Guerra in Ucraina

"No italiano a truppe Nato in Ucraina". E alla fine Macron resta isolato

Palazzo Chigi ha negato il suo appoggio all'idea del presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui tra le ipotesi da considerare per risolvere il conflitto tra Mosca e Kiev vi debba essere l'invio di truppe Nato nel Paese invaso

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L’ipotesi sollevata dal presidente Emmanuel Macron sull’invio di truppe Nato in Ucraina non ha incontrato il favore di molti membri dell’Alleanza. La Polonia è l’unica che si è detta aperta alla possibilità una volta trovato il consenso, mentre Slovacchia, Repubblica Ceca, Svezia e lo stesso segretario generale Jens Stoltenberg si sono espressi contro la possibilità di soldati occidentali a Kiev. Nel primo pomeriggio di martedì 27 febbraio è arrivata anche la risposta negativa dell’Italia.

La Conferenza organizzata ieri a Parigi dal presidente Macron ha costituito l'occasione per riaffermare, con la partecipazione del vice ministro Cirielli, il pieno impegno dell'Italia a sostegno dell'Ucraina nella lotta a difesa della propria sovranità e integrità territoriale” si legge in una nota di Palazzo Chigi. “Fin dall'aggressione russa di due anni fa vi è stata piena coesione di tutti gli Alleati nel supporto da offrire a Kiev. Questo supporto non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato”. Sembra dunque che la volontà di Macron di prendere “decisioni forti” in aiuto del Paese invaso dovrà limitarsi a quanto fatto fino ad ora, ovvero l’invio di armi, aiuti umanitari e finanziari.

L’arrivo di soldati del Patto atlantico in Ucraina, infatti, trascinerebbe inevitabilmente il blocco Usa-Ue in un conflitto diretto con la Russia. “In questo caso non possiamo parlare di probabilità, ma di inevitabilità. Ed è così che la valutiamo”, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, aggiungendo che il semplice fatto di aver evocato questa possibilità “rappresenta un nuovo elemento molto importante” sulla bilancia della guerra.

I membri dell’Alleanza, compresa l’Italia, non lasceranno comunque sola l’Ucraina anche in futuro. Martedì 24 febbraio, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha firmato con Volodymyr Zelensky un accordo sulle garanzie di sicurezza di durata decennale, che comprende un sostengo di Roma a Kiev in ambito militare, finanziario, umanitario e nella ricostruzione del Paese. Patti simili sono stati stipulati con la nazione invasa anche dalla Gran Bretagna e dal Canada. Un’indicazione, questa, che per l’Occidente l’impegno in Ucraina non si esaurirà con la fine del conflitto, ma andrà avanti in chiave anti-russa.

La Federazione guidata da Vladimir Putin, infatti, è percepita come un vicino ostile e molti ministri e alti ufficiali europei sono convinti che potrebbe attaccare la Nato nei prossimi dieci anni nel tentativo di impadronirsi del corridoio di Suwalki, il lembo di terra che collega l’exclave di Kaliningrad alla Bielorussia.

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