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Abuso d'ufficio, i numeri di un reato che non regge

Oltre 5mila procedimenti e pochi condannati. Per Nordio va abolito. Fdi: "Meglio riformare"

Abuso d'ufficio, i numeri di un reato che non regge

Nel 2021, 4.465 su 5.418 procedimenti aperti in tutta Italia per il reato di abuso d'ufficio si sono conclusi in udienza preliminare o in udienze col rito abbreviato con un decreto di archiviazione «per ragioni diverse dalla prescrizione». Un reato che fa registrare solo il 3% di condanne. Il dato, preso dalle statistiche del Ministero della Giustizia, dimostra le «difficoltà» che questa ipotesi di reato, al centro di una possibile riforma del governo, incontra nelle aule dei tribunali.

Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle Camere Penali, afferma: «Noi siamo sicuramente dell'idea che si debba intervenire radicalmente sul reato di abuso d'ufficio e la soluzione migliore è la sua integrale abrogazione». I numeri più recenti a disposizione raccontano che, sempre stando alle prime battute dei procedimenti o nella fase in cui si può chiedere un giudizio più celere con sconto di pena, da questi 5.418 procedimenti nel 2021 conclusi con 9 condanne davanti al gip e 18 in sede di dibattimento, 35 patteggiamenti, 72 assoluzioni, 28 prescrizioni, 148 archiviazioni, 370 che hanno disposto il giudizio e, appunto, 4.465 che ne sanciscono la fine quasi sin da subito. Tra le cause diverse dalla prescrizione che ammazzano i procedimenti nella culla per abuso d'ufficio, ipotizza il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma Antonino Galletta, «potrebbero esserci l'assenza di querela, la morte dell'indagato, la sua irreperibilità». Dai numeri del dibattimento, quindi quando già si entra nel vivo della questione, emerge che su un totale di 513 ci sono state 18 condanne, nessun patteggiamento, 256 assoluzioni, 152 non doversi procedere per prescrizione e 24 per altre cause diverse dalla prescrizione e 5 «altre sentenze» la cui natura non è precisata. Intanto, si è aperto al ministero della Giustizia il tavolo che, come promesso ufficialmente ai sindaci dal presidente del consiglio Giorgia Meloni e annunciato dal Guardasigilli, Carlo Nordio, porterà a ridisegnare i reati di abuso d'ufficio e traffico di influenze, adeguandoli alla realtà. Nordio, assieme al viceministro Francesco Paolo Sisto e ai sottosegretari, Andrea Delmastro Delle Vedove ed Andrea Ostellari, hanno annunciato la presentazione di un disegno di legge governativo che miri a superare la paura della firma degli amministratori pubblici.

L'obiettivo di via Arenula è sconfiggere la burocrazia difensiva che rischia di essere ancora più dannosa per il nostro Paese in un periodo in cui invece bisognerà accelerare con la messa a terra dei progetti finanziati dal Pnrr. Il ministero ha annunciato «interventi radicali in tempi brevissimi nel modo più idoneo a raccogliere le istanze ripetutamente formulate dall'Anci». Una formula che lascia aperte entrambe le ipotesi in campo: la cancellazione totale del reato o la sua radicale trasformazione, eliminando il cosiddetto abuso d'ufficio di vantaggio (in cui un atto amministrativo viene ritenuto abusivo e fa scattare la responsabilità penale) e lasciando in vigore il cosiddetto abuso d'ufficio di danno ossia quello che arreca ad altri un danno ingiusto. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, lo stesso Nordio propenderebbe per cancellare del tutto l'art. 323 del codice penale.

Una prospettiva che, tuttavia, non raccoglierebbe favori in Fdi a cominciare dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove che sarebbe più favorevole alla riforma del reato.

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