
Non ci sarà alcun pathos quando giovedì a Strasburgo il Parlamento europeo voterà la mozione di censura a Ursula von der Leyen, accusata di falsa trasparenza nei rapporti con le multinazionali che fornirono i vaccini per il Covid. Impossibile, infatti, che i due terzi dei presenti al voto - che devono peraltro rappresentare il 50% più uno degli aventi diritto - votino contro la presidente della Commissione europea. Pur non essendo in discussione l'esito della partita, però, non c'è dubbio che lo scontro in corso in questi giorni all'Eurocamera avrà delle ripercussioni. E a oggi è ancora presto per capire quanto grandi.
Intanto, per la prima volta da quando siede a Palazzo Berlaymont - cioè dal primo dicembre 2019 - von der Leyen deve affrontare una mozione di censura. Il segnale di un'evidente debolezza, che probabilmente trova la sua ragion d'essere nella politica dei due forni che sta portando avanti la presidente della Commissione. Che, rieletta nel 2024 con i voti di Ppe, S&D, Renew e Greens, su diversi dossier - dall'immigrazione al green deal - ha più volte strizzato l'occhio ai conservatori di Ecr suscitando l'irritazione di socialisti e verdi. E pur destinata a non passare, è probabile che la mozione peserà sulle future interlocuzioni tra Ecr e von der Leyen.
Nonostante l'ottimo rapporto con Giorgia Meloni (è stata presidente di Ecr fino allo scorso dicembre) che ha portato alla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, la mozione prende infatti il via proprio da Ecr. A presentarla è stato Gheorghe Piperea, europarlamentare rumeno di Aur. Che si è tirato dietro i polacchi del Pis ed è arrivato a raccogliere le firme di 27 dei 79 deputati conservatori. Fratelli d'Italia, che è l'azionista di maggioranza del gruppo, ha ovviamente provato a stoppare il rumeno ed è riuscita a limitare le adesioni alla mozione. Che sono poi però arrivate in massa dal gruppo sovranista dei Patriots, dove milita la Lega di Matteo Salvini insieme al Rassemblement National di Marine Le Pen e al Fidesz di Viktor Orbán. E da Esn, il gruppo a cui aderisce l'ultra destra di Afd. Una saldatura grazie alla quale si è arrivati al numero di firme necessarie per portare la mozione fino in plenaria.
Ieri è iniziata la discussione generale, con Nicola Procaccini - co-presidente del gruppo Ecr - che ha di fatto formalizzato la spaccatura dei Conservatori. La mozione di censura contro von der Leyen, dice in aula, è "un errore, un regalo ai nostri avversari politici" e "io voterò contro", anche "per difendere il lavoro dell'attuale vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto". Giovedì, dunque, Ecr lascerà ai suoi eurodeputati libertà di voto. Ma al momento lo scenario è che il gruppo si muoverà in ordine sparso, senza neanche giocare la carta dell'astensione o della non partecipazione al voto. Con il Pis (l'altro co-presidente è Patryk Jaki) e Aur (George Simion è invece vicepresidente di Ecr Party) che voteranno a favore, Fdi che si esprimerà contro insieme ai belgi di N-VA e ai cechi di Ods e il resto del gruppo (a partire da Identité-Libertés di Marion Maréchal) indecisi sul da farsi. Perché una cosa è non sottoscrivere la mozione, altra è non votare contro una Commissione che un pezzo corposo dei Conservatori ha sempre duramente criticato.
Una mozione che in Italia divide trasversalmente. Nel governo, sono contrari Fdi e Forza Italia ma voterà a favore la Lega. Nell'opposizione, il M5s dirà sì alla censura, a differenza del Pd che sta valutando l'astensione per dare comunque un segnale a von der Leyen.
La presidente della Commissione, intanto, ieri ha respinto le critiche. Si è presentata in plenaria con la squadra dei commissari Ue quasi al completo, a dare sì un segnale di compattezza ma lasciando intravedere anche una certa preoccupazione. Non tanto per la mozione in sé, quanto per l'insofferenza di S&D, che del governo è uno degli azionisti di maggioranza. Durante il suo intervento in plenaria ha puntato il dito contro "la minaccia allarmante dei partiti estremisti che vogliono polarizzare le nostre società con la disinformazione" e che "sono sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia". "Questi - ha aggiunto - sono movimenti alimentati da cospirazioni, dagli anti-vaccinisti agli apologeti di Putin".
Urla e fischi dalla destra, silenzio e braccia incrociate da sinistra.Giovedì il voto del Parlamento Ue. Proprio nelle stesse ore in cui von der Leyen sarà a Roma ospite di Meloni per l'apertura della Ukraine Recovery Conference 2025.