Il piano Trump per l'Ucraina mette Zelensky all'angolo: ecco perché

Trump è tornato alla carica sull'Ucraina, svelando un piano pensato per chiudere la guerra. C'è solo un problema: ha lavorato a quel piano coi russi, escludendo ucraini ed europei. E ora Zelensky è davanti a un bivio

Il piano Trump per l'Ucraina mette Zelensky all'angolo: ecco perché
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Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca le relazioni Stati Uniti-Ucraina sono entrate in crisi. Derubricando la guerra più geopoliticamente importante del decennio a una questione politica, con Volodymyr Zelensky (negativamente) associato alla figura di Joe Biden, o tutt'al più regionale, dunque più rilevante per l'Unione Europea che per gli Stati Uniti, Trump ha abbandonato progressivamente l'agenda russa dell'amministrazione precedente.

Per Trump, la Russia non è una minaccia alla sicurezza nazionale più di quanto non lo sia il neomercantilismo tedesco e rappresenta un attore-chiave nel contesto della biforcazione del sistema internazionale e della dispersione della globalizzazione. Corteggiando Vladimir Putin, il presidente degli Stati Uniti spera di portare la Russia nel campo da gioco occidentale o, perlomeno, di spingerla a mettere qualche limite nella sua amicizia senza limiti con la Cina.

Zelensky, ora che da Trump gli è stato presentato - per l'ennesima volta - un piano di pace che prevede la cessione delle quattro oblast dell'Ucraina orientale e della Crimea alla Russia, non può più continuare a fingere che le cose non siano cambiate a ovest dell'Atlantico. La scelta è tra la pace oggi o la capitolazione domani.

La pace che divide gli ucraini

Dopo aver promesso all'opinione pubblica che le forze armate ucraine avrebbero recuperato ogni millimetro di territorio catturato dai russi, Crimea inclusa, Zelensky deve ora pensare a un modo per far digerire ai connazionali la dura realtà sul campo, che vede Mosca occupare il 20% dell'Ucraina. Percentuale che il piano Trump vuole cristallizzare, fra riconoscimenti di avvenuta annessione - Crimea, Donetsk e Luhansk - e congelamento dei combattimenti lungo le attuali linee del fronte - Zaporizhzhia e Kherson.

Gli ucraini, stando ai sondaggi più recenti, ritengono che un congelamento della guerra lungo le attuali linee sia meglio di niente, più una non-vittoria che una sconfitta. A settembre, secondo il Kyiv International Institute of Sociology, il roboante 74% degli ucraini, "anche se senza entusiasmo", era pronto "a supportare una pace che includesse un congelamento lungo l'attuale linea del fronte", a condizione di non riconoscere i territori come ufficialmente annessi dalla Russia.

Il piano Trump non obbliga gli ucraini a sanzionare direttamente il ridimensionamento geografico, nella consapevolezza che le ricadute sulla loro dignità come popolo sarebbero eccessive. Il piano vincola, però, gli Stati Uniti a riconoscere Crimea, Donetsk e Luhansk come territori "di fatto russi". Un duro colpo all'idea di "pace giusta" che Zelensky, Joe Biden e i leader europei avevano pubblicizzato tra il 2022 e il 2024.

Tra nazionalismo e realismo

Washington vuole costringere l'alleato ad ammettere l'irreversibilità del risultato, in modo da chiudere la guerra prima che la lenta ma inesorabile avanzata delle forze armate russe provochi un collasso dell'intero sistema e, dunque, un possibile cambio di regime. Se è vero che il piano Trump guarda molto a Mosca, che Washington spera così di allontanare da Pechino, lo è altrettanto che Zelensky è più pragmatico di ciò che lascia trasparire. In pubblico non può fare altro che criticare la parzialità dei 28 punti per la pace in Ucraina. In privato, però, sa che l'economia interamente dipendente dagli aiuti esteri, la crescente stanchezza popolare e i recenti scandali di corruzione, come quello che ha appena investito il comparto energetico, minacciano di causare l'implosione della nazione.

In quasi un anno di Trump bis, Zelensky ha avuto modo di vedere i rallentamenti nell'invio di armi e la riluttanza nell'applicare nuove sanzioni, senza dimenticare il maltrattamento ricevuto in mondovisione il 28 febbraio scorso.

Tira una nuova aria a Washington, che impone al presidente ucraino maggiore pragmatismo, anche se il costo sarà il ridimensionamento geografico dell'Ucraina. L'alternativa è una non-alternativa: una guerra a oltranza in quasi solitaria contro la Russia e i suoi alleati.

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