
Il ministro dell’Economia francese, Eric Lombard, spera che già «questo weekend» si possa raggiungere un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi. «Se non sarà così, l’Europa senza dubbio dovrà rispondere in modo più vigoroso per ripristinare l’equilibrio», ha aggiunto il ministro, le cui parole arrivano all’indomani delle indiscrezioni del Financial Times, secondo cui gli Usa avrebbero minacciato dazi del 17% sui prodotti agricoli. Intanto Donald Trump ha già firmato le prime 12 lettere in cui vengono indicati i dazi che dovranno applicare alle merci esportate verso gli Usa con le offerte “prendere o lasciare”. Le missive verranno spedite domani a 12 Paesi, ha detto il presidente dall’Air Force One. E sempre domani si terrà a Bruxelles il confronto i 27 della Ue all’ombra del rischio “no deal”. Sullo sfondo la sabbia nella clessidra continua a scendere e la scadenza della tregua fissata per mercoledì si fa sempre più vicina. Scadenza che «potenzialmente può essere oggetto di una intesa e al tempo stesso può essere anche oggetto di una proroga», ha detto ieri il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto. Definendola una «trattativa molto complessa. La mia opinione – ha aggiunto - è che ci sia un interesse reciproco per trovare un punto di sintesi perché eventuali dazi non creerebbero un problema solamente all’Europa ma anche agli Stati Uniti».
Anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida guarda a un possibile «buon accordo». Significa dazi zero? «Non ci spero. So che gli Usa puntano a riequilibrare una bilancia che almeno nell’agroalimentare ci vede in grande vantaggio», ha risposto.
Secondo Trump, le tariffe scatteranno dal 1 agosto e potrebbero variare da Paese a Paese, da un intervallo compreso tra il 10% e il 20% a un intervallo molto più elevato tra il 60% e il 70 per cento. Finora sono stati siglati solo due accordi, con il Regno Unito e il Vietnam.
Non è escluso, dunque, che entro la data fatidica venga raggiunto solo un accordo quadro per fissare un’ulteriore proroga.
Quanto alla Cina, secondo il Wall Street Journal, il leader cinese Xi Jinping sta affrontando i negoziati commerciali di Trump con una strategia ambiziosa, ispirata dalla sua comprensione degli errori commessi dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Ben consapevole della persistente superiorità economica e militare americana, Xi mira a raggiungere quello che Mao Zedong chiamava uno “stallo strategico“: un equilibrio duraturo in cui la pressione americana diventa gestibile e la Cina guadagna tempo per recuperare terreno.
Intanto, la Cina e l’Unione europea avrebbero in gran parte concluso la fase «tecnica» dei negoziati per risolvere la loro controversia sui dazi sui veicoli elettrici e l’accordo ora dipende dalla «volontà politica» della parte europea, sostengono i media cinesi. Ad aprile, Pechino e Bruxelles hanno concordato di negoziare un meccanismo di prezzo che permetterebbe ai costruttori cinesi di auto elettriche di evitare i dazi rispettando prezzi minimi di esportazione. Nel frattempo, oggi e domani si terrà a Rio de Janeiro il vertice annuale dei Brics ma sarà segnato dall’assenza di Xi e di Vladimir Putin.