
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilanciato l’ipotesi di riaprire un canale di dialogo con la Russia, proponendo un nuovo incontro già la prossima settimana, dopo lo stallo dei colloqui registrato all’inizio di giugno. «Anche il segretario del consiglio di sicurezza Rustem Umerov ha riferito di aver proposto il prossimo incontro con la parte russa per la prossima settimana», ha dichiarato Zelensky nel suo discorso serale. «Lo slancio dei negoziati deve essere rafforzato», ha aggiunto. Il capo dello Stato ha inoltre spiegato che Kiev sta «collaborando con i Paesi europei al di fuori dell’Unione europea affinché aderiscano» al sistema di misure restrittive previsto nel 18° pacchetto di sanzioni contro Mosca.
Nel frattempo, secondo un’indiscrezione pubblicata dal Wall Street Journal, l’amministrazione Trump sarebbe pronta a riorganizzare la distribuzione di armi tra gli alleati, con l’obiettivo di dare priorità a quei Paesi che sono disposti a trasferire parte delle proprie scorte a sostegno dell’Ucraina. Tra i sistemi più richiesti figurano i Patriot per la difesa aerea. Il quotidiano americano, citando tre fonti ufficiali, riporta che la Germania sarebbe ora in cima alla lista dei destinatari di questi sistemi, in modo da consentirle di inviare a Kiev i due esemplari attualmente in suo possesso. La promessa americana di rimpiazzare rapidamente i Patriot tedeschi rappresenta il primo caso concreto in cui il Pentagono facilita direttamente la cessione di armamenti all’Ucraina da quando Trump ha espresso il suo appoggio all’invio di ulteriori forniture militari.
Al tempo stesso, la decisione mette in evidenza le difficoltà produttive che l’industria bellica occidentale affronta nel cercare di soddisfare le continue richieste di armi da parte di Kiev.
Nel frattempo, il Cremlino non mostra segnali di cedimento. Vladimir Putin continua a ignorare le pressioni internazionali e, anzi, ha intensificato l’offensiva militare, in aperta sfida non solo agli appelli di Trump ma anche alle recenti sanzioni varate dall’Unione europea e alle richieste di riaprire il tavolo della pace.
Odessa è stata nuovamente colpita duramente: il sindaco Gennady Trukhanov ha riferito di almeno un morto e numerosi feriti, tra cui un bambino. Colpita anche la regione di Dnipropetrovsk, dove si contano almeno due vittime. Danneggiate alcune strutture civili: una scuola, un centro comunitario, un ambulatorio e diverse abitazioni. Zelensky ha parlato di un attacco su larga scala con oltre 300 droni d’assalto e più di 30 missili lanciati su vari obiettivi. «Le regioni di Donetsk, Kirovohrad, Dnipropetrovsk, Sumy, Kherson, Volyn, Zaporizhzhia, Mykolaiv, Odessa e Zhytomyr sono state colpite», ha precisato, aggiungendo che «infrastrutture critiche sono state danneggiate a Sumy con migliaia di famiglie rimaste senza elettricità».
Da parte sua, la Russia ha denunciato un attacco ucraino con droni nella regione di Rostov, nel sud del Paese. L’incursione ha costretto le autorità a sospendere momentaneamente la circolazione ferroviaria. Secondo fonti di Mosca, oltre settanta velivoli senza pilota sono stati abbattuti, ma un ferroviere è rimasto ferito.