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Alitalia lancia l'ultimatum: "Pronti a lasciare lo scalo"

La compagnia valuta l'ipotesi di crescere "altrove" e ora chiede i danni. L'ad Cassano: "Fiumicino inadeguato. Puntano tutto sulle low cost"

Alitalia presenta il conto dei danni subiti in conseguenza dell'incendio del 7 maggio al terminal 3 di Fiumicino: 80 milioni. E minaccia: l'aeroporto non è all'altezza delle nostre esigenze, siamo pronti a spostare la nostra crescita altrove. Lasciare Fiumicino non può - è il perno delle sue connessioni, un hub al quale di fatto non ci sono alternative - ma potrebbe decidere di basare i prossimi nuovi voli a Milano o a Venezia. La replica di Aeroporti di Roma spunta la polemica: non intendiamo commentare le cifre e la fondatezza delle stesse. È in corso di realizzazione un piano di investimenti da 11 miliardi, avviato solo nel 2013, con 10 anni di attesa, dopo l'approvazione del contratto di programma. Ma sul quantum l'agenzia Reuters cita un portavoce delle Generali, principale assicuratore di Adr, secondo il quale «l'impatto netto ante imposte nel peggior scenario possibile sui risultati di gruppo è di 20 milioni». Tra 80 e 20 c'è una bella differenza. Sembra l'inizio di una trattativa.

Ieri, partendo proprio dai danni provocati alla compagnia dalla chiusura del Terminal 3, l'amministratore delegato di Alitalia, Silvano Cassano, è stato durissimo: «L'aeroporto di Fiumicino non è ancora un'infrastruttura adeguata a fungere da hub di una compagnia con le nostre ambizioni» ha detto. «I problemi di Fiumicino nascono da anni e anni di investimenti e pianificazione inadeguati e sono ormai strutturali. Se Fiumicino continuerà a puntare su compagnie low cost e servizi mediocri, Alitalia sarà costretta a spostare le sua crescita altrove».

Quest'ultima affermazione è un giudizio di sfiducia. Alitalia non può rinunciare al suo hub di Fiumicino, per il quale rappresenta circa la metà dei voli, ma può decidere di aprire altrove le proprie rotte intercontinentali. Entro l'anno, ricordiamo, è previsto il lancio della Roma-Pechino. Sarà confermata? Nel 2016 poi dovrebbero essere inaugurati i voli per Città del Messico, San Francisco, Santiago del Cile. Cambieranno i programmi? Del resto, solo uno dei quattro voli di lungo raggio inaugurati da gennaio parte da Roma: quello diretto a Seul. Gli altri partono due da Milano (Abu Dhabi e Shanghai) e uno da Venezia (Abu Dhabi).

La minaccia di Cassano è contestuale alla valutazione di quegli 80 milioni e Alitalia «è determinata a ottenere il risarcimento dei danni subiti». Ma proprio questo aspetto venale indebolisce le critiche, che pure, in termini di qualità dei servizi aeroportuali, tutti possono verificare (la fama di Fiumicino, fondata o infondata, è pessima). Dice Cassano: «L'incendio ha messo in luce la fragilità dell'infrastruttura nel suo complesso». Finora «abbiamo rinunciato alle polemiche e ci siamo concentrati sul servizio ai passeggeri, per ridurne i disagi». Ma «i problemi di Fiumicino nascono da anni e anni di investimenti e pianificazione inadeguati e sono ormai strutturali. Auspichiamo meno attenzione alla finanza e più attenzione al mercato e ai passeggeri. Se Fiumicino continuerà a puntare su compagnie low cost e servizi mediocri, Alitalia sarà costretta a spostare la sua crescita altrove».

Va ricordato un fatto che può inquadrare la polemica. Da tempo è in corso un «avvicinamento» tra i fondi sovrani di Abu Dhabi (nazionalità di Etihad, nuovo socio di Alitalia) e Adr, per un ingresso dei capitali arabi nell'aeroporto di Fiumicino. Osservando le cose con qualche malizia, si potrebbe dire che Alitalia, svalorizzando l'aeroporto, cerca di fare il gioco dei suoi nuovi partner.

Ma sono pure supposizioni, sia chiaro.

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