Politica internazionale

La profezia di Crosetto sull'Europa: ecco cosa ha detto

Il ministro Crosetto analizza la situazione africana e lancia l'allarme per il futuro: "La mancanza di aiuti alla Tunisia la consegna a potenze che vorrebbero mettere in crisi l'Occidente"

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La visita in Tunisia di Giorgia Meloni, la seconda in cinque giorni, insieme a Mark Rutte e a Ursula Von der Leyen, è significativa dell'importanza che la stabilità di questo Paese ha per l'Italia e per l'Europa. "O l'Europa aiuta la Tunisia e l'Africa a crescere o non avrà futuro", sentenzia Guido Crosetto in un'intervista rilasciata a il Messaggero. Una profezia, quella del ministro della Difesa, che disegna uno scenario ben preciso per il vecchio Continente: "Deve esistere un piano b, c e d. Non dobbiamo sclerotizzarci su una sola soluzione ma cercare di raggiungere l'obiettivo".

Il nodo al momento è il Fondo monetario internazionale, gestito dagli americani, il cui intervento è fondamentale per sbloccare i fondi da destinare al Paese di Kaïs Saïed. L'analisi fatta dal ministro è su ampia scala e guarda principalmente all'evoluzione futura degli scenari internazionali: "L'Europa non può preoccuparsi solo dell'escalation di sbarchi, deve pensare al destino di un continente che tra quindici, vent'anni avrà due miliardi e mezzo di abitanti". E deve preoccuparsi soprattutto degli interessi sviluppati da Cina e Russia in quelle regioni, dove si muovono con intenti colonialistici simili a quelli europei dei primi del Novecento, spiega Crosetto, che lancia un allarme nemmeno troppo velato: "La mancanza di aiuto dell'Occidente non solo mette la Tunisia in difficoltà, la consegna in mano a potenze che vorrebbero usarla per mettere in crisi l'Occidente tra qualche anno".

Il riferimento è anche all'ipotesi che la Russia possa usare il fenomeno migratorio come arma secondaria contro l'occidente: "È presente in Africa con soldati e mercenari, come la Wagner, che sono riusciti a infiltrarsi nei governi di diversi Paesi, penso al caso recente del Sudan. Mettono una parte contro l'altra, creano percorsi di instabilità che costringono all'immigrazione centinaia di migliaia di persone". È l'area del Sahel quella che al momento desta maggiori preoccupazioni in tal senso, perché è quella in cui al momento agiscono le maggiori pressioni di destabilizzazione "attraverso il terrorismo e l’infiltrazione di potenze straniere nelle istituzioni di questi Paesi".

In questo scenario, prosegue Crosetto, "l’immigrazione clandestina controllata dalle organizzazioni criminali è una derivata secondaria, un campanello d’allarme di cui noi cogliamo la potenziale gravità perché siamo la nazione più vicina".

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