
Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà grazie a Donald Trump? Non si tratta di una boutade, ma l’esito degli ultimi sviluppi sui dossier internazionali. Al centro del dibattito politico e non solo, l’opera potrebbe essere classificata come spesa militare e dunque rientrare nel pacchetto di investimenti per la difesa sancito all’ultimo vertice Nato, in cui i leader hanno stabilito l’innalzamento del tetto di spesa al 5 per cento del Pil dei Paesi membri.
La svolta è stata fortemente voluta dalla Casa Bianca e prevede due fattori: più del 3 per cento in investimenti militari e il restante in infrastrutture mirate al miglioramento della capacità difensiva. Ed è proprio in questa seconda categoria che troverebbe spazio la costruzione del Ponte sullo Stretto fortemente voluto dal ministro Matteo Salvini.
Come evidenziato da Politico, un report del governo evidenzia come il Ponte agevolerebbe il movimento delle forze armate, rafforzando la sicurezza nazionale e internazionale. In tal modo, i costi dell’opera – stimati in 13 miliardi di euro – entrerebbero a fare parte dell’1,5 per cento di Pil che la Nato avrebbe destinato alle infrastrutture di interesse strategico. "Il ragionamento è il seguente: il collegamento rappresenterebbe un asse strategico per la logistica civile e militare nel Mediterraneo, considerando che la Sicilia è l'avamposto italiano verso il Medio Oriente e l'Africa" la posizione del governo riportata dal Corriere: "Per questo deve poter essere raggiunta in fretta da uomini e mezzi. Perciò l'opera più declamata d'Italia e mai realizzata in decenni di proclami, rientrerebbe nel Military Mobility Action Plan e dunque nelle opere strategiche per la sicurezza”.
Un possibile assist potrebbe arrivare dalla riunione del comitato Tent-t per la gestione delle grandi reti. Un summit che prende in esame progetti per potenziare le reti logistiche e analizzare possibili investimenti in infrastrutture mirate ad assicurare uno spostamento più agevole sul territorio europeo. Dalla Commissione è invece arrivato il commento di un portavoce, che rimarca: "Per classificare la spesa pubblica la Commissione europea utilizza la cosiddetta COFOG (Classificazione delle Funzioni di Governo). Spetta alle autorità italiane valutare se la finalità principale del ponte sia militare o civile. Verrà quindi classificato di conseguenza secondo la COFOG".
Ora si potrebbero aprire tre strade per l’Italia per quanto concerne il pagamento dell’opera. Come evidenzia l’Ansa, la preferenza della Commissione riguarda l’ipotesi di finanziare il Ponte con risorse esclusivamente nazionali. In alternativa, o si potrebbe aggiungere il Ponte all’elenco delle opere per cui si attiva la clausola di salvaguardia – con le dovute spiegazioni – oppure si potrebbe chiedere il cofinanziamento europeo.
Se Trump rischia di diventare indirettamente uno dei sostenitori del Ponte sullo stretto, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Tilman J.
Fertitta ha speso parole al miele per l'infrastruttura: "In Texas pensiamo in grande e facciamo grandi cose, ma le ambizioni dell'Italia nel campo delle infrastrutture e dei trasporti le vorremmo anche in America. Parlo del più grande ponte del mondo, e voglio che si faccia".