"No ricollocamenti se porti chiusi". La Francia ancora in pressing sull'Italia

Consiglio straordinario europeo degli Affari esteri per discutere della questione migranti ma la Francia continua a premere contro l'Italia

"No ricollocamenti se porti chiusi". La Francia ancora in pressing sull'Italia

La Francia, quella del buonismo e della (finta) accoglienza di Emmanuel Macron si impunta ancora contro l'Italia, affinché il nostro Paese apra sempre e comunque i suoi porti alle Ong. Questa è la conditio sine qua non posta dai Transalpini per rispettare i patti di solidarietà per le ricollocazioni dei migranti. La logica dietro questa richiesta è solo una: se è l'Italia ad aprire i suoi porti, le Ong non avanzeranno pretese sulla Francia. Ancora una volta, il governo di Macron cerca di dettare legge in Italia, violando i principi di sovranità nazionale di ogni Stato dell'Unione europea.

Dall'alto di non si sa quale superiorità civile o morale, abituata all'asservimento dell'Italia durante tutto il periodo di governi di sinistra, la Francia tenta di porre condizioni all'interno dei patti di solidarietà. Quella di Macron è una mossa che mira principalmente a tenere unito il fronte interno ma così rischia di spezzare i rapporti all'interno dell'Unione europea, considerando che il governo di Giorgia Meloni non intende farsi dettare la linea da un Paese terzo. Ma la Francia va avanti e anche oggi, al termine del Consiglio straordinario Affari interni dell'Unione europea, il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin ha provato a forzare le decisioni italiane: "Dobbiamo uscire da una situazione in cui gli stessi Stati sono chiamati a ricevere navi ed effettuare i ricollocamenti da altri Stati membri. La Francia riprenderà i suoi ricollocamenti quando questo sarà il caso".

Gerald Darmanin, "braccio armato" di Emmanuel Macron nella querelle con l'Italia, non ha esitato a definire come "nemico" il comportamento del governo italiano, che si è rifiutato di prendere in carico la nave Ocean Viking dopo essersi obbligatoriamente assunto la responsabilità di aprire i porti ad altre 3 navi Ong che in quei giorni premevano contro i confini italiani. Per aver aperto il porto a una su quattro navi, la Francia ha montato un caso diplomatico che non intende ancora spegnere, mentre dal lato italiano si tenta la via della diplomazia.

Ma davanti alle richieste della Francia, anche l'Italia punta i piedi: "Non può essere obbligatoria solo la responsabilità e non la solidarietà".

Nonostante questo nuovo braccio di ferro iniziato dalla Francia, Matteo Piantedosi ha rassicurato l'Italia: "Siamo soddisfatti dei risultati di questo consiglio straordinario". Per Piantedosi i rapporti col collega francese Gerald Darmanin sono stati "normalissimi e cordialissimi" e non c'è stato bisogno di "nessun confronto".

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