
Nostro inviato a Sharm el-Sheik (Egitto)
Buona parte delle sedie dell’enorme media center del International Congress Centre di Sharm el-Sheikh hanno ancora una patina di polvere che arriva direttamente dal deserto del Sinai. È lì a testimoniare con quanto fretta sia stato organizzato il «Summit for peace» fortemente voluto da Donald Trump e co-presieduto dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, che solo venerdì sera ha sciolto la riserva e diramato gli inviti a ben più dei venti leader inizialmente annunciati. Nonostante i tempi stretti, però, gli egiziani hanno trovato il tempo di tappezzare la strada che dall’aeroporto porta fino al centro congressi di decine di enormi cartelloni due per tre dove troneggiano i due faccioni di Trump e al-Sisi con al centro la scritta «Togheter in peace» oppure «Welcome to the land of peace».
Trump arriva a Sharm el-Sheikh con tre ore buone di ritardo, complice il prolungarsi della sua visita in Israele. Circostanza che non sembra togliere il buon umore ai leader presenti alla cerimonia di firma del Piano di pace. Lo testimonia il curioso siparietto tra Recep Erdogan e Giorgia Meloni, poco prima di un incontro tra alcuni dei leader presenti dedicato ai prossimi passi da intraprendere nella stabilizzazione e ricostruzione della Striscia di Gaza.