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Altro che machista, l'Italia è femminista

L'imprevista vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico, in un colpo solo demolisce due luoghi comuni alimentati dalla sinistra stessa

Altro che machista, l'Italia è femminista

L'imprevista vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico, in un colpo solo demolisce due luoghi comuni alimentati dalla sinistra stessa. Notate bene: sono due veri e propri pilastri delle prefiche progressiste e, ancor di più, di chi ama lamentarsi a tutti i costi dell'arretratezza del nostro Stivale, così giusto per spargere un po' di fango in giro per il mondo.

Partiamo dal primo mito da sfatare: «L'Italia non è un Paese per donne».

Quante volte lo avete sentito ripetere? Proviamo a immaginare: a bizzeffe. Dunque, sicuramente in molte realtà sociali e lavorative il cammino per la parità di genere è ancora lungo, ma la politica, da questo punto di vista, ha dimostrato che c'è spazio per tutte e ha dato il buon esempio. L'Italia è l'unico paese europeo che ha una donna premier e un'altra a capo del primo partito di opposizione. Alla faccia delle deliranti accuse di machismo e patriarcato che le varie Boldrini (nella foto) e Murgia hanno sparpagliato per anni su libri, giornali e televisioni. L'Italia retriva, che ha bisogno del razzismo al rovescio delle quote rosa per garantire alle donne un accesso alla carriera non esiste più. È un racconto sopravvissuto solo nella narrazione distorta delle ultra femministe e che ora stenta a rimanere in piedi. Un tabù, quello della partecipazione femminile, che specialmente in politica è stato infranto dal centrodestra, non solo in Italia ma anche in Europa, due nomi su tutti: la presidente della Commsione europea Ursula von der Leyen e quella Parlamento europeo Roberta Metsola. Il secondo caposaldo che crolla è quello dell'«Italia paese per vecchi». Altra ossessione ampiamente diffusa nell'aera progressista.

Elly Schlein è nata nel 1985 e Giorgia Meloni nel 1977. Niente a che vedere con i dati anagrafici dei politici della Prima Repubblica.

Cade definitivamente al suolo anche il mito negativo della gerontocrazia italica, già pesantemente colpito dal successo di Matteo Renzi, presidente del Consiglio più giovane della storia repubblicana. Il quale, involontariamente, ha anche dimostrato quanto essere giovani non sia automaticamente una garanzia di qualità e successo. Così come non lo è essere donna, contano solo le capacità.

Ma, se non altro, abbiamo fatto piazza pulita di due odiosi luoghi comuni.

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