definita da entrambe le parti come un “framework”, non rappresenta ancora un trattato formale ma segna una pausa significativa nella tensione commerciale che aveva fatto temere una nuova ondata di sanzioni incrociate. Le borse internazionali hanno reagito positivamente, con rialzi diffusi sia in Asia sia a Wall Street, dove gli investitori hanno salutato l’accordo come un segnale di distensione.
Fonti vicine alla Casa Bianca parlano di un clima di fiducia prudente. Trump, in viaggio per il vertice dei Paesi del Sud-Est asiatico a Kuala Lumpur, ha dichiarato che "la Cina vuole un accordo, e anche noi lo vogliamo". L’incontro con Xi, previsto per giovedì, dovrebbe definire i dettagli tecnici del patto, inclusi i tempi di applicazione e le garanzie sul rispetto degli impegni assunti.
Nonostante l’apparente distensione, restano nodi irrisolti. Washington continua a chiedere maggiore trasparenza sui sussidi statali cinesi all’industria manifatturiera e un accesso più equo al mercato interno, mentre Pechino critica le restrizioni statunitensi sulle esportazioni di semiconduttori e tecnologie avanzate. Il compromesso sulle terre rare, risorsa che la Cina controlla per oltre il 70% della produzione mondiale, rappresenta dunque più una tregua tattica che una soluzione definitiva.
Sul piano politico, l’accordo offre a Trump un successo da spendere in vista del vertice asiatico e della campagna elettorale domestica per il 2026, mostrando la capacità di ottenere concessioni economiche da Pechino. Per la Cina, invece, l’intesa consente di ridurre la pressione su un’economia che negli ultimi mesi ha risentito del rallentamento delle esportazioni e della crisi immobiliare interna.
A margine del vertice di Kuala Lumpur, Trump ha partecipato anche alla firma di un cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia, sottolineando il ruolo americano come mediatore regionale.
Ma è il fronte economico, e in particolare il delicato equilibrio con la Cina, a catalizzare l’attenzione mondiale. Per ora, la “guerra commerciale” sembra congelata: resta da vedere se la tregua durerà oltre la prossima stretta di mano tra Trump e Xi.