
Giuseppe Conte oggi è all'Aja per un vertice anti-Nato (come da Giornale dei giorni scorsi) ossia un vertice in cui vari esponenti della sinistra europea diranno "no" all'aumento della spesa militare per la Nato, e protesteranno ufficialmente contro il riarmo europeo in seno alla Nato, questo dopo aver già chiesto, Conte, che Giorgia Meloni non dia disponibilità delle nostre basi militari alla Nato. Però ieri mattina, Conte, è riuscito a preannunciare che oggi no, non ci sarà un vertice anti-Nato, perché lui non ha mai detto che bisogna uscire dalla Nato, non ha mai contestato l'esistenza della Nato: e allora che vertice è? "La definizione giusta", ha fatto sapere, "è vertice anti-riarmo". Riarmo di che cosa? Della Nato, osserviamo noi: si tratta di un'accresciuta percentuale del Pil prevista per le spese militari (lo chiamano riarmo) che è suddivisa tra gli stati che aderiscono a che cosa? Alla Nato. Del resto, dettaglio, fu il Governo Conte che aumentò le nostre spese militari (per la Nato) le quali spese, Conte, ha ufficialmente contestato ieri al vertice anti-Nato.
Insomma: non fosse chiaro (ma lo è) Conte è qualcosa di più di un camaleontico trasformista all'italiana: è una bandierina impazzita in preda a venti di tornado, che ora, peraltro, sono venti di guerra. Ai suoi ragazzi dei Cinque Stelle, che hanno l'ingiusta fama di non essere delle cime, ora Conte dovrà spiegare che quello di oggi non è un vertice Anti-Nato: e poi, di passaggio, dovrà spiegare perché da premier (2018) abbia magnificato come "pilastro della sicurezza europea e internazionale" la Nato, precisando poi che "l'Italia crede fermamente nella Nato" e che perciò "non intendiamo sottrarci ai nostri impegni di solidarietà e lealtà atlantica alla Nato".
Ma forse Conte, ai suoi, piace così. Se il suo fosse un normale opportunismo politico, un funambolismo figlio dei tempi, potremmo anche capire: ma qui siamo all'acrobatismo, Giuseppe Conte è la versione politica del salto mortale all'indietro di Olga Korbut a Monaco 1972, bandito per l'alta possibilità di riportare danni permanenti in caso andasse male. Conte, però, politicamente atterra sempre sul pagliericcio di un movimento senza memoria: neanche a breve termine. Ergo: Conte è a favore della Nato ma va al vertice anti-Nato (assieme agli anti-militaristi europei) e poi è contro il riarmo e quindi "per la pace", ergo dovrebbe essere contro grande alleato di Netanyahu che è Trump, però no, su Trump (quello di "Giuseppi") è transigente e benevolo; Conte poi si scandalizza con Netanyahu per Gaza (che Trump voleva trasformare in un resort) e in particolare si scandalizza per i bambini di Gaza, giustamente, e però parla poco (eufemismo) di quelli ucraini che sono stati rapiti e deportati dai russi dopo averne ammazzato i genitori, mentre a Zelensky, sin dal 2022, Conte addossa la colpa dell'accresciuta aggressività russa e chiede all'Ucraina di arrendersi.
Chi non conosce coerenza può tuttavia permettersi di criticare
l'incoerenza altrui: così, intanto, l'acrobata dei Cinque Stelle deride un Pd di Elly Schlein, che si macera tra l'atlantismo riformista e il pacifismo ambiguo e immobilista. Perché macerarsi per delle idee? Basta non averne.