Politica internazionale

Missione a Tunisi per Meloni, Von Der Leyen e Rutte: a cosa punta il vertice sui migranti

A distanza di un mese dalla prima visita nella capitale tunisina, il presidente del consiglio, il premier olandese e il presidente della commissione europea torneranno a parlare di migranti con Kais Saied

Meloni con Von Der Leyen e Rutte di nuovo a Tunisi

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La Tunisia è un importante banco di prova per l'Italia e per l'Europa. Bruxelles, in particolare, vuole scommettere sulla possibilità di stringere accordi direttamente con i Paesi terzi per il ridimensionamento dei flussi migratori. Un ridimensionamento da ottenere sia con investimenti sulla sicurezza che con collaborazioni di natura economica. Non è un caso quindi se domenica il presidente della commissione, Ursula Von Der Leyen, tornerà a Tunisi per incontrare il presidente tunisino Kais Saied. Con lei, come accaduto lo scorso 11 giugno, ci saranno Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte.

L'importanza del dialogo con Tunisi

La rotta tunisina è quella che sta creando i maggiori grattacapi. L'aumento delle partenze dalle coste di Sfax e Biserta, dall'inizio dell'anno ha contribuito a rendere i numeri relativi agli sbarchi nel nostro Paese molto più alti rispetto al 2022. I motivi di un'impennata del genere sono molto complessi da ricostruire.

Da un lato la Tunisia è in preda alla più grave crisi economica degli ultimi anni. Il suo governo a malapena riesce a pagare gli stipendi, le casse sono vuote proprio mentre aumentano i prezzi dei beni di prima necessità e l'inflazione non sembra conoscere ostacoli. Kais Saied aspetta i soldi promessi dall'Fmi per consentire all'economia di respirare: due miliardi di Euro circa concordati a ottobre, ma ancora non arrivati perché nel frattempo lo stesso presidente tunisino ha avanzato non poche perplessità. Saied è chiamato a effettuare riforme molto dure e drastiche per ottenere quelle somme, riforme su cui gravano molte incognite.

Spiegare però l'impennata di partenze solo con la crisi economica è un'operazione di eccessiva semplificazione. Gran parte dei migranti che hanno raggiunto le coste italiane salpando dalla Tunisia sono sub sahariani. Non si tratta quindi di famiglie in fuga dalla crisi. La difficile situazione economica forse ha dato maggiore impulso ai trafficanti locali e ai gruppi criminali, ma il collegamento con la debacle tunisina non è scontato e né tanto meno immediato.

Ad ogni modo, l'Italia sta osservando da spettatrice interessata. Giorgia Meloni ha ripetuto in più occasioni e ha ribadito a tutti i suoi interlocutori che la Tunisia non può essere portata al fallimento. Da qui l'interessamento del governo italiano nel perorare la causa di Tunisi, insistendo per lo sblocco almeno delle prime rate dei fondi concordati con l'Fmi in attesa delle riforme. Non solo, ma Roma ha interessato anche l'Ue sulla vicenda.

Per questo il dossier tunisino è un banco di prova per Bruxelles. Per la prima volta si può sperimentare un approccio congiunto sull'immigrazione non solo dello Stato interessato, in questo caso l'Italia, ma anche delle istituzioni comunitarie. Meloni ha incontrato a inizio giugno Saied a Tunisi, promettendo un'altra visita accompagnata da Von Der Leyen e Rutte. Visita poi effettuata l'11 giugno scorso.

Domenica 16 luglio ci sarà quindi un altro vertice, con gli stessi protagonisti. Ad annunciarlo è stata la portavoce della commissione europea, Dana Spinant. "Von Der Leyen, Meloni e Rutte - si legge in un comunicato - incontreranno il presidente Kais Saied nel pomeriggio di domenica a Tunisi. Al termine, seguirà un incontro con la stampa".

Un vertice molto difficile

L'incontro però non sarà dei più semplici. Sia perché nel frattempo la tensione sociale a Tunisi è peggiorata. Nei giorni scorsi a Sfax sono esplose violenze tra cittadini e migranti sub sahariani e si teme per il dilagare nel resto del Paese di altri scontri del genere. Non solo, ma l'altro fattore di cui dover tenere conto riguarda la posizione dello stesso Saied.

Il presidente tunisino più volte ha dichiarato di non voler essere il "guardiacoste" di nessuno. Un'espressione che fa ben intuire una certa distanza tra il governo di Tunisi e le istituzioni comunitarie ed europee. Circostanza rintracciabile anche dalla mancata firma del memorandum su migranti e sicurezza, con il testo concordato nella visita di giugno ma su cui la firma è stata giù più volte rinviata. Il percorso è quindi in salita.

Da qui l'idea di un nuovo faccia a faccia tra le parti.

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