L'Indo Pacifico e non solo. Le mire del Dragone seguono la scia della «Fujian», la portaerei inaugurata solo qualche giorno fa dal presidente Xi Jinping. La nuova ammiraglia della marina militare di Pechino è la portabandiera di una potenza che non nasconde più l'ambizione di dominare coste e mari. Ambizioni che si spingono ben oltre le acque della cosiddetta Prima Cintura di Isole ovvero quel Mar Giallo e quel Mar Cinese, orientale e meridionale, delimitati da Giappone, Filippine e Isola di Taiwan. Pechino, secondo molti analisti del Pentagono, guarda molto più lontano e punta, nel lungo periodo, a mettere a dura prova il controllo americano su Guam e sugli arcipelaghi che i trattati di strategia dell'Indo Pacifico definiscono come Seconda Catena di Isole. Ecco perché la discesa in mare della Fujian è osservata con particolare attenzione da Washington.
La terza portaerei cinese rappresenta un indubbio salto di qualità all'interno di una Marina Militare che pur avendo superato come numero di unità e tonnellaggio quella statunitense veniva considerata - fin qui - tecnologicamente inferiore. Ma quell'inferiorità rischia di durare poco. La Fujian ne è un segnale. Le catapulte elettromagnetiche di cui è dotata rappresentano da sole un deciso e ragguardevole balzo in avanzi. Fino ad oggi l'unica portaerei dotata di questo sistema era la Uss Gerald Ford, la regina dei mari statunitense impegnata in questi giorni a posizionarsi davanti alle coste del Venezuela. Grazie a quelle catapulte la Fujian potrà accogliere e far decollare aerei di stazza superiore riducendo notevolmente i tempi di di decollo e atterraggio. Certo si tratta di una tecnologia controversa che mette a dura prova la struttura delle navi. Non a caso il presidente statunitense Donald Trump ne critica da tempo i costi elevatissimi e la scarsa affidabilità rispetto alle più tradizionali catapulte a vapore. La capacità e la volontà cinese di emulare una tecnologia così sofisticata e costosa fa capire, però, come lo sviluppo delle portaerei - e la conseguente moltiplicazione del proprio raggio d'azione strategico - rappresentino i veri traguardi del Dragone. Traguardi che potranno dirsi pienamente raggiunti solo quando Pechino riuscirà a sostituire i motori
diesel, di cui è dotata la sua flotta, con propulsori nucleari simili a quelli montati su tutte e undici le portaerei in servizio attivo nella flotta statunitense. Grazie alla propulsione nucleare le portaerei del Dragone non dovranno più rifornirsi nei propri porti e potranno creare una cintura militare e marittima capace di eguagliare quella costruita commercialmente grazie alla Via della Seta.
Proprio in questa prospettiva gli occhi dei satelliti americani sono puntati sui cantieri e sui bacini di Dalian, nella provincia di Liaoning, dove è già in costruzione lo scafo della «Type 004», nome in codice della quarta portaerei cinesi. Proprio la «Type 004» rappresenterà il banco di prova per i primi motori cinesi a propulsione nucleare e per altre tecnologie capaci di sfidare quelle americane. Ma guardare così avanti non è necessario.
Già oggi la flotta cinese e le sue tre portaerei sono in grado di stringere una linea d' assedio attorno Taiwan e strangolarla con un blocco navale. Trasformando l'Indo Pacifico nella vera linea del fronte con l'America ed i suoi alleati.