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"Il 41 bis? Uno strumento fondamentale"

L'ex Procuratore: "Il clima di oggi mi ricorda gli anni del pre-terrorismo"

"Il 41 bis? Uno strumento fondamentale"

Gian Carlo Caselli, 83 anni, ex capo procuratore di Palermo, ha lottato contro la mafia e il terrorismo. Dopo la devastazione di Torino durante il corteo in solidarietà all'anarchico Alfredo Cospito, da cinque mesi in sciopero della fame per protesta contro il 41 bis, riflette: «Il clima di oggi per alcuni profili ricorda quello del pre-terrorismo».

Cospito, ricoverato in ospedale per via del peggioramento delle condizioni di salute, ha chiesto all'autorità giudiziaria di essere scarcerato e andare a casa, tramite il differimento pena nella forma della detenzione domiciliare per motivi di salute. Che cosa ne pensa?

«Mi sembra una partita a scacchi. Aspettiamo il finale, sperando che nessuno si faccia male».

Il caso dell'anarchico ha riacceso il dibattito sul 41 bis, sulla disumanità del carcere duro.

«Secondo me è sbagliato parlare di disumanità o di carcere duro. Si tratta di giusto rigore per quanto riguarda i mafiosi che prima del 41 bis vivevano in carcere ad aragoste e champagne. Non stiamo parlando di una questione gastronomica, ma di una cosa ben più grave. Erano simbolo e suggello di una supremazia della mafia rispetto allo Stato anche all'interno del carcere e così non poteva neanche cominciare una credibile lotta contro la mafia. Con il 41 bis comincia il riscatto dello Stato, si salva la democrazia. Il pericolo c'è ancora oggi, le mafie esistono e non possiamo rinunciare a uno strumento che si è rivelato fondamentale contro i clan. Piuttosto, si potrebbe avviare un confronto per capire se il 41 bis sia indispensabile anche oltre il perimetro dei boss mafiosi irriducibili. Per puntare ad un eventuale aggiornamento della disciplina normativa. Ma ormai il caso Cospito ha scatenato una sorta di tempesta perfetta capace di produrre danni a raggiera».

Lo storico anarchico Pasquale Valitutti al corteo di sabato a Torino ha detto: «Se Alfredo muore, dovranno pentirsi amaramente». E sulle radio d'area si parla da tempo di «tandem assassino riferendosi a Digos e Procura. Quanto è alto il rischio di una escalation di violenza in caso di un ulteriore aggravamento delle condizioni di Cospito?

«Al netto delle minacce e degli slogan tra l'isterico e il grand guignol (comunque da non sottovalutare) la situazione è questa. A sostegno della richiesta di Cospito (oppure prendendo a pretesto la sua richiesta) si è scatenata la bagarre, dagli attentati contro i consolati italiani di Atene, Berlino e Barcellona alla guerriglia urbana di Torino. Ne risulta un piatto sporco in cui possono mettere le mani in molti, animati anche da propositi contrastanti. Rispetto alla paura di un ritorno degli anni di piombo, secondo me Br e anarchia sono due cose diverse. Se non altro perché l'anarchia è una galassia e non una organizzazione piramidale come le Br. Inoltre, i metodi dell'azione sono violenti, ma divergenti nell'organizzazione e nella finalizzazione. Bisogna anche dire, però, che il clima di oggi per alcuni profili ricorda quello del pre-terrorismo. Nel senso che da manifestazioni violente di piazza si potrebbe arrivare a qualcosa di più, ma penso e spero che non succederà».

Lo scontro tra la procura di Torino e la galassia anarchica ha radici ben lontane.

«Da parte della Procura di Torino non c'è mai stato uno scontro, né con la galassia anarchica, né con le Br, né con la mafia ndranghetista, né con i violenti no Tav.

Si è trattato sempre e soltanto del rigoroso adempimento del proprio dovere istituzionale».

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