Politica

Dopo la Gregoretti, c'è la Open Arms: pronta un'altra grana per Salvini

Dopo il via libera al processo sul caso Gregoretti, per il leader della Lega si avvicina la possibilità di essere messo sotto accusa anche sul caso relativo alla nave dell'Ong spagnola Open Arms

Dopo la Gregoretti, c'è la Open Arms: pronta un'altra grana per Salvini

Quella di ieri al Senato è stata soltanto la prima di due cruciali votazioni riguardanti Matteo Salvini. Dopo il via libera per il processo sul caso Gregoretti, il 26 febbraio palazzo Madama verrà investito anche della vicenda Open Arms.

Lo scorso 1 febbraio è stato lo stesso ex ministro a rendere noto che il tribunale dei ministri di Palermo ha inoltrato ai senatori la richiesta per un nuovo processo a suo carico, questa volta per l’appunto per il caso riguardante l’Ong spagnola la cui omonima nave è approdata a Lampedusa il 20 agosto scorso.

Giorno piuttosto delicato quello, visto che è lo stesso in cui Giuseppe Conte ha dato le dimissioni ed è caduto il suo primo governo. Il caso Open Arms non è poi così diverso da quello riguardante la Gregoretti, ma ci sono delle differenze non secondarie che potrebbero rendere peculiare la vicenda relativa all’Ong spagnola.

In primo luogo, diversa è la procura da cui il caso è partito: della Gregoretti se n’è occupata in primis la procura di Siracusa, che ha quindi girato il caso a Catania, lì dove è stato istituito il competente tribunale dei ministri. Il caso Open Arms invece è partito da Agrigento, il cui procuratore Luigi Patronaggio è salito a bordo della nave in quel 20 agosto per decretarne il sequestro ed aprire un fascicolo. Successivamente, il caso è passato a Palermo dove poi è stato istituito il tribunale dei ministri.

E se nella città etnea il procuratore Carmelo Zuccaro aveva chiesto l’archiviazione per Salvini, a Palermo invece il procuratore Francesco Lo Voi ha sposato la tesi del suo collega di Agrigento, dando dunque ampio credito all’accusa di sequestro di persona nei confronti dell’ex ministro dell’interno. In poche parole, dopo il via libera del Senato di ieri il processo sulla Gregoretti tornerà in una procura che si era già espressa per l’archiviazione della posizione di Salvini, mentre invece se i senatori daranno il disco verde sulla Open Arms, allora il procedimento sarà in mano ad una procura che ha ritenuto più delicata la posizione del ministro.

Ma la distanza tra le due procure in questione non è l’unica tra i casi Gregoretti ed Open Arms. Occorre infatti anche considerare un altro elemento: la Gregoretti è una nave militare, mentre la Open Arms è di una Ong. Un dettaglio di non poco conto. Il mezzo della Guardia Costiera, su indicazione delle autorità competenti ed anche del Viminale, ha salvato i migranti in acque di competenza maltese. Così come sottolineato ieri in Senato dall’ex ministro Giulia Bongiorno, per Salvini al massimo si potrebbe parlare di un rallentamento delle operazioni di sbarco, anche perché è difficile immaginare che chi ha dato il via libera al salvataggio di alcune persone poi ne diventa il sequestratore. Un discorso diverso dal caso Open Arms, in cui i migranti a bordo sono stati salvati dai membri dell’Ong, i quali poi hanno rivendicato l’individuazione di un porto sicuro non accordato dall’allora ministro.

E qui entra in gioco un’altra differenza, la quale tira in ballo il confine molto sottile tra responsabilità personale politica di Matteo Salvini, in qualità di titolare del Viminale, e quella dell’intero esecutivo Conte I. Secondo il Movimento Cinque Stelle, l’iniziativa sulla Gregoretti è stata presa solo da Salvini ed è soltanto lui chiamato a risponderne. Dal canto suo, il segretario leghista ha sempre parlato di scelta condivisa con l’intero governo di allora. E nelle sue memorie difensive, Salvini ha tirato fuori diverse mail inviate nei giorni più caldi di quel caso, sviluppatosi nel luglio 2019, tra Palazzo Chigi e Farnesina. Un modo per dimostrare che la presidenza del consiglio sapeva di quanto stava accadendo. Inoltre, più volte i membri della Lega nelle ultime settimane hanno mostrato dichiarazioni ed interviste di alcuni esponenti grillini del governo Conte I, Bonafede e Toninelli in primis, che pubblicamente non hanno preso alcuna distanza da Salvini sul caso Gregoretti.

Situazione diversa invece sulla Open Arms. E qui bisogna anche ricordare il differente contesto politico in cui si è sviluppato il caso: la nave Gregoretti ha atteso di sbarcare in giorni in cui la maggioranza gialloverde era ancora compatta, l’Ong spagnola è entrata in acque italiane quando si era già consumato lo strappo tra Lega e Movimento Cinque Stelle.

Nelle 110 pagine di documento con il quale il tribunale dei ministri di Palermo ha chiesto il processo a Salvini sul caso Open Arms, è stata rimarcata dai giudici la distanza tra le posizioni del ministro dell’interno e quelle del presidente del consiglio. In particolare, si è fatto riferimento ad uno scambio di missive tra Salvini e Conte, in cui quest’ultimo evidenziava il problema dei migranti minorenni a bordo.

In questo caso dunque, è lo stesso tribunale dei ministri ad aver rimarcato come quella di Salvini è stata una presa di posizione personale e dunque si potrebbe configurare più facilmente la responsabilità individuale e non del governo. Tuttavia, come sottolineato in un articolo su La Verità da Daniele Capezzone, la difesa di Salvini potrebbe puntare sull’articolo 95 della Costituzione, secondo cui “il presidente del Consiglio dirige la politica generale del governo e ne è responsabile”. E dunque Conte, nei giorni del caso Open Arms, aveva i poteri di attuare scelte differenti rispetto all'indirizzo dato sulla vicenda dal ministro dell'intero.

Intanto occorrerà vedere adesso cosa decideranno i senatori il prossimo 26 febbraio.

Ma appare quasi scontato che, dopo il via libera sul caso Gregoretti, adesso si avvicina quello più complesso del caso Open Arms.

Commenti