Dopo 17 anni è ancora caccia ai resti di Denise

Ispezione in casa e pozzo dell'ex moglie del padre della piccola

Dopo 17 anni è ancora caccia ai resti di Denise

Ci sono inchieste giudiziarie che nascono male e finiscono peggio. I motivi possono essere tanti, anche se più o meno sono sempre gli stessi: sottovalutazione del caso, incapacità investigativa, depistaggi, malafede, omertà.

Nella sventurata vicenda della scomparsa della piccola Denise Pipitone, 4 anni, tutte queste ragioni sono state frullate nel corso di 17 anni di indagini che hanno ottenuto solo il risultato di non giungere a nulla. Ma forse questo «mancato esito investigativo» non è frutto di un destino avverso, bensì il risultato di una scelta preordinata a monte. Da chi? E perché? Mistero.

Intanto lascia stupefatti la decisione di riaprire un fascicolo a 17 anni dalla sparizione della bimba «volatilizzata» in una manciata di secondi e a pochi metri dalla sua abitazione. Un mistero che poteva - e doveva - essere svelato nel giro di poche ore. Invece sappiamo com'è andata; 17 anni di accertamenti che non hanno accertato niente. Ora la Procura di Marsala ha disposto un' ispezione nell'abitazione e in un pozzo di via Pirandello, a Mazara del Vallo, che fu in uso ad Anna Corona, l'ex moglie di Pietro Pulizzi, papà biologico della piccola Denise Pipitone. Cosa pensano di trovarci? La soluzione del giallo che ebbe inizio in quel maledetto 1 settembre 2004? Una storiaccia dove tutto è possibile, almeno quanto tutto è improbabile. Anna Corona è la mamma di Jessica Pulizzi (sorellastra della piccola Denise), finita sotto processo - e assolta - nei tre gradi di giudizio. «Il sopralluogo - precisa la Procura - verificherà se sono stati effettuati lavori edili». Il sospetto è che - almeno secondo una «segnalazione anonima» giunta agli inquirenti - dietro un muro possano celarsi i resti di Denise.

Della vicenda-Pipitone si è tornati a parlare recentemente dopo la segnalazione di una giovane russa, presunta «alter ego» di Denise: una evidente fake news che ha dato il la a una tristissima operazione «mediatica» cui in tanti si sono prestati senza pudore. Era chiaro (pure senza «prova del Dna») come la ragazza russa fosse solo una millantatrice, ma tutti hanno voluto interpretare una parte nel teatrino-tv del macabro. Che ancora continua.

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