Ora è tutto chiaro. Riprendere Mosul sloggiare l'Isis da Raqqa, eliminare Abu Bakr Al Baghdadi servirà a poco perché il Califfato è già dentro di noi, dentro l'Europa, dentro le nostre città. La nostra debolezza e la nostra indecisione gli hanno consentito di ritagliarsi lo stesso spazio che un tempo occupava in Afghanistan e Medio Oriente. E ricordare che le stragi del luglio 2005 non piegarono né sconfissero Londra non deve consolarci. La genesi, la natura e la dinamica dell'assalto messo a segno ieri dimostra che in Gran Bretagna, come già in Francia e in Germania, e a Bruxelles giusto un anno fa, lo Stato Islamico, Al Qaida e le altre organizzazioni dell'Islam terrorista non hanno più bisogno di tenere in vita costose e complesse strutture operative. Per colpire i luoghi simbolo delle nostre istituzioni, per seminare morte nel cuore delle nostre capitali è ormai sufficiente la folle determinazione dei lupi solitari, di quegli zombie dello jihadismo reperibili a costo zero tra gli emarginati e i piccoli delinquenti di qualsiasi comunità islamica. È successo a Nizza e Orly, è accaduto a Berlino ed è puntualmente avvenuto di nuovo sul ponte del Tamigi. E di questo passo veder lo stesso orrore ripetersi anche nel nostro Paese sarà solo questione di tempo.
Per capire quel che è successo e comprendere le nostre responsabilità basta guardare quanto avviene in Europa. I Paesi europei dove gli zombie del terrore mettono a segno i colpi più devastanti sono, per ora, quelli dove la comunità musulmana, e la parte più estrema di essa, ha una presenza significativa e ben radicata non solo in termini di fedeli, ma anche di luoghi di culto e di quartieri trasformati in esplosive enclave dell'islamismo. E dove tanti giovani musulmani di seconda e terza generazione transitano inesorabilmente dall'emarginazione alla delinquenza, dalle carceri all'estremismo. Fino a qualche anno fa per trasformare questi piccoli delinquenti radicalizzati in veri e propri terroristi serviva il catalizzatore di un'organizzazione armata capace di reclutarli nelle moschee, trasferirli per qualche mese nei campi in Afghanistan e poi riparcheggiarli a Londra Parigi o Milano. Fino al momento di colpire gli apprendisti terroristi restavano però dei fuggitivi, consapevoli d'appartenere a una minoranza braccata che l'Occidente poteva facilmente individuare e schiacciare.
La debolezza al limite della connivenza dimostrata dall'Europa e dall'America di Obama davanti all'emergere e all'allargarsi del Califfato ha cambiato questi parametri. Dal 2013 in poi 5mila jihadisti hanno scoperto di potersi muovere tra l'Europa e le prime linee siriane senza che nessuno si premurasse di fermarli alle frontiere, senza che nessuno li interrogasse al rientro in patria. E a consacrare l'idea di un'Europa prona e impotente, priva ormai di regole e confini, s'è aggiunta la lezione di Angela Merkel. Trasformando il mantra dell'accoglienza nel passaporto garantito a chiunque bussasse alle porte del Vecchio Continente ha suggellato l'idea di un Europa senza più né frontiere né Sovranità nazionali. Un'Europa in cui chiunque è libero di transitare liberamente da Parigi, Londra e Berlino ai territori di quel Califfato che a parole sosteniamo di combattere.
Tutto questo ha regalato ai sostenitori del fanatismo la convinzione di essersi trasformati da minoranza isolata e braccata ad avanguardia onnipotente e invincibile. E la loro sostanziale impunità ha spinto tanti altri islamisti europei ad assumerli come esempio di eroi spietati e implacabili di cui emulare le gesta. In breve il terrore islamista s'è convinto di non aver più bisogno né dei campi afghani né dell'aleatorio Califfato creato a loro uso e consumo dallo Stato Islamico di Abu Bakr Al Baghdadi.
Grazie all'impunità garantita a chi trasforma le moschee in centrali dell'odio, grazie alla tolleranza nei confronti dei quartieri europei dove la sharia s'impone su quella dello stato, grazie al permissivo buonista con cui chiudiamo gli occhi su moglie e figlie condannate alla prigionia dei niqab abbiamo dati vita ai piccoli Califfati europei. E così ora i nostri assassini sono in mezzo a noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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