
Il ristorante fino all'ultimo lo aveva chiamato "il negozio". Lo definiva così quando era una trattoria di periferia, senza blasone, aveva continuato a farlo quando era diventato uno dei migliori ristoranti di Milano. Anche se l'insegna, quella, era cambiata con gli anni: dapprima Trattoria, poi Ristorante, infine il Luogo. Sempre "di Aimo e Nadia". La Itaca dei ristoranti cittadini, quello che i milanesi di un certo tipo consideravano l'unico posto dove valesse la pena andare per mangiare una cucina profondamente italiana in un conteso al contempo famigliare ed elegante.
Aimo Moroni è morto domenica sera, nel giorno di chiusura del ristorante che aveva fondato nel 1962, con la moglie Nadia Giuntoli. Toscani entrambi, lui di Pescia, lei di Chesina Uzzanese, divisi da otto anni, entrambi trasferiti a Milano giovanissimi, in cerca di fortuna. Lui, Aimo, era stato iniziato ai segreti degli ingredienti dalla madre provetta cuoca, una competenza che nasceva dalla privazione, dalla miseria, che spinge a conoscere come scegliere e utilizzare al meglio quel poco che c'è. I due nel 1962 fondano in via Montecuccoli, nella allora estrema periferia ovest della città, la Trattoria da Aimo e Nadia. Cucina toscana, come da loro origini e come si usava allora: se un ristorante non era milanese allora era toscano. Aimo a fare la spesa e ad accogliere i clienti, Nadia in cucina. Il posto conquista presto una sua clientela affezionata, la gente esce felice, non c'è ancora Tripadvisor ma il passaparola corre, e le ambizioni pian piano si van irrobustendo. Negli anni Settanta la Trattoria diventa Ristorante (poi, come detto, il Luogo), la cucina si fa più ambiziosa, Aimo decide di allargare la tavolozza dei sapori alle mille eccellenze nazionali. Nascono piatti storici come la Zuppa Etrusca, che oggi ancora guai a chi la tocca. Nel 1981 arriva la prima stella Michelin e se andate a vedere l'elenco dei ristoranti di pari distinzione all'epoca scoprirete che molti sono nel frattempo chiusi, oppure turisticizzati, oppure impolverati. E invece il Luogo la sua stella ce l'ha ancora, anzi per molti anni ne ha avute due e tante ancora ne meriterebbe.
Il segreto del Luogo è stato quello di crescere con lentezza e consapevolezza. Anche se poi ha precorso i tempi in molti campi: in cucina nella ricerca di un discorso che contemperasse la profondità delle tradizioni italiane con uno sguardo sempre contemporaneo allo Zeitgeist. In sala con il piacere di contornarsi del bello, in particolare di opere d'arte. Nella comunicazione con il precoce sviluppo del marketing e delle pubbliche relazioni, affidate alla figlia Stefania già da lungo tempo.
E anche nella loro eredità Aimo e Nadia hanno visto lungo: a un certo punto capiscono che il loro tempo migliore è andato e affidano il testimone a Stefania, nel frattempo diventata ceo di un gruppo che comprende anche Vòce in piazza della Scala e Aimo e Nadia BistRO in via Bandello, e ai cuochi Alessandro Negrini e Fabio Pisani, che oggi hanno in mano le tre insegne e continuano a lavorare magnificamente senza tradire la storia della famiglia. E sì, la Zuppa Etrusca è ancora in carta, così Aimo può andarsene tranquillo.