Aiuti, spari sulla folla. L'Idf smentisce

Le forze israeliane: "Era solo un avvertimento". Hamas: "Ma ci sono 31 morti"

Aiuti, spari sulla folla. L'Idf smentisce
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La crisi umanitaria a Gaza si tinge di giallo. Almeno 31 palestinesi sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti ieri mattina presto mentre si dirigevano verso un sito di distribuzione alimentare nella Striscia meridionale. A riferirlo sono stati diversi testimoni e Hamas. Ma non è chiaro chi sia stato a sparare. Ore dopo, le forze dello Stato ebraico hanno negato di aver aperto il fuoco sui civili e hanno condannato le «false notizie, comprese le gravi accuse contro l'Idf». Tuttavia, un funzionario militare israeliano ha ammesso che le truppe hanno lanciato colpi di avvertimento durante la notte contro sospettati che si erano avvicinati, a circa un chilometro di distanza dal luogo di consegna degli aiuti, ore prima che la struttura aprisse per elargire gli alimenti. «Non c'è alcun collegamento tra l'incidente in questione e le false denunce contro l'Idf» ha precisato il funzionario.

La Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione americana sostenuta da Israele che si occupa della consegna degli aiuti alla popolazione, ha negato anche i report sulle decine di morti. «Come già segnalato nel nostro rapporto quotidiano, il cibo è stato fornito senza incidenti. Le segnalazioni di feriti e vittime sono completamente false e inventate» ha spiegato in una nota la Ghf, allegando circa 15 minuti di filmati registrati. L'esercito dello Stato ebraico ha accusato più volte Hamas di aver deliberatamente ostacolato la elargizione di alimenti, di aver danneggiato i civili e di aver usato la fame come strumento per mantenere il controllo. L'Idf ha inoltre esortato i media a verificare le informazioni, mettendo in guardia dal fare affidamento su affermazioni provenienti da Hamas.

I disordini e la guerra di propaganda sono iniziati da quando, sotto la pressione degli alleati, Israele il mese scorso ha iniziato a consentire l'ingresso di alcuni aiuti umanitari a Gaza, dopo aver bloccato l'accesso di cibo, medicine, carburante e altri beni dal 2 marzo, una mossa che Tel Aviv ha precisato essere volta a fare pressione su Hamas affinché rilasciasse gli ostaggi. L'Onu e altre ong si sono rifiutati di partecipare al sistema Ghf, e hanno puntualizzato che viola i principi umanitari, mette gli aiuti sotto il controllo di Israele, che li utilizza per attuare il suo piano ovvero trasferire l'intera popolazione della Striscia a sud. Inoltre, hanno fatto notare anche che l'iniziativa non può soddisfare gli enormi bisogni della popolazione e mette in pericolo chi è in cerca di cibo. Israele ha replicato che ha richiesto il nuovo sistema perché è necessario per impedire ad Hamas di sottrarre i rifornimenti, come accusa il gruppo islamista di fare regolarmente.

La battaglia sul campo intanto va avanti senza sosta. Il ministro della Difesa Israel Katz ha reso noto di aver ordinato all'Idf di «continuare ad avanzare a Gaza, indipendentemente da qualsiasi negoziato».

«O Hamas rilascia gli ostaggi o verrà annientato» ha tuonato Katz. Sulla tregua invece è stallo. Hamas non ha respinto il piano americano, ma ha messo condizioni. E questo ha fatto reagire l'inviato Usa Steve Witkoff: «È totalmente inaccettabile e ci porta solo indietro».

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