La sinistra caccia i gay se sono ebrei

Schlein&Company avevano un'occasione d'oro. Sfilare con la comunità Lgbtq+ ebrea nelle piazze italiane. Non solo non lo hanno fatto, ma hanno tollerato che le loro associazioni venissero cacciate da quelle piazze

La sinistra caccia i gay se sono ebrei
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La sinistra ha un gigantesco problema proprio nel campo in cui si ritiene più forte: la tutela dei diritti delle minoranze. Quello che è andato in scena questo fine settimana è un gigantesco paradosso. Mentre la classe dirigente del Partito democratico e della sinistra più estrema volava a Budapest per sfilare al Pride, incautamente bandito da Orbán, sotto casa sua, in Toscana, a Napoli, a Milano, la minoranza ebrea non poteva sfilare al Pride. Le comunità Lgbtq+ non sono molto gradite, per usare un eufemismo, oltre che in Ungheria, anche nei paesi arabi. Gli ayatollah e i loro cugini terroristi di Hamas, impiccano i gay. Tanto che debbono trovare rifugio in Israele, dove infatti da anni si tengono raduni e Pride. Ebbene Schlein&Company avevano un'occasione d'oro. Sfilare con la comunità Lgbtq+ ebrea nelle piazze italiane. Non solo non lo hanno fatto, ma hanno tollerato che le loro associazioni venissero cacciate da quelle piazze. In pochi nel Partito democratico hanno denunciato questa incongruenza: tra tutti, a Milano, Daniele Nahum, che è dovuto uscire dal partito, e Emanuele Fiano che denuncia da sempre episodi di antisemitismo a destra come a sinistra. Abbiamo una trave dalle nostre parti e sembra che ci occupiamo di una pagliuzza, che rendiamo gigante, ben lontana da casa nostra. La trave è che la comunità ebraica italiana non può con la sua brigata sfilare il giorno della Liberazione e ora non può, con le sue associazioni storiche, partecipare ai Pride nelle nostre città. Ma nessuno si scandalizza. Gli ebrei non sono una minoranza, sono ebrei. La destra israeliana, quella religiosa, non ama i carri colorati. E il 7 ottobre i morti del rave, per mano di Hamas, non erano la tipologia di supporter tipici di Bibi. Ma questo non conta. La tutela delle minoranze, come la intendono a sinistra, vale per tutti, ma non per gli ebrei. Volano a Budapest contro Orbán, perché si dichiarano inclusivi. E scappano da Milano perché non vogliono difendere ciò che per loro è indifendibile: il popolo di Israele, anche se progressista, omosessuale, laburista, e minoritario. La sensazione è che la sinistra più che i diritti degli ultimi, sia alla disperata e continua ricerca della polemica con il governo. E se per farlo si debbono sacrificare «quattro ebrei italiani e omosessuali» si proceda pure.

Che credibilità ha la difesa dei diritti dei gay, se a farla si deve andare in Ungheria, mentre a casa nostra i gay ebrei non hanno neanche diritto di scendere in piazza? Un gay ebreo italiano è forse meno omosessuale di un ungherese? E ancora, sempre nella logica urlata e rivendicativa della sinistra, un gay ebreo sarebbe meno discriminato di un gay non ebreo? Che pagliacciata.

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