
A non andare in vacanza sarà quella narrazione che addossa a ogni governo le colpe di ogni cambiamento, scambiandolo, via via, per declino o impoverimento: succede anche con queste vacanze estive e col governo Meloni (è il suo turno) e succede, ora, dopo la diffusione di alcuni dati di Federconsumatori, secondo i quali il 43,2 degli italiani non andrà in ferie o ne ridurrà la durata o, ancora, sceglierà soluzioni low cost. Questa la sintesi, e non è neanche colpa di Federconsumatori se è stata ridotta a questo, senza suffragarla con altri dati sul lungo periodo che ci spieghino come stanno complessivamente cambiando le cose: non solo in Italia.
Non c'è dubbio che le vacanze degli italiani stiano cambiando anche per un ridimensionamento dettato dalle difficoltà economiche, ma basta poco per cogliere anche un'evoluzione più profonda dello stile di viaggio: lo dimostrano, oltretutto, confronti più ampi con l'era pre-pandemica e con i trend degli altri Paesi europei. Secondo le stesse stime di Federconsumatori andrà in vacanza il 43,2 degli italiani, tra i quali oltre la metà opterà per soggiorni brevi (tra i 3 e i 5 giorni) e spesso ospite di amici e parenti, il che non significa per forza o soltanto una scelta di contenimento dei costi, ma anche una maggiore flessibilità per ridurre i rischi legati a prezzi variabili e disservizi.
Giocare coi dati si può sempre, ma sino a un certo punto: basterebbe dire che l'83 per cento degli italiani prevede almeno un breve soggiorno estivo contro il 75 per cento degli europei, e chiusa la partita. Ma è una partita più complessa e interessante di così: nei fatti si preferiscono vacanze più brevi e prudenti con tendenza a rimanere entro i confini nazionali (anche per i forti rincari dei voli di linea) facilitati dal dettaglio che il Belpaese, questo, ha pur sempre mari e montagne tra i più belli del mondo: si viaggia meno e magari si rinuncia alla settimana di Ferragosto, ma si riscoprono i borghi, i cammini, i laghi e insomma, forzati o no, si spende con più cautela e consapevolezza. Nel 2019, oltre il 60 per cento degli italiani dichiarava di fare una vacanza lunga (7 giorni o più) con una maggiore propensione a viaggi all'estero: oggi prevale un approccio più attento, spesso soggiornando in strutture alternative come B&B, agriturismi o case in affitto. Si riduce il numero di notti, si concentra la spesa e si torna a vivere il viaggio come qualcosa da pianificare con più rigore.
Di contro, parentesi, il turismo internazionale non cala per niente; nel 2023 l'Italia ha superato i livelli pre-pandemici per numero di arrivi e presenze turistiche: con un +13,4% di arrivi e +9,5% di notti rispetto al 2019, siamo il terzo Paese al mondo (dopo Spagna e Usa) con 458 milioni di presenze totali.
Dicevamo della tendenza a rimanere entro i confini nazionali: se l'82% dei vacanzieri italiani sceglierà mete domestiche è anche per via di un +14% per i voli internazionali e +13% per le tratte nazionali; un volo MilanoOlbia o RomaAtene può arrivare a costare anche il 20% in più rispetto al 2024.
E gli hotel? I ristoranti? Dal 2021 i prezzi degli alberghi sono aumentati in media del 56% e quelli della ristorazione del 18%: è tanto. Una famiglia di quattro persone (2 adulti e 2 bambini) se desidera trascorrere una settimana in un posto di mare potrebbe spendere circa 6.500 euro tutto compreso. Già in montagna di meno: la spesa stimata è di 4.779 euro. Una crociera familiare può superare i 6.300 euro (+6,2%) ma i rincari riguardano anche panini, gelati e autostrada. Chiaro che non si possa improvvisare senza salassarsi: anche per questo, visto il vantaggio di avere nelle vicinanze luoghi raggiunti dai turisti di tutto il mondo, le famiglie italiane spenderanno mediamente 1.950 euro per le vacanze contro i 2.217 euro della media europea, e questo, come detto, nonostante l'83% degli italiani si permetterà almeno una breve vacanza rispetto al 75% della media Ue.
Varie fonti confermano il nuovo turista italiano come un viaggiatore "slow", attento alla qualità dell'esperienza, meno interessato ai resort e più a borghi, sagre, eventi locali, percorsi enogastronomici e attività outdoor, il tutto con meno voli aerei e più treni o anche auto. Infatti le strutture extra-alberghiere crescono del +3,5%, gli hotel invece segnano una lieve flessione (-1,8%) rispetto all'anno scorso. Si viaggia meno ma, così sembrerebbe, si viaggia meglio.