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Allarme sicurezza, i sindaci: "Alfano e Renzi ci lasciano soli"

Dal Pd alla Lega, i sindaci di mezza Italia lanciano l'allarme: "A noi viene chiesto di presidiare il territorio, ma da Roma arrivano sempre meno risorse"

Allarme sicurezza, i sindaci: "Alfano e Renzi ci lasciano soli"

L'allarme terrorismo dilaga in tutta Europa, ma l'Italia cosa fa? Toglie i soldati dalle strade e rinuncia a presidiare il territorio. Non bastava l'ormai cronica carenza di risorse che affligge le forze dell'ordine: ora ci si è messo anche il governo Renzi, con la bella idea di ridimensionare l'operazione "Strade Sicure", che dal 2008 vedeva i militari di pattuglia nelle città.

A pagarne le conseguenze, come sempre sono i sindaci. Chiamati a garantire il governo del territorio senza avere le deleghe per gestire la sicurezza. Interpellati dai cittadini - che non si rivolgono certo a Roma per risolvere i problemi di ogni giorno - e troppo spesso sprovvisti dei mezzi necessari per rispondere adeguatamente.

All'indomani degli attentati di Parigi, era stato il sindaco di Verona Flavio Tosi a lanciare l'allarme: "Non si può rinunciare al controllo del territorio: occorre controllare chi arriva in Italia, sapere cosa ci viene a fare e per quanto tempo, abbandonando la politica delle frontiere colabrodo o del soccorso navale indiscriminato contrabbandate come politica di accoglienza - ha ammonito Tosi - Quel che è accaduto a Parigi potrebbe accadere anche da noi."

Un avvertimento che non è rimasto inascoltato. Il Giornale ha intervistato Tosi e vari altri sindaci, di diverso colore politico, sui temi della sicurezza e della prevenzione del terrorismo. I tagli del governo sono un problema per tutti, le soluzioni molto differenti.

Da Cremona (dove tra l'altro era venuto a predicare l'imam integralista Bilal Bosnic) il democratico Gianluca Galimberti riconosce che i tagli alle forze dell'ordine hanno costretto l'amministrazione ad "aumentare il numero di agenti di polizia locale", ma ammette anche bisogna ancora lavorare in direzione della creazione di "una rete di presidio del territorio, con pattuglie, presidii, conoscenza del terreno."

Una preoccupazione condivisa dal collega forzista Ettore Romoli, sindaco di Gorizia. Il capoluogo isontino è da mesi oggetto di continue ondate migratorie da parte di immigrati provenienti dai Balcani, come avevamo a più riprese raccontato. "Siamo una città di confine, da quando la Slovenia è entrata nell'area Schengen i confini non sono più presidiati", spiega il primo cittadino.

Che non esita a puntare il dito contro il ministro Angelino Alfano e Mare Nostrum: "Quell'operazione ha aperto i confini. Il rischio è alto, ma noi sindaci siamo stati lasciati soli."

Questo giudizio viene fatto proprio anche dal sindaco di Cantù Claudio Bizzozero, indipendente di centrosinistra. Che, pur lamentandosi della "latitanza" del governo, propone una soluzione originale: "Io vorrei più deleghe agli enti locali, comprese quelle per la sicurezza. A New York il sindaco è anche il capo della polizia."

Il sindaco di Cantù, però, non si nasconde che il problema è sempre quello: il taglio delle risorse da parte del govenro centrale: "Anche se avessimo le deleghe, non avremmo comunque le risorse."

L'Italia, insomma, conclude ancora Tosi, "sta facendo il contrario di ciò che va fatto. Sia in termini di controllo dell'immigrazione sia in termini di contrasto alla criminalità interna."

"Da più di un anno importiamo clandestini, oltre centocinquantamila da quando è partita Mare Nostrum - denuncia il sindaco leghista di Verona - Il governo ha approvato lo Svuotacarceri, abolito il reato di immigrazione clandestina, si vogliono depenalizzare alcuni reati". Serve altro?

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